266 imprenditori congolesi, 60 italiani inclusi quelli già presenti nel Paese africano, e circa 650 presenze complessive – anche Economy era presente con un numero speciale di IT’s. I numeri certificano il successo del Business Forum che si è svolto a fine maggio a Brazzaville, promosso dall’Unione della comunità africane in Italia (Ucai). Il suo presidente Otto Bitjoka racconta com’è andata.
Ci fa un bilancio del Business Forum?
A conferma dell’importanza della manifestazione, sono intervenute le maggiori istituzioni locali e italiane, mostrando apertura e supporto allo scambio tra i due Paesi. Gli incontri, i workshop, gli scambi tra le varie parti sono stati fruttuosi; tanti i momenti di riflessioni e interazione tra i presenti. I numeri e la tematizzazione dell’evento sul circuito politico mediatico locale ne sono una testimonianza. Il primo ministro congolese, accompagnato da 13 ministri del suo governo, con la presenza del corpo istituzionale locale e nazionale, ha manifestato entusiasmo e soddisfazione.
Come dare ulteriore impulso all’interscambio tra Italia e Congo Brazzaville?
I risultati sono figli di una religione dell’azione e di uno sviluppo basato sull’africanità, con l’essere umano al centro di ogni attività: questa deve essere la strada da seguire. Il Congo deve mettere al centro della propria agenda il valore aggiunto della catena del valore delle filiere prioritarie, e una visione alta di uno sviluppo economico basato su un approccio endogeno che parta dal basso. L’Italia con la missione di sistema accompagna le sue imprese nella ricerca di nuovi mercati di sbocco, con pacchetti di incentivi finalizzati a tale scopo – certamente non per regalare soldi ai congolesi. Solo con questa consapevolezza si può dare un vero impulso condiviso: il sistema imprenditoriale locale deve poter essere autodeterminante.
Quali sono i prossimi passi da compiere?
Perseguire gli obiettivi che ci si è prefissati e applicare questo modello ad altre realtà africane sarebbe il processo ideale, ma occorre migliorare il metodo applicato, avendo chiaro il nuovo paradigma nel contesto del multipolarismo. Stiamo lavorando con un altro Paese africano per organizzare un evento con il medesimo format, e nel frattempo per cercare d’implementare i progetti identificati durante il forum di Brazza 2025. In particolare con uno studio di fattibilità di un polo agroalimentare a Maloukou, e la formazione per i mestieri delle varie filiere dell’ecosistema economico congolese.
Quali obiettivi si possono raggiungere?
Siamo sicuri che questo sia solo l’inizio di una serie di rapporti di lavoro con il Congo e con altri paesi africani che porteranno elementi di crescita economica e sociale e maggiore coinvolgimento delle comunità africane d’Italia. Credo che la comunità africana immigrata in Italia abbia delle competenze da valorizzare. È composta dai migliori ambasciatori del made in Italy, con il virus della interculturalità, che possono essere i veri mediatori economici tra l’Italia e l’Africa. Questo è il nostro focus. Le imprese e gli imprenditori italiani debbono essere consapevoli e lungimiranti, investire nella costruzione delle competenze, creando dei ponti economici. In questo momento stiamo lavorando su un piano di coaching di 15 imprenditori congolesi con un programma semplice ma a nostro avviso efficace. Tre mesi di formazione in aula virtuale, con elementi conoscitivi della lingua italiana, tre mesi in Italia presso le imprese scelte sulla base delle medesime filiere, poi tre mesi in Congo con il coaching delle imprese italiane.
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