Su sostenibilita.lespresso.it prende il via il bando per raccogliere candidature da cittadini, startup, associazioni, imprese sociali e ricercatori per progetti innovativi da sostenere. Diamo fiducia a chi reinventa il concetto di azienda, riscrive il senso dell’abitare, innova con coraggio
C’è un’Italia che non aspetta riforme. Le pratica. Un’Italia che non parla (solo) di transizione, ma la sperimenta ogni giorno: nei campi, nei laboratori, nei quartieri. Un’Italia che reinventa il concetto di impresa, riscrive il senso dell’abitare, innova senza aspettare autorizzazioni. A questa Italia L’Espresso ha deciso di dare spazio in questo speciale, che anticipa e accompagna il lancio del progetto “Sette Idee per cambiare l’Italia”. Un bando pubblico alla disobbedienza creativa.
Sette progetti. Sette visioni capaci di incrinare lo status quo. Non per raccontare un Paese ideale, ma per immaginare un Paese possibile. Il progetto, che aprirà ufficialmente il 24 giugno su sostenibilita.lespresso.it, raccoglierà candidature da cittadini, startup, associazioni, imprese sociali e ricercatori. Le idee selezionate da una giuria indipendente saranno accompagnate in un percorso di mentoring, visibilità e sviluppo, fino all’evento finale del 4 dicembre nelle aule del Campidoglio: luogo simbolico del confronto pubblico e delle scelte collettive. Ma questo numero non si limita ad annunciare.
È parte attiva del processo. Perché oggi non basta più raccontare la sostenibilità. Occorre praticarla, sostenerla, strutturarla. Per questo, accanto alle voci della redazione, questo speciale ospita punti di vista di imprese, ricercatori e istituzioni. Una coralità necessaria per affrontare una crisi che non è solo climatica, ma culturale. Una crisi dell’immaginazione, prima ancora che della governance.
D’altronde, il Dna del progetto affonda le sue radici nella storia stessa de L’Espresso. Nel 1989, in una calda estate di apparente normalità, pubblicavamo in copertina il titolo “La Terra brucia”, anticipando il dibattito sull’effetto serra e sulla crisi climatica. Allora sembrava un eccesso. Oggi appare un’intuizione.
Fin dalla sua fondazione L’Espresso, che quest’anno celebra i 70 anni, ha sempre creduto che il giornalismo serva non solo a osservare il mondo, ma a interrogarlo. E, quando serve, a modificarlo.
“Sette Idee per cambiare l’Italia” è il tentativo di dare continuità a questa vocazione. Di trasformare la cronaca in traiettoria. L’informazione in infrastruttura. Una sfida aperta a chiunque abbia un’idea in grado di generare impatto sistemico: che sia un esperimento agricolo, un’applicazione tecnologica, un modello educativo o una soluzione urbana. Accanto a noi, in questo percorso, ci sarà Q8 Italia in qualità di main partner, insieme ad altre grandi aziende italiane, associazioni di categoria, università e attori del mondo dell’innovazione. Non si tratta solo di sponsor, ma di co-costruttori di un ecosistema.
Ogni idea, per poter crescere, ha bisogno di competenze trasversali, capacità di visione, risorse per testare, mettere in discussione e migliorare. Serve un confronto autentico con la realtà, anche quella più aspra del mercato. È per questo che questi partner contribuiranno non solo alla selezione dei progetti più promettenti, ma anche alla definizione, laddove necessario, di modelli economici coerenti, credibili, scalabili. E i dati lo confermano. In Italia nascono ogni anno oltre 10 mila startup, ma più della metà scompare entro i primi due anni. Secondo Assolombarda, il tasso di sopravvivenza a cinque anni non supera il 42%. A livello globale, il 90% delle startup fallisce (Startup Genome Report 2024), spesso non per mancanza di idee, ma per assenza di reti, supporto, alleanze industriali. Non basta avere un’intuizione. Serve una struttura che la accolga, la protegga, la metta alla prova. Serve un ecosistema capace di trasformare un’intuizione in impatto.
Con “Sette Idee per cambiare l’Italia” l’obiettivo è proprio questo. Colmare un vuoto. Creare un ponte tra chi progetta e chi può strutturare. Far dialogare l’iniziativa civica con la visione industriale. Trasformare i prototipi in politiche. Le intuizioni in impatto. Perché ogni idea, per diventare trasformativa, ha bisogno di struttura. E ogni struttura, per essere generativa, ha bisogno di visione. L’obiettivo non è immaginare il futuro. È costruirlo. Un’alleanza alla volta.
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