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Cetti Lauteta: “Dove va il Sud”


Cetti Lauteta

Cetti Lauteta, calabrese di Reggio Calabria, laurea in Mercati e Strategie d’impresa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, consulente nel campo della digital transformation con un focus specifico sui settori della sanità e delle istituzioni per clienti quali Gruppo Humanitas, Clinica Fornaca, Assolombarda, è oggi associate partner di The European House – Ambrosetti.

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Dal 2017 è responsabile della Practice Scenario Sud di The European House – Ambrosetti.

In questo ruolo, è project leader delle principali piattaforme di competitività e attrattività territoriale dedicate alle Regioni meridionali, tra cui “Verso Sud: la strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo”, il “Think Tank Basilicata”, l’“Act Tank Sicilia”, il “Technology Forum Campania”.

Nel 2022 ha curato, tra le altre cose, la missione della Regione Calabria a Dubai in occasione di Expo 2020.

La incontriamo in occasione della quinta edizione del workshop “Puglia, a way of life” che ha avuto a Roma presso Palazzo Grazioli, dove ha sede l’Associazione della stampa estera in Italia.

– Dottoressa Lauteta, lei lavora nell’ambito di progetti di alta direzione, strategia e innovazione ed ha curato e coordinato importanti progetti di ricerca nell’ambito del policy impact e delle strategie di sviluppo territoriale. Forte della sua esperienza, facendo riferimento alla crescita del nostro Mezzogiorno che sta risultando maggiore rispetto a quella del Centro e del Nord Italia, in che misura ritiene che ciò sia dovuto al Pnrr? E crede che il Sud sarà capace di rendere strutturale questa “spinta”?

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“Negli ultimi due anni, il Sud Italia ha registrato una crescita del Pil superiore a quella delle altre macro-aree del Paese. Secondo le elaborazioni Teha Group partendo dalle principali banche dati nazionali, nel biennio 2022-2023 il Pil del Sud è aumentato del 5,9 per cento, segnando il miglior risultato a livello nazionale. Anche nel 2024, pur in rallentamento, il Sud ha continuato a crescere più della media, con un più 0,9 per cento contro lo 0,7 positivo del Centro-Nord.

Gran parte di questa crescita è legata all’effetto espansivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), certo. La dinamica più sostenuta del Sud riflette in particolare la forte spinta degli investimenti nelle costruzioni (più 4,9 per cento contro il più 2,7 per cento del resto d’Italia), alimentati soprattutto dalla spesa pubblica per infrastrutture prevista dal Pnrr.

Ricordo, solo a titolo d’esempio, che il Contratto di Programma 2022-2026 del Gruppo FS prevede al Sud investimenti pari a 108 miliardi di euro.

Secondo le stime, il Piano contribuirà in modo significativo a ridurre il divario economico con il resto del Paese: la quota del Sud sul Pil nazionale, pari al 22 per cento nel 2019, è attesa salire al 23,4 per cento nel 2026. In questa lettura dei dati siamo allineati ad altri autorevoli istituzioni nazionali, come Svimez, e restiamo fermamente convinti che gli investimenti pubblici per l’ammodernamento del nostro Mezzogiorno rispondono alla sfida più ampia di attrazione di capitali privati e crescita del sistema produttivo.

Per quanto riguarda il futuro, il Sud deve continuare a crescere, a beneficio e vantaggio di tutto il Paese, considerate le tante interdipendenze che caratterizzano il nostro sistema imprenditoriale. È importante sottolineare che queste stime si riferiscono in larga parte all’impatto immediato e di breve periodo legato all’attuazione del Piano. Per rendere più strutturale questa dinamica di crescita servono trasformazioni molto profonde e di lungo periodo, che riguardano l’istruzione e la formazione, il welfare, l’innovazione e la ricerca. Questi interventi, insieme al maggiore dinamismo del settore privato stimolato dall’accumulazione di capitale fisico e umano, rappresentano le basi per uno sviluppo più duraturo, che potrà proseguire anche dopo la conclusione del Pnrr”.

– All’interno della Practice Scenario Sud di The European House – Ambrosetti (Teha Group) è nata l’iniziativa “Verso Sud”. Ce ne può illustrare missione e visione?

“All’interno della Practice Scenario Sud, il think tank creato per accompagnare istituzioni, imprese e società civile nella comprensione delle dinamiche socio-economiche del Sud Italia e nell’elaborazione di strategie di sviluppo sostenibili e innovative, si inserisce il Forum internazionale “Verso Sud: la strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo”. Si tratta di una piattaforma pubblico-privata a vocazione internazionale, promossa da Teha Group in collaborazione e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri. La sua missione è quella di costruire, valorizzare e comunicare una nuova visione del Sud Italia e del suo ruolo nel Mediterraneo, attraverso il coinvolgimento attivo delle migliori imprese, istituzioni, università e centri di ricerca.

Tra il 2024 e il 2025, nell’ambito della piattaforma “Verso Sud”, è stato sviluppato un percorso di tavoli di lavoro tematici, finalizzati a discutere e approfondire le principali traiettorie di crescita del Sud e del Mediterraneo.

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Questi momenti di confronto hanno coinvolto numerosi attori territoriali e nazionali, con l’obiettivo di elaborare proposte concrete di sviluppo.

Gli esiti di questo percorso sono stati presentati al Forum annuale, che si è svolto a Sorrento il 16 e 17 maggio 2025, alla presenza di imprenditori, istituzioni italiane e rappresentanti di Paesi del Mediterraneo.

In questa occasione sono stati presentati sia la nuova edizione del Libro Bianco “Verso Sud”, che raccoglie proposte di policy per il rilancio del Sud e del Mediterraneo, sia l’aggiornamento del Mediterranean sustainable development index (Msdi), un indice innovativo che misura il posizionamento del Sud Italia rispetto ai Paesi del Mediterraneo e il suo contributo agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

L’intero percorso è stato realizzato con il contributo di partner strategici del calibro di Intesa Sanpaolo, Gruppo FS, Confederazione italiana per lo sviluppo economico (Cise), Gruppo Msc, Gruppo Adler, Mediocredito Centrale, Edison e Coldiretti.

Verso Sud ha elaborato una visione molto ambiziosa per lo sviluppo del Sud: essere cerniera tra Europa e Mediterraneo Allargato, contribuendo costantemente a disegnare, interpretare e realizzare il piano di un’Europa protagonista dei grandi cambiamenti geopolitici, economici e sociali che influenzano la costruzione di una società mediterranea vasta più forte, giusta e coesa. Una visione che offre l’opportunità di alzare la testa e giocare la propria partita di competitività su campo più largo di quello della tradizionale contrapposizione tra Nord e Sud”.

– Per tasso di natalità delle imprese, il Sud – ad esclusione della Campania unica regione sopra la media nazionale – continua ad arrancare. Cosa servirebbe al Mezzogiorno per diffondere e radicare la cultura d’impresa?

“Il tasso di natalità delle imprese conferma ancora una volta le difficoltà strutturali del Sud Italia nel promuovere un ambiente favorevole all’iniziativa imprenditoriale. Se guardiamo ai dati più recenti, solo la Campania (6,1 per cento) supera la media nazionale del 5,8 per cento, mentre la Puglia, pur posizionandosi al secondo posto nel Sud, si attesta anch’essa sul dato medio nazionale. Le altre Regioni del Sud Italia restano sotto la media, con valori che in alcuni casi, come la Basilicata (4,6 per cento) e il Molise (4,9 per cento), evidenziano un divario significativo.

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Per colmare questo divario serve un insieme di interventi strutturali.

In particolare, è necessario investire sul capitale umano e sulla formazione, rafforzando i percorsi scolastici, universitari e professionali, con particolare attenzione alle competenze tecnico-scientifiche, digitali e manageriali, oggi fondamentali per favorire lo sviluppo economico dei territori.

Parallelamente, è necessario potenziare le infrastrutture materiali e digitali, riducendo i divari logistici e tecnologici che ancora penalizzano molte aree del Mezzogiorno, in particolare quelle interne. Senza connessioni efficienti, fisiche e digitali, è difficile attrarre e far crescere nuove iniziative imprenditoriali.

Ma serve anche un nuovo racconto del nostro Paese all’interno e all’esterno. Non possiamo auto-dipingerci sempre come gli ultimi, né cedere alla rassegnazione.

La Puglia, in questo, ha fatto grandi passi in avanti, perché a testa alta e pur nel riconoscimento delle proprie debolezze storiche, sta tentando di riavvicinare donne e giovani al proprio mercato dell’istruzione e del lavoro, raccontando le opportunità e gli strumenti (anche agevolativi e finanziari) che il territorio può offrire.

Sarà un percorso lungo, l’attrazione delle imprese – così come la nascita di nuova imprenditorialità – richiedono capitale paziente, e nel capitale paziente ci sono tanti fattori (dalla presenza di investitori istituzionali privati, alla massa critica di capitale umano, alle infrastrutture fisiche e digitali) che un territorio costruisce (o nel caso del Sud ricostruisce) in un tempo lunghissimo, con grandi investimenti, e con una politica pubblica che imposta le azioni di policy e ne misura i risultati, prima di decidere se riconfermale o meno.

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Viviamo un tempo molto incerto, gli scenari economici mutano continuamente: i territori vincenti sono quelli che hanno forza adattiva e che, nelle difficoltà, si mostrano uniti non nelle ideologie ma negli obiettivi da raggiungere”.

(Giampiero Castellotti – da Infoimpresa)



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