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Moody’s rivede al ribasso le stime di crescita globale: pesa l’incertezza geopolitica e commerciale


Moody’s ha aggiornato le proprie previsioni sull’economia globale, rivedendo al ribasso le stime di crescita per il 2025 in diverse aree del mondo. L’agenzia di rating ha evidenziato come il contesto internazionale – segnato da tensioni geopolitiche e da un quadro commerciale in evoluzione – continui a incidere sulle prospettive macroeconomiche.

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In particolare, le stime di crescita per l’Asia-Pacifico (Apac) e per l’area Medio Oriente e Nord Africa (MENA) sono state tagliate dello 0,4%, portandole al 3,5%. L’Europa centrale e orientale, insieme alla Russia e ai Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS), registra un calo dello 0,2% (al 2,7%), mentre le previsioni per l’America Latina sono state ridotte dello 0,3%, al 2%.

Anche l’outlook complessivo sui rating sovrani globali è stato rivisto da stabile a negativo, alla luce di quella che Moody’s definisce “un’elevata incertezza politica e commerciale”, oltre a un crescente livello di rischio geopolitico, in particolare a seguito delle recenti escalation in Medio Oriente.

Secondo l’agenzia, le tensioni commerciali potrebbero tradursi in un ripensamento delle catene di approvvigionamento e in un nuovo equilibrio nei rapporti economici internazionali. A preoccupare è il potenziale rallentamento degli investimenti strutturali e il rallentamento del consolidamento fiscale in alcuni Paesi, dove l’attenzione delle politiche economiche potrebbe spostarsi – almeno nel breve termine – verso misure di sostegno immediate.

Tuttavia, Moody’s sottolinea come la situazione non sia uniforme. L’Europa occidentale, ad esempio, pur subendo una revisione dello 0,3% al ribasso, viene indicata come una delle aree meno vulnerabili alle turbolenze commerciali. La Germania, tra i principali esportatori del continente, è uno dei Paesi più esposti a rischi di filiera, in settori strategici come l’automotive e i semiconduttori. Le economie orientate all’export, come Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, hanno registrato tagli compresi tra lo 0,5% e l’1%. Tuttavia, le stime per il 2026 mostrano segnali di fiducia, con un previsto rimbalzo per la Germania.

Per il Nord America, Moody’s ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025, passando dal 2% all’1%. La decisione, secondo gli analisti, è legata alla fase di transizione politica che precede le elezioni presidenziali statunitensi e alla ricalibratura delle strategie commerciali globali. Va però sottolineato che gli Stati Uniti – grazie alla solidità strutturale della loro economia, alla resilienza del mercato del lavoro e al crescente movimento di reshoring industriale – potrebbero trarre vantaggio da una ridefinizione delle catene globali del valore.

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In tale contesto, le politiche americane improntate alla protezione degli interessi strategici nazionali e al rafforzamento dell’autonomia produttiva vengono lette da una parte degli osservatori come un potenziale volano per una ripresa solida nel medio-lungo termine.
Infine, Moody’s evidenzia come i Paesi con maggiore dipendenza dagli scambi con gli USA e con economie meno diversificate siano quelli più esposti a eventuali contraccolpi. Ma proprio questa fase di rimescolamento globale potrebbe offrire nuove opportunità per chi saprà adattarsi e attrarre investimenti in settori strategici emergenti.

Andrea Valsecchi

 



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