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AI Agent in azienda: una nuova forza lavoro digitale?


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Come gli agenti AI stanno trasformando radicalmente il lavoro e l’automazione nelle imprese

A cura di Alessandro Geraldi, Group CEO di Impresoft

Tradizionalmente l’intelligenza artificiale è stata pensata come uno strumento cognitivo: una “mente aggiuntiva” in grado di potenziare le capacità umane nella comprensione, nel calcolo e nella previsione. Oggi, però, questo paradigma è superato. L’AI non si limita più a elaborare informazioni: agisce. E lo fa in modo sempre più autonomo, proattivo e contestuale. Una trasformazione che sta ridisegnando il rapporto tra tecnologia e lavoro.

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L’evoluzione recente dell’AI ha portato alla nascita degli agenti AI: entità digitali in grado di svolgere task operativi senza supervisione continua. Questi agenti possono navigare sul web, interagire con software aziendali, pianificare attività, generare report, compilare moduli e persino scrivere codice. L’intelligenza artificiale entra così nei processi aziendali non più solo come supporto decisionale, ma come soggetto operativo. Secondo Gartner, almeno il 15% delle decisioni lavorative quotidiane sarà preso autonomamente tramite AI agentica entro il 2028, rispetto a meno dell’1% nel 2024.

Il fenomeno interessa settori eterogenei: dal customer service alla logistica, dal project management all’analisi dei dati. L’automazione, già presente da tempo nei processi meccanici, si estende ora anche alle funzioni cognitive. L’implicazione più rilevante è l’emergere di un nuovo concetto: quello di forza lavoro digitale intelligente. È arrivato il momento di iniziare a considerare gli agenti di intelligenza artificiale come una nuova componente del mondo del lavoro. Una forza che si integra con quella umana e che, come ogni innovazione profonda, richiede un cambiamento organizzativo e culturale.

Implicazioni per imprese e lavoro: serve una gestione del cambiamento consapevole

Questo nuovo scenario pone dunque diverse sfide. Innanzitutto, le aziende si trovano a dover ripensare ruoli, responsabilità e interfacce uomo-macchina. Le persone restano centrali, ma serve un vero lavoro di gestione del cambiamento, che costruisca consapevolezza sugli obiettivi e sul potenziale dell’AI in azienda.

Ci si avvicina a questa tecnologia con approcci diversi: c’è chi è entusiasta, chi è scettico, chi è intimorito. Per le organizzazioni sarà fondamentale spiegare perché si adotta l’AI, cosa cambierà, e soprattutto quali opportunità essa può creare, sia per l’azienda che per i singoli individui.

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Questo vale anche – e soprattutto – per l’Italia, dove, nonostante il ritardo complessivo del sistema Paese e il numero ancora limitato di startup specializzate, non mancano esempi di eccellenza: basti pensare ai 10.000 robot operativi nel settore manifatturiero o all’impiego avanzato dell’intelligenza artificiale nei clinical trial. Tuttavia, è fondamentale diffondere e aumentare la consapevolezza a tutti i livelli. Con l’intelligenza artificiale, per la prima volta nella storia, l’aumento di produttività legato a una nuova tecnologia appare evidente e difficilmente contestabile.

Impresoft: un modello di adozione guidata

Come Impresoft, portiamo esempi concreti di questa trasformazione: nella nostra organizzazione l’AI si sta integrando nei processi, nei servizi professionali, nel marketing e con i prodotti proprietari e dei vendor. L’approccio adottato si basa su un framework strutturato, che guida le aziende dall’incertezza iniziale alla piena consapevolezza, con una roadmap ben definita.

Questo modello si adatta al contesto aziendale, al settore e alle esigenze dei singoli team. È possibile quindi agire verticalmente o trasversalmente, offrendo un modello di governance centralizzato ma con risposte su misura per ciascun ruolo. I benefici sono tangibili: una migliore gestione dei dati, maggiore sicurezza, riduzione dei costi di licenza e l’utilizzo di server dedicati che riducono significativamente i rischi di esposizione dei dati.

Un caso applicativo di successo è quello di alcune aziende del settore retail e moda-lusso, che, grazie all’utilizzo di Amaltia, prodotto proprietario di Impresoft, hanno ridotto del 40% i costi per le attività di produzione del software. Amaltia è una soluzione progettata per supportare le aziende nell’organizzazione della conoscenza e nell’automazione dei processi decisionali, con la garanzia di essere una soluzione AI in cloud privato evitando così il rischio di esposizione di dati. Con Amaltia si ottiene anche l’unificazione di quest’ultimi, evitandone la frammentazione mediante un accesso centralizzato e contestualizzato. La soluzione permette un netto abbattimento dei costi aziendali grazie alla riduzione di attività manuali e alla minimizzazione dei costi di licenza dei diversi prodotti.

L’AI per il bene comune

Al recente Customer Engagement Summit 2025 di Impresoft Engage a Vicenza, è emerso inoltre con forza un messaggio chiave: l’intelligenza artificiale è un alleato strategico nel Customer Journey. L’AI oggi rappresenta un’opportunità per rendere marketing, vendite, eCommerce e customer service più efficaci e capaci di costruire relazioni più profonde con i clienti.

L’entusiasmo, tuttavia, non basta. Una ricerca di Ernst & Young evidenzia che il 76% dei lavoratori in Italia teme gli impatti dell’AI sul mercato del lavoro[2], mettendo in risalto l’importanza della formazione e della governance etica dell’AI La sfida non è solo adottare nuove tecnologie, ma creare le condizioni affinché producano valore per tutti.

Affinché l’intelligenza artificiale non venga percepita come uno strumento di riduzione della forza lavoro, ma come risorsa rivoluzionaria, è fondamentale ispirarsi al bene comune: usare l’AI per migliorare la qualità della vita delle persone, aumentare la sicurezza, liberare tempo e attenzione umana per attività a più alto valore aggiunto.

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