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Paesaggio, agricoltura e transizione: politiche a confronto


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Politiche a confronto. Monia Monni e Thomas De Luca si confrontano su paesaggio, agricoltura e transizione energetica. A cura di Elena Pagliai.

Durante l’ultima edizione di Ecofuturo Festival sono saliti sul palco gli assessori all’Ambiente di due Regioni italiane impegnate a promuovere una transizione energetica capace di tutelare il paesaggio: Umbria e Toscana. Entrambe celebri per la bellezza dei loro territori e per l’eccellenza nel settore turistico e agroalimentare, si trovano oggi ad affrontare una sfida delicata: superare i pregiudizi sull’impatto ambientale degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Thomas De Luca (Umbria) e Monia Monni (Toscana), lavorano ogni giorno per trovare un equilibrio tra la necessità di modificare il paesaggio per permettere lo sviluppo energetico verde e la diffidenza delle comunità locali restie ad accettare il cambiamento. Visionari e pragmatici, determinati a costruire un futuro energetico sostenibile senza sacrificare l’identità dei luoghi, ecco l’intervista doppia ai due assessori.

Come coniugare la decarbonizzazione con la tutela del paesaggio e il ruolo delle comunità locali?

Monia Monni

«L’obiettivo toscano è raggiungere la decarbonizzazione della nostra Regione. Una decarbonizzazione giusta che ruoti intorno ai princìpi della transizione con un’attenzione al paesaggio che deve certamente essere trasformato e adattato, ma senza perdere la sua identità. Se non interveniamo con progetti di qualità, il nostro paesaggio alla luce del cambiamento climatico sparirà nei prossimi anni. Allo stesso tempo occorre prestare attenzione all’agricoltura perché l’agrivoltaico può essere uno strumento forte per sostenere un settore messo in ginocchio dai cambiamenti climatici».

«In questo senso spingeremo forte per definire aree “super idonee” a disposizione degli agricoltori per il potenziamento delle loro attività e del loro reddito, non solo agricolo, ma che deve rimanere prevalentemente agricolo. Tutto questo deve avvenire coinvolgendo i Comuni. Riteniamo che le comunità debbano essere partecipi di questa grande trasformazione. I nostri cittadini e le nostre cittadine non devono aver paura di essere lasciati indietro o esclusi, perché la transizione non è un privilegio per pochi ma è una grande opportunità per tutti e per tutte, se realizzata insieme».

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Thomas De Luca

«In Umbria abbiamo un’idea che può sembrare folle, coniugare la transizione energetica con la tutela del paesaggio; nei fatti dovrebbe essere la normalità ma in questo momento storico rischia di diventare l’eccezione. Questo significa prima di tutto mettere al centro gli interessi delle comunità locali, dare priorità all’autoconsumo delle famiglie e delle imprese ragionando su un sistema di piccole reti integrate tra loro, equilibrate e investendo su ciò che in altri paesi di Europa si sta rivelando estremamente importante come i sistemi di accumulo».

«Quindi, conservare l’energia prodotta in eccesso data l’intermittenza delle fonti rinnovabili e utilizzarla quando serve, per esempio nelle ore notturne o nelle stagioni in cui produciamo di più. Ci sono delle tecnologie che sono all’interno dei nostri territori ormai da decenni, se non da secoli come l’accumulo di idroelettrico da pompaggio. Il nostro obiettivo è recuperare bacini e invasi oggi inutilizzati, restituendo loro una funzione strategica per l’energia e per rispondere ai bisogni degli agricoltori».

Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici sui vostri territori e come si può agire concretamente?

Monia Monni

«Sono contenta di poter portare la voce della mia regione, la Toscana che sta pagando a caro prezzo le conseguenze dei cambiamenti climatici. Eventi estremi che ormai sono la norma e che ci spingono a innovare sul fronte dell’adattamento. Pioggia e siccità si alternano con gravità, le alluvioni causano danni e vittime, la siccità causa perdita della biodiversità, intrusione del cuneo salino, conseguenze gravi per l’agricoltura. Gli effetti si fanno sentire anche lungo nostre coste, nei nostri porti e non mi riferisco solo all’erosione costiera. Se da tempo conoscevamo le implicazioni della crisi climatica – già nel 1970, con la prima crisi energetica – mai avrei immaginato che la Toscana sarebbe diventata una terra di sbarco».

«Noi abbiamo scelto di accogliere in quei porti, minori non accompagnati che le madri dall’altra parte del Mediterraneo hanno affidato al mare. Sono bambini che hanno passato i lager libici per arrivare da noi. E sono loro a pagare le scelte di un modello di sviluppo sbagliato, il nostro. Questo è un tema ambientale, certo, ma anche economico, etico e sociale. Abbiamo bisogno di visione ma anche di pragmatismo. Perché la transizione ecologica non è solo una questione tecnica: significa tener conto dei bisogni reali che la attraversano. Significa lavorare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione senza lasciare indietro nessuno».

Thomas De Luca

«Il rapporto tra Toscana e Umbria, nel promuovere buone pratiche e nel fronteggiare le conseguenze dei cambiamenti climatici, si sta concretizzando in questi giorni attraverso un intervento strategico su uno degli hotspot climatici europei più rilevanti: il Lago Trasimeno. Grazie all’accordo sulla diga di Monte Doglio, sarà possibile mettere in relazione questi due grandi bacini idrici. In questo momento abbiamo una responsabilità enorme: dimostrare che si può fare. A differenza dei grandi centri come Roma, noi siamo realtà più piccole, con tutte le complessità che derivano dall’essere territori interni ma viviamo un legame profondo, quasi sacro, con il nostro paesaggio».

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Quali sono le scelte legislative e strategiche per unire transizione energetica e identità dei territori?

Monia Monni

«Stiamo cercando di recuperare l’ostilità che si è generata sui territori, in parte comprensibile, perché ci sono voluti due anni e mezzo prima che le Regioni potessero davvero legiferare in materia. In questo vuoto normativo, il mercato ha preso il sopravvento, insediandosi in settori fragili, su terreni a basso costo, spesso in aree agricole già in difficoltà. Dall’altra parte c’è la narrazione tipica dei sovranisti, che oppone in modo netto sviluppo e sostenibilità; visione miope e sbagliata, che non riflette la realtà: al contrario, è proprio la sostenibilità a rendere lo sviluppo più duraturo, equo e resiliente. Oggi dobbiamo lavorare per ricucire gli strappi che si sono creati, soprattutto nel rapporto — spesso difficile — con le comunità locali e condividere con loro gli obiettivi. Abbiamo scelto di introdurre un elemento di partecipazione delle amministrazioni comunali nel processo di selezione delle aree idonee… Continua a leggere gratis l’articolo su L’ECOFUTURO MAGAZINE

Leggi anche L’ultima edizione di Ecofuturo Festival raccontata da Michele Dotti – Ecquologia²



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