Un’estate bollente, soprattutto dal punto di vista fiscale. Con luglio appena cominciato, torna più forte di prima il discorso della riscossione delle tasse.
La prossima Manovra finanziaria è il banco di prova di questo governo: si parla già di taglio dell’Irpef, nuova pace fiscale e Rottamazione Quinquies. Si parla infatti già di “doppio taglio“, anche se il ministro Leo frena, ricordando che le risorse 2025 sono già impegnate e vanno usate con precisione. Tajani rivendica la centralità del taglio strutturale dell’Irpef. La Lega punta tutto sulla pace fiscale e boccia lo ius scholae, contribuendo a un clima di tensione che ormai è fisiologico.
Un ulteriore punto critico è che oltre il 20% dei crediti non riscossi riguarda cifre irrisorie, la cui gestione è antieconomica per lo Stato. La riscossione di importi così bassi non giustifica i costi operativi necessari, motivo per cui si valuta la cancellazione selettiva attraverso la Rottamazione quinquies.
Ipotesi di riduzione dell’aliquota Irpef per il ceto medio
Accanto all’ipotesi di una nuova Rottamazione, si lavora su un taglio delle imposte per i contribuenti con redditi compresi tra 28mila e 50mila euro, con l’idea di estendere la misura fino a chi percepisce 60mila euro annui. L’aliquota potrebbe scendere dal 35% al 33%.
Matteo Salvini, promotore dell’iniziativa insieme alla Lega, ha dichiarato: “Dobbiamo lavorare sugli scaglioni”. La proposta prevede un meccanismo di pagamento a rate decennale senza interessi né sanzioni, con un massimo di otto rate non onorate prima della decadenza. Questo sistema, secondo Salvini, potrebbe agevolare “22 milioni di italiani con cartelle in sospeso” e consentire, stando alle proiezioni, un recupero di circa 30 miliardi di euro, ben oltre i 4,6 miliardi incassati finora con l’ultima rottamazione.
Secondo quanto dichiarato da Antonio Tajani durante l’ultimo incontro organizzato da Bruno Vespa, per Forza Italia il taglio dell’Irpef rappresenta “la priorità”, più della sanatoria fiscale che resta un intervento “occasionale”. La diminuzione delle aliquote, ha spiegato, sarebbe una scelta capace di incidere sulla pressione fiscale a beneficio delle famiglie e delle imprese.
Rottamazione quinquies: un’ipotesi ancora in fase di studio
Negli ultimi giorni circolano con insistenza indiscrezioni su una nuova edizione della definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo, già etichettata come Rottamazione quinquies. Al momento non c’è alcun provvedimento ufficiale in Parlamento: si tratta di un’ipotesi in valutazione, appesa a equilibri politici, contabili e alla Legge di bilancio 2026.
Secondo le bozze emerse in audizioni, la quinquies estenderebbe la platea rispetto alla “quater”, includendo i carichi affidati fino al 2023, e prevederebbe dieci anni per pagare solo capitale e spese, lasciando fuori interessi e sanzioni, con otto rate saltate prima della decadenza.
Limiti e criticità della nuova formula
L’idea di estendere il pagamento fino a 120 rate e senza interessi rischia di rendere la riscossione poco efficiente, soprattutto sui debiti di importo basso. Il rischio è che la gestione di migliaia di micro-rateizzazioni non sia sostenibile per l’Agenzia delle Entrate.
Inoltre, alcune tipologie di debiti non potranno comunque essere incluse, come quelli che spettano all’Unione europea o derivanti da sentenze penali e della Corte dei conti.
La fotografia del magazzino riscossione: chi deve e quanto
Allo Stato serve recuperare più soldi possibile, anche in vista del fatto che il 5% del Pil verrà utilizzato per la difesa. Secondo un’analisi del ministero guidato da Roberto Benedetti, oltre la metà dei crediti iscritti a ruolo risulta difficilmente recuperabile: dei 1.270 miliardi di tasse non riscosse, circa 537 miliardi sono legati a soggetti deceduti, nullatenenti o imprese cessate.
Le cartelle affidate dal 2000 a oggi ammontano a 173 milioni, per 21,8 milioni di contribuenti e 291 milioni di singoli crediti, con un valore medio di 4.365 euro.
In più, durante un’audizione alla Commissione Finanze del Senato, il direttore generale delle Finanze Giovanni Spalletta ha precisato che quasi un credito su quattro ha un importo inferiore a 100 euro: una quota pari al 23% delle cartelle, ma che rappresenta solo il 4,6% dell’importo totale.
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