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Intelligenza artificiale e data center: il futuro energetico dell’Europa si gioca sull’equilibrio tra innovazione e sostenibilità.


L’intelligenza artificiale sta trasformando profondamente l’economia europea, ponendo nuove sfide e opportunità anche nel campo dell’energia. Il cuore pulsante di questa rivoluzione è rappresentato dai data center, infrastrutture fondamentali per alimentare l’ecosistema digitale: dall’archiviazione cloud all’elaborazione dei modelli generativi di AI. Tuttavia, il loro crescente impatto energetico rischia di mettere in crisi le reti elettriche locali, rallentare la transizione verde e alzare il costo dell’energia per imprese e cittadini.

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Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), i data center hanno già raggiunto il 3% della domanda elettrica nell’UE, con punte superiori al 20% in Irlanda. A livello globale, consumano oltre 400 TWh di elettricità l’anno, un dato destinato quasi a raddoppiare entro il 2030. Questo boom – come ricorda un recente studio di Agnieszka Widuto realizzato per il Parlamento europeo – è in parte guidato dalla diffusione di sistemi di AI sempre più sofisticati: una singola richiesta a un modello generativo può consumare dieci volte più energia rispetto a una tradizionale ricerca web.

Tuttavia, non si tratta solo di un problema di domanda. I data center, se ben integrati, possono diventare protagonisti anche della transizione energetica. Le grandi aziende del settore stanno investendo in efficienza, rinnovabili e soluzioni innovative per contenere l’impatto. Tra queste, l’ottimizzazione del PUE (power usage effectiveness), la migrazione verso strutture cloud centralizzate e l’adesione a iniziative volontarie come il Climate Neutral Data Centre Pact, che promuove l’uso esclusivo di energia a zero emissioni, il riciclo del calore e il riutilizzo delle apparecchiature. In diverse città europee, ad esempio, il calore prodotto dai server viene già usato per alimentare piscine pubbliche o sistemi di teleriscaldamento.

L’AI stessa, paradossalmente, può aiutare a ridurre i consumi. Integrata nelle smart grid, consente di prevedere i picchi di domanda, migliorare l’integrazione delle fonti rinnovabili, stabilizzare le reti e gestire meglio gli accumuli. Applicazioni avanzate permettono la manutenzione predittiva delle infrastrutture elettriche e la gestione della flessibilità della domanda. Inoltre, l’intelligenza artificiale è in grado di ottimizzare anche i processi interni dei data centre, migliorando i sistemi di raffreddamento e identificando inefficienze nei consumi.

Ma le criticità rimangono. L’alta concentrazione geografica dei data center crea pressioni locali sulla rete elettrica, che rischia di non essere in grado di sostenere la crescita. I ritardi nella costruzione delle infrastrutture di trasmissione – che in Europa possono richiedere fino a otto anni – e le lunghe code per le connessioni alla rete rappresentano un collo di bottiglia per la crescita del settore. Alcuni Stati membri stanno già cercando di indirizzare i nuovi insediamenti in aree con maggiore disponibilità di capacità elettrica.

L’Unione Europea, consapevole della posta in gioco, ha avviato una serie di iniziative normative per affrontare la sfida. Dal 2023, la Direttiva sull’Efficienza Energetica impone ai data centre sopra i 500 kW di potenza IT installata di rendicontare annualmente consumi, utilizzo delle rinnovabili, uso dell’acqua e recupero del calore. Nel 2024, è stato introdotto anche un sistema di rating della sostenibilità, con KPI obbligatori e una banca dati pubblica europea. Una nuova proposta legislativa, il Cloud and AI Development Act, è attesa tra fine 2025 e inizio 2026: punta a triplicare la capacità di elaborazione dei data centre europei nei prossimi 5-7 anni, semplificando le autorizzazioni, ma condizionando gli incentivi al rispetto di criteri ambientali.

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Parallelamente, Bruxelles sta lavorando a una roadmap strategica per la digitalizzazione e l’AI nel settore energetico, attesa per il 2026, che includerà misure per integrare in modo sostenibile i data center nel sistema energetico, migliorando l’efficienza e riducendo la pressione sulle reti.

Anche il Parlamento europeo è attivo su questo fronte. In una risoluzione del 2022 ha chiesto incentivi per centri dati più efficienti e sostenibili, mentre nella proposta di risoluzione attesa per l’autunno 2025 si sottolinea l’urgenza di ridurre la dipendenza da operatori non europei, promuovendo investimenti pubblici e privati nella sovranità digitale e nell’integrazione energetica delle infrastrutture.

In prospettiva, il vero banco di prova sarà l’equilibrio tra competitività, innovazione e sostenibilità. L’intelligenza artificiale ha il potenziale per ridurre tra il 5 e il 10% delle emissioni globali di gas serra entro il 2030, secondo uno studio della Boston Consulting Group. Ma perché ciò accada, sarà fondamentale che il boom dei data centre non comprometta gli obiettivi climatici dell’UE e non gravi ulteriormente sui consumatori.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay.com



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