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Il futuro dell’Ex Ilva: gli operai sono il valore reale su cui investire


TARANTO – Poche ore ancora per conoscere il destino dell’ex Ilva di Taranto. Attendiamo gli incontri programmati tra il Governo, i Sindacati e le Istituzioni locali e avremo la risposta.

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Intanto il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, anche senza la realizzazione di un impianto di DRI (Direct Reduced Iron), ha ribadito la permanenza della produzione a Taranto, smentendo categoricamente il paventato trasferimento a Genova.

La strategia governativa punta sempre alla decarbonizzazione del sito tarantino, ma per il momento attraverso la tecnologia dei forni elettrici alimentati dalla rete Snam.

Quindi se la produzione a Taranto è un punto fermo, la gestione degli esuberi emerge come la questione più pressante. Perché, comunque il ridimensionamento del ciclo produttivo, senza l’integrazione del DRI, comporterà inevitabilmente la ricollocazione di migliaia di lavoratori in eccedenza.

Attualmente, oltre 4.000 dipendenti dell’ex Ilva (Acciaierie d’Italia) sono in cassa integrazione, di cui 3.538 solo a Taranto. Le stime, che in passato hanno toccato i 5.500 lavoratori a livello nazionale, evidenziano l’urgente bisogno di strumenti di sostegno.

Le varie ipotesi per la gestione dei circa 4.000 probabili esuberi mirano a fornire un piano strutturato ai lavoratori, con un approccio che ricorda quello adottato dalla storica Legge 181/89, che disciplinava inoltre gli interventi a sostegno dell’occupazione e della riqualificazione nelle aree di crisi siderurgica.

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Tra le misure in campo, la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) è già ampiamente in uso e sarà al centro dell’incontro con il Ministero del Lavoro, rinviato al 13 luglio.

Si prevede vieppiù l’implementazione di incentivi all’esodo, con proposte economiche significative per i lavoratori che scelgano di lasciare volontariamente l’azienda, favorendo così una riduzione “morbida” del personale.

E, data l’età media di una parte della forza lavoro, i prepensionamenti, se possibili, rappresentano un’altra opzione per consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro a coloro che si avvicinano alla pensione.

La fattibilità di tale percorso è però strettamente legata alla solidità finanziaria dell’INPS, all’adozione di specifiche normative e alla disponibilità di adeguate coperture economiche.

Il fulcro dell’intero sistema sarà in ogni modo rappresentato dalla riqualificazione professionale e mestierale e dalle politiche attive del lavoro, anche prospettate in materia di immigrazione.

Queste iniziative insieme mirano a dotare i lavoratori in esubero di nuove competenze, rendendoli più facilmente collocabili in altri settori produttivi o in nuove imprese.

L’obiettivo è favorire la diversificazione economica del territorio tarantino, con particolare attenzione a settori come il turismo integrato, l’agricoltura di qualità, le risorse rinnovabili e le alte tecnologie.

Questo approccio ha un duplice scopo. Da un lato, agevolare le aziende che assumeranno i lavoratori in esubero; dall’altro, creare un ambiente propizio all’attrazione degli investimenti, anche attraverso specifiche provvidenze pubbliche che stimolino lo sviluppo dell’area.

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Alcuni incontri tra il Governo, i Sindacati e le Istituzioni locali si sono conclusi nella serata del 4 luglio con un nulla di fatto, sebbene raggiungendo significativi passi avanti su certi fronti.

Dalle discussioni più recenti, è emerso un maggiore dettaglio riguardo agli incentivi all’esodo. Fonti vicine ai tavoli politici hanno confermato che il fondo di 200 milioni di euro per il 2025 è stato quasi interamente allocato, con proposte per singoli lavoratori che, in base all’anzianità e alle mansioni, potrebbero superare i 200.000 euro, con un tetto massimo di 250.000 euro per i profili più anziani.

Si sta valutando anche la possibilità di estendere tali incentivi a una parte dei lavoratori dell’indotto direttamente correlati al ciclo produttivo principale.

Per quanto riguarda la riqualificazione, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha presentato un piano preliminare che prevede l’avvio di corsi di formazione intensivi già a partire da settembre 2025, in ambiti disciplinari quali la digitalizzazione, la logistica e le energie.

Il focus sarà su progetti pilota che prevedano il reimpiego degli esuberi direttamente sul territorio pugliese, anche tramite partnership con aziende locali e start-up innovative.

Il nodo rimane tuttavia la pianificazione delle necessarie misure nella loro interezza.

Il rinvio dell’incontro con il Ministero del Lavoro al 13 luglio sottolinea la complessità della negoziazione, quantunque le parti sembrino propense a trovare la soluzione che minimizzi l’impatto sociale.

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Le riunioni di martedì 8 luglio e la conferenza dei servizi per l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) del 10 luglio saranno i prossimi passaggi fondamentali per definire il quadro operativo.

La posta in gioco è estremamente alta.

Come preannunciato, i tavoli ministeriali saranno vere e proprie “sedute ad oltranza”. Il Ministro è stato categorico: senza l’AIA l’operatività dello stabilimento è impossibile.

Le posizioni degli attori in trattativa riflettono la complessità della situazione.

La Regione Puglia si mostra più aperta all’Accordo, seppure a precise condizioni che tutelino ambiente e occupazione, chiedendo un’alimentazione energetica iniziale con il gas già disponibile via terra.

Il Sindaco di Taranto, invece, rimane fermo sulla sostanziale revisione della proposta ministeriale.

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Le aziende dell’indotto continuano invece a invocare una “legge speciale per Taranto”, che offra certezze agli imprenditori e agli investitori.

Tutti gli occhi sono puntati sulla città, non solo per il destino della grande industria, ma anche per il futuro di tutta la comunità che attende risposte concrete e sostenibili.

Adesso, la domanda è fatale: “I tanti fattori in combinazione tra loro e l’impegno coordinato di tutti i protagonisti responsabili daranno la rotta giusta per navigare in questa difficile e burrascosa transizione?”

Raffaele Bagnardi
Sociologo del lavoro





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