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Roadmap dei nature credits, strategia UE per investire nella natura


La roadmap dei nature credits punta a certificare azioni per la tutela degli ecosistemi, generando valore per imprese, territori e cittadini.

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Presentata la roadmap dei nature credits – Immagine realizzata con IA

Le politiche europee aprono le porte ai crediti naturali

Con la pubblicazione della Roadmap dei cosiddetti nature credits, la Commissione europea lancia una strategia per mobilitare capitali privati in favore della tutela della biodiversità.

L’obiettivo è colmare l’attuale divario di investimenti necessari alla salvaguardia degli ecosistemi europei, stimato in 65 miliardi di euro l’anno, affiancando ai finanziamenti pubblici uno strumento volontario basato sulla certificazione di azioni “nature-positive”.

I nature credits rappresentano infatti l’esito misurabile di interventi a favore della natura — come il ripristino di zone umide, la riforestazione o il miglioramento degli habitat — certificati da enti indipendenti secondo standard trasparenti e scientificamente validati.

Attraverso questi crediti, la Commissione mira a creare nuove fonti di reddito per agricoltori, forestali, pescatori, proprietari terrieri e comunità locali, ma anche a offrire vantaggi reputazionali e di gestione del rischio alle aziende e agli investitori che decidano di acquistare e sostenere queste azioni.

Le finalità della roadmap dei nature credits

Il documento individua nei nature credits uno strumento per rendere il capitale naturale parte integrante delle dinamiche economiche. A oggi, oltre il 70% delle imprese dell’area euro dipende da servizi ecosistemici come l’impollinazione, la fertilità dei suoli, la purificazione dell’acqua e il controllo delle inondazioni. Tuttavia, questi benefici non sono riflessi nei prezzi di mercato, generando sottoinvestimento e sfruttamento eccessivo delle risorse naturali.

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La roadmap dei nature credits punta, dunque, a valorizzare in modo concreto questi servizi, fornendo un incentivo diretto alla loro tutela. I crediti saranno assegnati a seguito di un processo in due fasi: prima la certificazione dell’azione positiva sulla base di criteri rigorosi e verificabili, poi l’emissione del credito vero e proprio, che potrà essere monetizzato.

Gli acquirenti potranno essere imprese, istituzioni pubbliche o anche cittadini, interessati a sostenere la biodiversità e a ridurre i rischi ambientali associati alle loro attività.

Standard condivisi e criteri scientifici

Affinché il sistema dei crediti naturali sia credibile e affidabile, la Commissione prevede la definizione di metodologie condivise e di un quadro di governance chiaro, con l’obiettivo di prevenire fenomeni come il greenwashing o il doppio conteggio. Per farlo, è stato lanciato un invito a costituire un gruppo di esperti con rappresentanti degli Stati membri, esperti tecnici, imprese, comunità locali, ONG e attori economici.

Questo gruppo avrà il compito di definire gli standard, individuare le metriche adatte ai diversi ecosistemi, valutare le modalità di verifica e proporre soluzioni per garantire la partecipazione anche di piccoli operatori. Il processo seguirà una logica progressiva: i primi risultati sono attesi entro la metà del 2026, mentre entro il 2027 sarà completata la valutazione della governance e del potenziale di mercato su scala UE.

Il sistema sarà sviluppato integrando le esperienze già maturate in alcuni Stati membri — come Francia, Finlandia e Irlanda — dove esistono iniziative volontarie o pubbliche analoghe, oltre che tramite progetti pilota in corso anche in Estonia e Perù.

La roadmap dei nature credits come leva economica

La Commissione sottolinea che i nature credits non intendono sostituire le politiche pubbliche, ma complementare i fondi destinati alla biodiversità, che rappresentano già una quota crescente del bilancio europeo: il 10% entro il 2027 per le spese interne e 7 miliardi complessivi per le azioni esterne nel periodo 2021–2027.

Tuttavia, per raggiungere una scala d’intervento adeguata, sarà essenziale attrarre investitori privati. Secondo la roadmap, a livello globale la domanda potenziale di crediti per la biodiversità potrebbe superare i 180 miliardi di dollari, offrendo uno spazio significativo anche per il mercato europeo.

La Commissione prevede inoltre il lancio di progetti pilota finanziati con fondi UE, nonché lo sviluppo di strumenti finanziari come garanzie, meccanismi di de-risking o piattaforme di blended finance. Il sistema dei nature credits sarà complementare anche al nuovo quadro normativo per il carbon farming, che introdurrà standard obbligatori per la certificazione delle rimozioni di carbonio con benefici anche per la biodiversità.

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I prossimi passi

La consultazione pubblica sulla roadmap dei nature credits resterà aperta fino al 30 settembre 2025, con l’obiettivo di raccogliere contributi da imprese, istituzioni, comunità scientifiche e cittadini.

Entro il 10 settembre, sarà inoltre possibile candidarsi per far parte del gruppo di esperti incaricato di definire lo sviluppo del sistema. Secondo la Commissione, l’efficacia del mercato dipenderà dalla fiducia degli attori coinvolti, dalla qualità degli standard e dalla capacità di assicurare benefici reali e misurabili.

Dobbiamo mettere la natura nel bilancio”, ha affermato la presidente della Commissione Europa, Ursula von der Leyen, “i nature credits ben progettati offriranno uno strumento efficiente e orientato al mercato per stimolare gli investimenti privati e generare valore per chi protegge la natura”.



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