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Apple si lagna ancora delle norme Ue


Si intensificano le lagnanze di Apple nei confronti delle norme Ue accusate di soffocare l’innovazione. Le medesime accuse erano già state sollevate da Meta. Lo scopo delle aziende statunitensi è fare entrare un allentamento delle regole nella partita Washington-Bruxelles sui dazi?

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Chi pensava che la decisione di liberalizzare l’App Store sancisse finalmente la pace tra la Ue e Apple resterà deluso. Secondo infatti quanto riportato dal Wall Street Journal, Cupertino sarebbe tornata a lamentarsi delle nuove norme comunitarie rubricate sotto Dma (il regolamento sui mercati digitali) e Dsa (il pacchetto relativo alla legge sui servizi digitali) che hanno come scopo la tutela dei diritti fondamentali degli utenti e creare condizioni di parità per le imprese.

PERCHE’ APPLE CE L’HA CON LA UE

Kyle Andeer, vicepresidente legale dell’azienda, ha detto a chiare lettere che i vertici aziendali hanno  “già dovuto prendere la decisione di ritardare il rilascio di prodotti e di funzionalità che avevamo annunciato questo mese per i nostri clienti dell’Ue”. La medesima accusa era arrivata a inizio anno da Mark Zuckerberg, numero uno di Meta, che nel 2024 aveva dovuto rimandare la discesa in campo su suolo comunitario della propria Intelligenza artificiale.

Per Apple le norme varate in Ue oltre a frenare la corsa dell’innovazione esporrebbero l’utenza a rischi dovuti all’impossibilità per Cupertino di rilasciare tempestivamente i propri aggiornamenti software. Insomma, ci sarebbe un problema sicurezza causato dalla farraginosità delle regole comunitarie. La lamentela del numero 2 di Apple sarebbe stata recapitata ad alti funzionari della Ue durante un incontro a Bruxelles. L’Unione europea, dal canto suo, ha ammesso che l’autorità di regolamentazione e Apple non sono d’accordo sulla portata del Dma.

L’ULTIMO RICORSO DI CUPERTINO

Qualche settimana fa Apple aveva presentato un altro ricorso contro le disposizioni del Digital Markets Act impugnando l’obbligo di rendere interoperabili alcune funzionalità dei suoi dispositivi. Il casus belli era stata la richiesta della Commissione Europea di aprire funzioni come AirDrop e l’accoppiamento automatico con gli AirPods anche a dispositivi di terze parti. La chiusura della Big Tech statunitense costituirebbe un comportamento anti-concorrenziale.

Anche in quel caso Apple non era stata affatto delicata con la Ue: “In Apple, progettiamo la nostra tecnologia affinché funzioni in modo armonico e integrato, così da offrire quell’esperienza unica che i nostri utenti amano e si aspettano dai nostri prodotti. I requisiti di interoperabilità imposti dall’Ue minacciano questa base, creando un processo irragionevole, costoso e che soffoca l’innovazione.”

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LA PARTITA UE-APPLE SI GIOCHERÀ SU ALTRI TAVOLI?

Resta da chiedersi se la partita tra Apple e la Ue, che con le sue nuove norme sta infastidendo parecchio anche altri colossi statunitensi come Google e Meta, non si giochi anche su altri tavoli. A iniziare da quello dei dati che ha come fulcro il 9 luglio prossimo. Donald Trump ha fatto capire che è disposto ad ammorbidire le sue posizioni nei confronti del partner del Vecchio continente solo se otterrà trattamenti di favore per le aziende statunitensi («Con la digital tax non ne uscirà bene», ha infatti tuonato) e tra le richieste potrebbe esserci anche un allentamento delle maglie di Dma e Dsa.

Vista in quest’ottica si comprenderebbe perché Apple e altre grandi aziende americane che hanno promesso a Trump investimenti milionari negli States starebbero intensificando le proprie lamentele rispetto alla Ue. Non ci sarebbero insomma solo le recenti multe da 500 milioni di euro spiccata dall’Antitrust comunitario nei riguardi di Cupertino e da 200 milioni di euro per Menlo Park ad aver fatto da detonatore ma la speranza che l’accomodamento passi per via politica, sfruttando la clava dei dazi come ariete.



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