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“Trend Marche”, intelligenza artificiale e piccole imprese: la sfida


ANCONA – Gli imprenditori artigiani e le micro e piccole imprese marchigiane alla sfida dell’intelligenza artificiale. A lanciarla Cna e Confartigianato regionali, che hanno realizzato insieme all’università Politecnica delle Marche, il Rapporto “Trend Marche”, presentato dal professor Gian Luca Gregori. Sono intervenuti il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, il presidente di Cna Marche Paolo Silenzi, la presidente di Confartigianato Marche Moira Amaranti.

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Le imprese digitali delle Marche. Alla fine del 2024, le imprese digitali nelle Marche erano 3.651 con 13.421 addetti. Di queste, 539 sono imprese artigiane, con mille addetti. Le imprese digitali più numerose (1.254) lavorano nella produzione di software e nella consulenza informatica. Altre 1.254 sono attive nella elaborazione dati, hosting, portali web e attività connesse.

Le imprese che utilizzano l’AI. Secondo le stime sono 4.542 di cui ben 4.462 sono micro e piccole imprese. Il 13,1 per cento delle imprese che utilizzano tecnologie legate all’intelligenza artificiale (Excelsior Unioncamere) ha assunto nuovo personale o prevede di farlo entro sei mesi.

Le risorse umane sono il fattore chiave per introdurre l’IA e da parte delle imprese emerge il fabbisogno di informazione e formazione.

«A frenare l’assunzione di nuove figure professionali con competenze digitali elevate da parte delle imprese artigiane e delle micro e piccole imprese marchigiane – hanno affermato i presidenti di Confartigianato Marche Moira Amaranti e di Cna Marche Paolo Silenzi – c’è la difficile reperibilità di questi lavoratori. Su 10.650 richieste di assunzione ben 6.490 sono i lavoratori difficili da reperire, pari al 60,9 per cento. In artigianato su 2.530 figure specializzate nelle competenze digitali avanzate, non se ne trovano 1.690 pari al 66,8 per cento, due lavoratori su tre».

L’indagine

Confartigianato Marche e Cna Marche, con la collaborazione dell’Università Politecnica della Marche, hanno realizzato una indagine su un campione rappresentativo di micro e piccole imprese. Lo studio è finalizzato a delineare le competenze digitali e la conoscenza dell’intelligenza artificiale benefici e problemi, ruolo delle istituzioni e delle associazioni di categoria nel sostenere le aziende orientate al digitale e all’utilizzo dell’AI.

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I risultati dell’indagine sono stati illustrati dal professor Gian Luca Gregori. Il 59,7 per cento degli intervistati ritiene l’intelligenza artificiale uno strumento utile per migliorare l’attività aziendale.

Il 59,4 per cento ha dichiarato di avere un basso livello di conoscenza mentre per il 42,7 per cento, pensa che queste tecnologie non avranno alcun impatto sulla loro impresa.

Secondo gli intervistati il principale beneficio nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale risiede nel miglioramento della produttività e nell’efficienza dei processi aziendali. L’IA viene utilizzata, in particolare per generare linguaggio scritto o parlato, per l’automatizzazione dei flussi di lavoro.

Il 16,7 per cento del campione ha dichiarato la presenza di specialisti ICT all’interno dell’azienda, il 19 per cento negli ultimi dodici mesi ha fatto formazione per aggiornare le competenze ICT degli addetti.

Gli ostacoli all’uso dell’AI? La necessità di assistenza per formare gli addetti è citata dal 47,6 per cento degli intervistati. Per il 40,5 per cento servono finanziamenti e incentivi fiscali.

L’adozione dell’IA è un’opportunità per valorizzare le peculiarità e rafforzarne la competitività delle piccole imprese in un contesto di mercato sempre più digitale e interconnesso.

«Il passaggio dalla consultazione all’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle micro e piccole imprese – ha detto il prof. Gian Luca Gregori – è un processo complesso, ma possibile. Richiede tempo, visione strategica, accompagnamento e un ecosistema favorevole. La sfida, oggi, è costruire percorsi di innovazione inclusiva, su misura delle PMI, capaci di trasformare la tecnologia in valore reale e duraturo».

«Le Marche – ha sottolineato il Presidente Francesco Acquaroli – sono la prima regione d’Italia per percentuale di start-up innovative. Un dato molto importante che testimonia l’impegno messo in campo in questi anni e la capacità dell’Università di collaborare con il tessuto produttivo. Il Presidente ha poi ricordato i tanti bandi per il sostegno all’economia, per l’accesso al credito, per ricerca e sviluppo, per l’internazionalizzazione che porta nel mondo la nostra eccellenza».

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