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Compliance aziendale per PMI e imprese medie: Modello 231, GDPR e nuove sfide, aziendali e legali – Studio Legale MP


Come un programma di compliance a 360 gradi – dal Modello Organizzativo 231 al GDPR – può aiutare piccole e medie imprese a prevenire rischi legali, evitare sanzioni e creare valore. Novità, giurisprudenza recente, e perché la conformità normativa è un investimento strategico per ogni azienda.

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Cos’è la compliance aziendale e perché è importante

Compliance aziendale significa conformità alle norme: indica l’insieme di procedure, regole e controlli che un’azienda adotta per rispettare le leggi e regolamenti applicabili, oltre ai codici etici e alle policy interne. In un contesto imprenditoriale sempre più regolamentato, la compliance è diventata cruciale non solo per evitare sanzioni salate, ma anche per tutelare la reputazione e instaurare fiducia con clienti e partner. Come recita un noto brocardo latino, «ignorantia legis non excusat» – l’ignoranza della legge non scusa: ogni impresa, grande o piccola, è tenuta a conoscere e rispettare le normative vigenti. Ciò vale in particolare per settori chiave come la tutela dei dati personali (GDPR), la responsabilità amministrativa degli enti (il cosiddetto Modello 231), la sicurezza sul lavoro e molti altri ambiti.

Negli ultimi anni anche le PMI (piccole e medie imprese) hanno dovuto maturare una nuova consapevolezza: se un tempo si pensava che la compliance riguardasse solo le grandi società, oggi anche un’azienda di medio o piccolo dimensionamento può incorrere in pesanti conseguenze per il mancato rispetto delle regole. “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”, si chiedeva amaramente Dante Alighieri (Purgatorio XVI, 97) secoli fa. Ebbene, nell’era attuale le leggi non solo esistono, ma vengono fatte rispettare con rigore dalle Autorità e dai tribunali. Per le imprese questo si traduce nella necessità di attuare sistemi di compliance efficaci, integrati nella gestione quotidiana. Una compliance ben implementata non è mera burocrazia: al contrario, può diventare un fattore competitivo, perché riduce i rischi, migliora i processi interni e dimostra l’impegno etico dell’azienda verso il mercato.

Esempio di concetti chiave nella compliance aziendale: rispetto di leggi, regolamenti, standard interni e impegno nella trasparenza.

 

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Il Modello 231 e la responsabilità “penale” delle imprese

Un pilastro della compliance in Italia è il Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo 231, introdotto dal D.Lgs. 231/2001. Questa normativa ha rivoluzionato il principio tradizionale “societas delinquere non potest” (la società non può delinquere), rendendo invece le aziende potenzialmente responsabili per alcuni reati commessi nel loro interesse o vantaggio da dirigenti, amministratori o dipendenti. In sostanza, se un soggetto apicale o sottoposto commette uno dei reati-presupposto previsti (come corruzione, frodi, reati societari, ambientali, infortuni sul lavoro, ecc.), anche l’ente può essere chiamato a rispondere con pesanti sanzioni pecuniarie e interdittive – a meno che dimostri di avere adottato ed efficacemente attuato un Modello 231 idoneo a prevenire quei reati.

Nel 2001 i reati presupposto erano poche fattispecie dolose (es. reati contro la Pubblica Amministrazione), ma nel tempo il legislatore ha ampliato enormemente il catalogo: oggi include circa 500 ipotesi di reato, comprendendo reati societari, violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, reati ambientali, reati informatici e – più di recente – taluni reati tributari. Ciò significa che quasi ogni impresa può ricadere nell’alveo del D.Lgs. 231/2001. In particolare le medie imprese strutturate e le PMI in settori a rischio (ad esempio edilizia, logistica, sanità, finanza) dovrebbero dotarsi di un Modello 231 e di un efficace sistema di controllo interno, sia per mitigare il rischio penale sia per migliorare l’organizzazione interna.

Il Modello 231 tipicamente comprende una “Parte Generale” (che descrive l’azienda, l’Organismo di Vigilanza, il sistema disciplinare, etc.) e delle “Parti Speciali” con protocolli per prevenire specifici reati in ciascuna area a rischio. Cuore del modello è l’attività di risk assessment: l’azienda mappa i propri processi, individua dove potrebbero annidarsi rischi di reato e predispone protocolli di prevenzione mirati. Come evidenziato da una recente sentenza del Tribunale di Milano (sent. n. 1070/2024), un modello efficace deve basarsi su una puntuale analisi del rischio-reato e su protocolli specifici e aggiornati, non limitandosi a documenti formali generici. I giudici milanesi hanno sottolineato che “il contenuto sicuramente più significativo del Modello 231” va individuato nei protocolli di comportamento, intesi come l’insieme di regole e procedure operative che scandiscono l’attività d’impresa. Inoltre, ai fini dell’esenzione da responsabilità, non basta progettare il modello sulla carta: è indispensabile provarne l’efficace attuazione pratica, evitando la mera “compliance di facciata”. In altre parole, un’azienda che vuole tutelarsi deve vivere realmente il proprio modello, formando i dipendenti, monitorando costantemente le attività e riesaminando il sistema alla luce dei cambiamenti organizzativi.

La giurisprudenza più recente conferma un approccio rigoroso: ad esempio, la Corte di Cassazione penale con sentenza n. 21704 del 22 maggio 2023 ha ribadito che per ottenere l’esimente 231 non è sufficiente aver adottato un Modello organizzativo qualsiasi, ma occorre dimostrare che “lo specifico rischio [di reato] era stato considerato nel Modello” e gestito adeguatamente. In quel caso, un ente era stato condannato in relazione a un infortunio mortale sul lavoro proprio perché il suo modello di organizzazione si era rivelato generico e non tarato sul rischio specifico poi verificatosi. Di contro, quando un’azienda riesce a provare di aver adottato tutte le cautele organizzative e di averle effettivamente attuate, può andare esente da responsabilità. Emblematico è il caso affrontato dal Tribunale di Milano nel 2024: la società imputata, pur avendo omesso di aggiornare formalmente il modello con una “parte speciale” sui reati fiscali, è stata assolta perché aveva comunque implementato protocolli e controlli efficaci a presidio delle aree sensibili (bilancio, finanza, etc.), mostrando dunque una sostanza di compliance più importante della forma. In definitiva, il messaggio che arriva dai tribunali è chiaro: il Modello 231 deve essere sartoriale (ritagliato sui rischi specifici dell’ente) e vissuto nel quotidiano aziendale, altrimenti in caso di illeciti l’azienda ne risponderà.

 

GDPR e privacy: la conformità come obbligo (e opportunità)

Parallelamente al 231, un altro cardine della compliance moderna è la protezione dei dati personali secondo il GDPR (Regolamento UE n. 2016/679) e le leggi nazionali in materia di privacy. Dal maggio 2018 – quando il GDPR è diventato definitivamente applicabile – ogni organizzazione, incluse le PMI, è tenuta ad adottare misure adeguate per garantire liceità, correttezza e sicurezza nei trattamenti di dati personali (di clienti, fornitori, dipendenti, utenti, ecc.). Le aziende devono informare gli interessati su come usano i dati (informative privacy), raccogliere il consenso dove necessario o basarsi su altre basi giuridiche, minimizzare i dati raccolti al necessario e conservarli solo per il tempo strettamente opportuno. Inoltre, vanno implementate misure di sicurezza tecniche e organizzative per prevenire data breach (violazioni dei dati) e, in caso di incidenti, seguire le procedure di notifica previste. Per alcuni tipi di imprese è obbligatorio nominare un DPO (Data Protection Officer). In generale, la cultura della privacy by design e by default dovrebbe permeare i processi aziendali, dalla fase di progettazione di un servizio fino al suo esercizio.

Le sanzioni in caso di violazioni del GDPR possono arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato annuo mondiale, quindi potenzialmente fatali per un’azienda di medie dimensioni. E non si tratta di ipotesi scolastiche: le autorità di protezione dati europee hanno aumentato costantemente l’attività sanzionatoria. Nel solo 2023, il totale delle multe GDPR comminate in Europa ha raggiunto la cifra record di 1,78 miliardi di euro, in crescita del 14% rispetto all’anno precedente. Il primato per la singola sanzione spetta a Meta (Facebook), colpita a maggio 2023 da una multa di 1,2 miliardi di euro dall’Autorità irlandese per aver continuato a trasferire dati di utenti UE verso gli Stati Uniti in assenza di adeguate garanzie. Ma non sono solo i giganti tech a dover temere controlli: “in Italia le sanzioni sono state emesse in numero decisamente superiore [rispetto ad altri Paesi come l’Irlanda] da un punto di vista quantitativo”, osserva Giulio Coraggio (esperto di DLA Piper). Ciò significa che anche tante aziende medio-piccole, in vari settori, sono incappate in violazioni del GDPR – spesso per disattenzione o scarsa preparazione – e hanno subito multe magari più contenute, ma comunque significative per il loro bilancio (si pensi a sanzioni da decine o centinaia di migliaia di euro da parte del Garante Privacy italiano in casi di data breach non gestiti correttamente, telecamere non a norma, spam indesiderato ai clienti, ecc.). In sostanza, tutte le aziende che trattano dati personali (praticamente la totalità, nell’era digitale) devono prendere sul serio la compliance GDPR, indipendentemente dalla dimensione.

Un esempio emblematico dell’attenzione crescente delle autorità è il caso ChatGPT: nell’aprile 2023 il Garante Privacy italiano ha disposto in via d’urgenza il blocco di ChatGPT per presunte violazioni privacy, imponendo a OpenAI (la società dietro il servizio) di adeguarsi alle norme. Dopo alcuni correttivi, il servizio è tornato disponibile in Italia, ma a fine istruttoria il Garante ha comunque sanzionato OpenAI con 15 milioni di euro di multa (dicembre 2024) per vari illeciti, tra cui carenze di informativa, basi giuridiche non appropriate e mancato controllo sull’accesso dei minori. Questo episodio – oltre ad essere un “caso scuola” in ambito intelligenza artificiale – lancia un messaggio chiaro a tutte le imprese: privacy e sicurezza dei dati non sono optional. I regolatori non esitano a intervenire anche verso realtà innovative se queste non rispettano i diritti degli interessati. D’altro canto, va visto anche il lato positivo: investire nella compliance privacy significa tutelare uno degli asset più importanti oggi, ovvero il patrimonio informativo e la fiducia degli utenti. Un’azienda che rispetta il GDPR migliora la propria immagine sul mercato, evita costosi contenziosi e può persino ottimizzare i propri processi (ad esempio, facendo ordine nei dati raccolti, introducendo politiche di data governance più efficienti, ecc.).

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Rappresentazione illustrativa del regolamento GDPR: la protezione dei dati personali è oggi un tassello fondamentale della compliance aziendale, con il Garante Privacy attento a garantire trasparenza, sicurezza e diritti degli interessati.

 

Compliance legale a 360°: oltre 231 e GDPR, un approccio integrato

Abbiamo esaminato due capisaldi (231 e GDPR), ma la compliance legale ha molte altre sfaccettature. Un’azienda realmente orientata alla conformità deve adottare un approccio a 360°, che copra tutti gli ambiti normativi rilevanti del proprio settore. Ad esempio, in materia di antiriciclaggio (D.Lgs. 231/2007 e s.m.i.), le imprese finanziarie, assicurative e altre categorie obbligate devono attuare procedure di adeguata verifica dei clienti e segnalazione di operazioni sospette. Sul fronte della trasparenza e anticorruzione, oltre al Modello 231 (che può includere reati corruttivi), per talune imprese pubbliche o partecipate rilevano la Legge 190/2012 e normative collegate. La sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/2008) è un altro pilastro: avere un sistema efficiente per prevenire infortuni e tutelare la salute dei lavoratori non è solo un obbligo di legge ma anche un dovere etico, nonché condizione per evitare responsabilità penali ex 231 (art. 25-septies) in caso di incidenti gravi. Ancora, la tutela ambientale: chi opera in settori industriali deve rispettare stringenti vincoli ambientali (emissioni, smaltimento rifiuti, etc.) e dal 2021 i reati ambientali fanno parte dei reati-presupposto 231, esponendo le imprese inadempienti a doppie conseguenze. Senza dimenticare ambiti emergenti come la compliance fiscale (dopo recenti scandali e l’inclusione dei reati tributari nel D.Lgs. 231, è forte l’attenzione su fatturazioni false, dichiarazioni infedeli, ecc.) e la cybersecurity: normative come il Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica o, per alcuni settori, la direttiva NIS/NIS2, impongono standard minimi di sicurezza informatica, la cui violazione può portare a sanzioni e danni enormi in caso di attacchi hacker riusciti.

Da ultimo, una novità di grande rilievo è la nuova disciplina sul whistleblowing: il Decreto Legislativo 24/2023 ha recepito la direttiva UE imponendo a molte organizzazioni l’obbligo di istituire canali di segnalazione interni sicuri e riservati. In particolare, tutte le imprese con 50 o più dipendenti (nonché quelle più piccole ma già dotate di Modello 231) devono adeguarsi e consentire ai propri lavoratori e collaboratori di segnalare illeciti o irregolarità in azienda in modo protetto. Si tratta di un ulteriore tassello del mosaico compliance, volto a favorire l’emersione di condotte illecite e la creazione di una cultura aziendale più etica e trasparente. Ignorare questo obbligo potrebbe costare caro: oltre alle sanzioni (che vanno da 10.000 a 50.000 euro per chi non adempie), c’è il rischio reputazionale nel caso in cui un dipendente, non trovando canali interni efficaci, decida di rivolgersi all’esterno (autorità o media) per denunciare un fatto scorretto, con evidente danno d’immagine per l’azienda.

In conclusione, “compliance a 360°” significa orchestrare tutte queste componenti in un sistema coerente. Un efficace programma di compliance lega insieme governance, rischi e controlli: dall’analisi dei rischi legali, alla definizione di policy aziendali, fino alla formazione continua del personale e a un monitoraggio periodico. Le PMI e medie imprese, per quanto con risorse limitate rispetto ai colossi, possono beneficiare enormemente di un approccio integrato: spesso le stesse misure organizzative (es. codici di condotta, sistemi di controllo interno, audit periodici) aiutano a ottemperare a più normative contemporaneamente. Ad esempio, un buon sistema di gestione documentale e di controlli IT può servire sia per la sicurezza dei dati (GDPR) sia per tracciare operazioni finanziarie (antiriciclaggio) sia per assicurare trasparenza nelle decisioni (231). In un’ottica di efficientamento, molte aziende stanno adottando modelli di “Integrated Compliance” o sistemi di gestione certificati (come le norme ISO sulla qualità, ambiente, sicurezza, anticorruzione) per creare un unico grande quadro di riferimento che copra tutti gli obblighi di legge e volontari.

 

I vantaggi della compliance e i nostri servizi per la tua azienda

Investire nella compliance produce benefici concreti: riduce la probabilità di incorrere in sanzioni e processi, protegge gli amministratori da responsabilità personali, migliora i rapporti con banche e investitori (che sempre più spesso valutano l’affidabilità legale di un’azienda prima di concedere credito o capitale) e rende l’organizzazione più efficiente e resiliente. Non ultimo, una forte cultura della compliance valorizza il capitale umano: dipendenti formati e consapevoli operano meglio, in un ambiente dove “la legalità è un valore condiviso, non un ostacolo burocratico”. Anche il mercato premia le imprese etiche: i clienti sono più propensi a fidarsi di aziende che garantiscono standard elevati di privacy, sicurezza e trasparenza. Dunque, la compliance non va vista solo come un costo, ma come un investimento strategico sul futuro dell’impresa.

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Il nostro Studio offre assistenza legale completa in materia di compliance. Possiamo affiancare la tua impresa in tutte le fasi necessarie per costruire e mantenere un solido sistema di conformità normativa. In particolare, i nostri servizi di compliance legale a 360° includono:

Analisi dei rischi legali (Legal Risk Assessment): valutazione delle aree di attività aziendale esposte a rischi di non conformità (penale, privacy, fiscale, etc.), con identificazione dei gap rispetto alle migliori pratiche e alle prescrizioni di legge.

Implementazione Modello Organizzativo 231: redazione su misura del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D.Lgs. 231/2001, comprensivo di Codice Etico e protocolli specifici, e supporto nell’istituzione dell’Organismo di Vigilanza. Offriamo anche formazione ai membri dell’OdV e al personale sull’applicazione del Modello.

Adeguamento al GDPR e normativa privacy: predisposizione di privacy policy, registri dei trattamenti, valutazioni d’impatto (DPIA), contratti di nomina a responsabili esterni, procedure di data breach. Svolgiamo formazione privacy per dipendenti e figure chiave; inoltre, possiamo assumere l’incarico di DPO esterno per la vostra azienda, garantendo competenza ed esperienza in dialogo col Garante Privacy.

Consulenza in materia di antiriciclaggio e anticorruzione: supporto nell’adeguamento al D.Lgs. 231/2007 (AML), con adozione di procedure Know Your Customer (KYC) e sistemi di segnalazione interna delle operazioni sospette. Aiutiamo a sviluppare o rafforzare i piani anticorruzione (L.190/2012, ISO 37001), integrandoli con il Modello 231.

Sicurezza sul lavoro e ambiente: assistenza nell’implementazione di sistemi di gestione conformi al D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico Sicurezza) e alle normative ambientali. Offriamo audit di compliance in materia di prevenzione infortuni, corretto smaltimento rifiuti, emissioni, e predisponiamo deleghe di funzioni, modelli semplificati per PMI e altre soluzioni organizzative per ridurre il rischio di violazioni.

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Whistleblowing e sistemi disciplinari: consulenza per adottare canali di segnalazione interna a norma del D.Lgs. 24/2023, integrati con il sistema disciplinare aziendale e con le misure privacy correlate. Forniamo formazione ai referenti interni per la gestione delle segnalazioni e policy per tutelare i segnalanti da ritorsioni.

Formazione e aggiornamento normativo: eroghiamo corsi di formazione personalizzati al personale (dirigenti, quadri, impiegati) su temi di legal compliance – dal codice etico, alle procedure 231, alla privacy e cybersecurity – sia in presenza che in e-learning. Inoltre, manteniamo i nostri clienti aggiornati sulle novità legislative e giurisprudenziali rilevanti per il loro business, inviando circolari informative e organizzando workshop periodici.

Il nostro approccio è sartoriale, modulato sulle esigenze specifiche della singola impresa, sia essa una PMI locale o una realtà più strutturata. Serietà, competenza tecnica e riservatezza guidano ogni nostra consulenza. Siamo convinti che un rapporto di fiducia col cliente passi attraverso soluzioni concrete e misurabili: per questo definiamo insieme KPI di compliance (indicatori chiave di performance, come ad es. numero di audit svolti, riduzione di incidenti o contestazioni, etc.) e accompagniamo l’azienda nel percorso di miglioramento continuo.

In un mondo dove regolamenti e adempimenti aumentano ogni anno, affidarsi a professionisti della compliance consente all’imprenditore di concentrarsi sul core business sapendo di avere un “paracadute” sicuro sul fronte normativo. La nostra mission è proprio questa: aiutare le imprese a “essere libere di crescere rispettando le regole” («legum servi sumus ut liberi esse possimus», diceva Cicerone – siamo servi delle leggi per poter essere liberi). Una solida compliance oggi è la chiave per evitare domani problemi ben più gravi. Se desideri ulteriori informazioni o una consulenza personalizzata, il nostro studio è a tua disposizione per condurti verso l’eccellenza nella conformità legale.

 

  • 09 luglio 2025
  • Marco Panato

Autore: Avv. Marco Panato


Avv. Marco Panato, avvocato del Foro di Verona e Dottore di Ricerca in Diritto ed Economia dell’Impresa – Discipline Interne ed Internazionali – Curriculum Diritto Amministrativo (Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università degli Studi di Verona).

E’ autore di pubblicazioni scientifiche in materia giuridica, in particolare nel ramo del diritto amministrativo. Si occupa anche di docenza ed alta formazione.

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