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Investire nella natura è un’opportunità che l’Ue non può lasciarsi sfuggire


I crediti natura si stanno rivelando uno strumento promettente e innovativo per cambiare il modo in cui attribuiamo un valore alle risorse naturali. Essenzialmente offrono agli imprenditori l’opportunità di investire nella natura, promuovendo la biodiversità, preservando gli habitat o creandone di nuovi. A loro volta, questi investimenti generano entrate per coloro che lavorano per proteggere la natura: gli agricoltori che diversificano le colture; i proprietari terrieri che sostengono gli ecosistemi delle zone umide; i silvicoltori che proteggono gli stock di carbonio minacciati.

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Sappiamo che questo modello può funzionare, perché ne abbiamo le prove. Vent’anni fa l’Unione europea ha creato un mercato del carbonio efficace. La logica è semplice: se ci si ostina a inquinare, si deve pagare; se non si vuole pagare, bisogna innovarsi. Si tratta di uno strumento efficiente, orientato al mercato, che incentiva il settore privato verso l’innovazione. E ha funzionato! In questi due decenni le emissioni di gas a effetto serra in Europa sono diminuite di quasi il 50 % e l’economia è cresciuta. Il prezzo che abbiamo fissato per il carbonio ha permesso di raccogliere 180 miliardi di euro, che sono ora reinvestiti in progetti in materia di clima e innovazione.

Nonostante l’esito positivo di questa esperienza, sappiamo che la natura è più complessa e più diversificata del carbonio. Che cosa hanno in comune l’olio d’oliva greco e gli abeti finlandesi? Che rapporto c’è tra un progetto di preservazione delle zone umide e il rimboschimento? L’istituzione di questo nuovo sistema porrà una serie di interrogativi nuovi e difficili, ad esempio per quanto riguarda il modo di misurare e quantificare l’impatto di iniziative positive per la natura.

Perché i crediti natura funzionino, abbiamo bisogno di un sistema di misurazione rigoroso e di metodologie valide per valutarne i risultati. Abbiamo bisogno di solide strutture di governance e di un accesso equo per gli attori locali. Abbiamo bisogno di prevedibilità per attrarre gli investitori locali. Abbiamo bisogno di sistemi di verifica e di una reale trasparenza per evitare il greenwashing. E dobbiamo evitare oneri amministrativi pesanti, facendo in modo che partecipare sia facile e attraente.

Sono problemi complessi, ma risolvibili. E, soprattutto, le tendenze attuali giocano a nostro favore. La domanda di crediti natura è in crescita nell’UE e a livello mondiale. L’UE sostiene ora progetti pilota in Francia e in Estonia e ve ne sono altri che si profilano all’orizzonte. Alcuni Stati membri hanno sviluppato i propri sistemi e in tutto il mondo gli enti locali e le imprese stanno attuando nuovi progetti. Secondo il Forum economico mondiale, la domanda globale di crediti natura potrebbe raggiungere i 180 miliardi di USD entro il 2050. La gamma di potenziali acquirenti è ampia, perché la prospettiva è attraente. Mentre le inondazioni e la siccità diventano sempre più frequenti, le imprese cercano di mettere in sicurezza le catene di approvvigionamento, ridurre i premi assicurativi e promuovere azioni positive per la natura. Anche gli istituti finanziari stanno iniziando a considerare i rischi per la biodiversità tra i rischi finanziari più significativi che è necessario attenuare.



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