Dalla Tav alla crisi dell’automotve, passando per i progetti di rilancio e il Frosinone calcio. Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria dal 2016 al 2024, traccia la rotta del futuro economico della provincia di Frosinone.
Anche lei ha partecipato all’incontro di giovedì con il ministro Salvini per realizzare la stazione Tav a Ferentino. Che idea si è fatto, il progetto può andare in porto?
«La Tav è un’opera fondamentale per il rilancio delle province di Frosinone e Latina perché darebbe un’identità precisa a quest’area del Lazio facendo in modo che le caratteristiche peculiari di entrambi i territori possano emergere in maniera definitiva. Quest’opera andrebbe a rafforzare l’apparato industriale e commerciale, ma anche a far decollare definitivamente il settore turistico. Ci aggancerebbe inoltre all’Europa, oltre ad attirare nuovi residenti, il che incrementerebbe il valore patrimoniale degli immobili. Attorno a quest’opera si sta registrando una convergenza di molti attori e penso che in questo momento ci siano buone possibilità per centrare l’obiettivo. Nel corso della riunione ho detto chiaramente che l’aspetto economico non può essere l’alibi per la mancata realizzazione. Se Ferrovie dello Stato avesse bisogno dell’apporto economico dei privati per realizzare l’opera, il sistema imprenditoriale locale sarà pronto a fare la sua parte».
Si parla spesso di creare sinergie nel Basso Lazio. Poi, però, a livello infrastrutturale le due province di Frosinone e Latina sono collegate malissimo.
«L’Alta velocità si porta dietro anche l’ammodernamento della Monti Lepini. Ci servirebbe una strada che non sia una mulattiera. Questo sarà il secondo passo».
Com’è lo stato di salute attuale del tessuto imprenditoriale della provincia?
«Convalescente, reduce da un momento di grande sofferenza iniziata dal Covid. In questo momento il quadro è in chiaroscuro. Ci sono degli indicatori che lasciano ben sperare, in particolare per i settori farmaceutico ed edile. Lo scuro è rappresentato dal comparto dell’automobile».
Il 2024 è stato l’anno nero del gruppo di Stellantis. Nello stabilimento di Cassino due marchi prestigiosi dell’auto italiana, Alfa Romeo e Maserati, stanno vivendo una crisi epocale. Quali le cause e come uscirne?
«C’è stato un cambio importante nella governance di Stellantis, si sta operando una ricalibratura di tutte le pianificazioni dell’azienda. Ci vorrà ancora tempo per vedere una ripresa. Diciamo il 2028. L’errore è stato aver voluto puntare soltanto sull’elettrico, bypassando i passaggi intermedi come l’ibrido con il mercato non pronto a recepire questo tipo di innovazione. Il Green Deal ha voluto imporre al mercato ciò che si doveva comprare non avendo alcun rispetto del principio della neutralità tecnologica. Giusto fissare obiettivi, ma poi come raggiungerli spetta all’impresa. In Italia si aggiunge poi il problema del costo dell’energia elevato che rende poco competitive le nostre aziende».
L’indotto sta pagando la crisi Stellantis a caro prezzo, come possono salvarsi le imprese?
«L’indotto andrà incontro ad un grande processo di ristrutturazione, sarà importante accompagnarlo senza lasciare indietro nessuno. Il che significa aiutare tutta la forza lavoro passando da certi tipi di mestieri ad altri».
In questa sfida quanto è importante la formazione dei giovani?
«Manca una politica vera dell’orientamento. Chi studia o chi fa formazione non conosce bene le esigenze delle imprese. Non abbiamo sviluppato i tecnici di cui le aziende hanno bisogno. Occorre coniugare il mondo della ricerca, il mondo della scuola, dell’università e dell’impresa».
Come giudica il progetto di realizzare un grande polo logistico a Frosinone?
«Meglio tardi che mai. C’è bisogno di vivacità in questo territorio. E la politica deve farsi trovare pronta».
L’Area vasta è partita. Come renderla davvero occasione di sviluppo?
«Serve policentrismo. Ognuno dei comuni che ne fanno parte dovrà sviluppare singole funzioni per centrare grandi obiettivi comuni. Non bisogna limitarsi solo a catturare finanziamenti pubblici, ma andare oltre».
Il Frosinone calcio rappresenta un’azienda modello. Dopo due anni difficili (retrocessione dalla serie A e una salvezza agguantata al fotofinish), cosa si devono aspettare i tifosi per il prossimo futuro?
«Gli obiettivi dipendono dalle disponibilità economiche. Se vogliamo alzare l’asticella occorre aumentare le risorse attraverso l’azionista ma anche attraverso il tessuto imprenditoriale e le persone che stanno vicino al club. Quello che posso promettere ai tifosi è che le risorse investite non saranno mai inferiori alla somma di risorse messe in campo dal territorio».
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