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Bollette: le Pmi italiane pagano quasi il doppio delle grandi imprese


Bollette: le piccole imprese italiane pagano quasi il doppio dell’energia rispetto alle grandi. A comunicarlo è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che mette in luce una situazione che rischia di diventare insostenibile: in Italia, le micro e piccole imprese pagano energia elettrica e gas a costi più elevati rispetto alle grandi industrie. Nel 2024, scendendo nel dettaglio, le bollette gas business per le PMI hanno raggiunto una media di 99,5 euro al Megawatt-ora, contro i 47,9 euro pagati dalle grandi realtà. Una differenza che si traduce in costi praticamente doppi. Il divario è comunque ampio anche per quanto riguarda le bollette luce business: 218,2 euro al MWh per le piccole imprese, contro i 140,4 euro sborsati dalle grandi.

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Luce e gas: differenze di costo tra Pmi e aziende di grandi dimensioni

Questo squilibrio – sottolinea l’analisi – non è un’anomalia momentanea, ma un fenomeno strutturale che si è accentuato negli ultimi anni, soprattutto a partire dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, che ha contribuito a far impennare i prezzi delle materie prime energetiche. Ma già prima del conflitto le Pmi italiane erano penalizzate da un sistema tariffario a favore delle aziende energivore di grandi dimensioni. A soffrire maggiormente, infatti, sono i piccoli consumatori: artigiani, commercianti, esercenti e microimprenditori, che operano spesso in modo individuale o con pochissimi collaboratori. Per loro l’energia non è solo una voce di spesa crescente, ma un peso economico che incide profondamente sulla sostenibilità dell’attività. 

Difficile l’accesso delle Pmi a condizioni agevolate sulle bollette

Le componenti fisse della bolletta – come trasporto, oneri di sistema, accise e tasse – rappresentano fino al 40% del costo complessivo, contro il 17% circa che pesa sulle grandi imprese. A differenza delle aziende maggiori, che acquistano energia in grandi volumi e possono negoziare tariffe vantaggiose e accedere a contratti a lungo termine, le Pmi ne comprano meno e la pagano al prezzo di mercato, con scarsa possibilità di trattativa e forte esposizione alla volatilità dei prezzi. Inoltre, queste realtà non rientrano quasi mai nelle categorie agevolate che beneficiano di sconti su accise e oneri. Le ‘‘big’’ energivore possono invece contare su agevolazioni previste per legge, mentre le Pmi non ne hanno accesso, pur rappresentando la base produttiva del Paese.

Pmi italiane: l’ampio svantaggio rispetto alla concorrenza Ue

In Italia, il 98% delle imprese è costituito da realtà con meno di 20 addetti, che occupano circa il 60% degli addetti nel privato. Questo rende l’Italia un caso unico in Europa: in nessun altro Paese le Pmi hanno un peso così rilevante nell’economia nazionale. Eppure, proprio queste realtà sono le più penalizzate, come emerge dal confronto con i partner europei: mentre le grandi imprese nostrane pagano il gas meno che in Germania, le Pmi italiane sostengono costi superiori a quelli di quasi tutti i Paesi Ue, con l’eccezione della Francia. L’effetto combinato di bollette elevate e marginalità ridotte sta mettendo in crisi interi settori e distretti produttivi: dal vetro di Murano alla ceramica di Sassuolo, dalla meccanica di Lecco al cartario di Lucca. 

2,4 milioni di famiglie in povertà energetica 

Queste aree, veri motori dell’export e dell’economia locale, rischiano di rallentare bruscamente se questi costi continueranno a pesare in modo sproporzionato. La crisi, però, non colpisce solo il mondo produttivo, ma riguarda anche l’energia elettrica per le famiglie. Secondo gli esperti, oltre 5,3 milioni di italiani (circa 2,4 milioni di famiglie) vivono oggi in condizioni di povertà energetica. Sono persone che non riescono a riscaldare adeguatamente la casa in inverno, a rinfrescarla in estate o ad accendere normalmente gli elettrodomestici di base. Le regioni più colpite sono nel Sud: Calabria, Basilicata, Molise, Puglia e Sicilia. Il profilo più ricorrente di persona in povertà energetica è quella del disoccupato, del pensionato solo, oppure del lavoratore autonomo che fatica a far quadrare i conti.



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