La ricostruzione dell’Ucraina «deve iniziare anche mentre la guerra è ancora in corso: sono tante le necessità di cui la popolazione ha bisogno, in primis il popolo ucraino non può essere privato di infrastrutture fondamentali, come le reti elettriche, per andare avanti nella propria vita quotidiana». Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha aperto i lavori della Conferenza sulla ripresa dell’Ucraina al convention center La Nuvola a Roma.
L’Italia ha «voluto fortemente ospitare questa conferenza perché vuole mandare un chiaro messaggio: l’Ucraina non è da sola e l’Italia vuole dare un concreto e tangibile sostegno all’Ucraina, e giocare un ruolo chiave» ha ribadito il titolare della Farnesina. «Tutti insieme possiamo fare molto», ha detto rivolgendosi alle 100 delegazioni ufficiali, 40 organizzazioni internazionali ma soprattutto 2.000 imprese, di cui 500 italiane, presenti.
L’appello di Meloni alle imprese
La premier Giorgia Meloni si è rivolta soprattutto agli imprenditori: «Il sistema Italia può fare la differenza» per la ricostruzione dell’Ucraina. «Non abbiate paura, investire non è un azzardo, ma è un investimento in una Nazione che ha mostrato resilienza, è investimento su pace, sulla sicurezza dei nostri cittadini e sull’Europa intera». Certo, ha precisato la presidente, «il cammino della ricostruzione dell’Ucraina non sarà facile, e sarà pieno di insidie, ma anche pieno di opportunità». Ecco perché, come «già scritto nella dichiarazione dei ministri delle Finanze del G7, noi vogliamo evitare che della ricostruzione possano beneficiare anche quelle entità che hanno contribuito a finanziare la macchina da guerra russa».
In particolare la premier si è detta «felice di annunciare il contributo determinante dell’Italia alla nascita di un nuovo fondo Equity a livello europeo».
Nasce il fondo Equity Ue per la ricostruzione
A spiegare il meccanismo è stata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: Lo European Flagship Fund for the Reconstruction è «il più grande fondo azionario a livello mondiale a sostegno della ricostruzione, facendo leva «sul denaro pubblico per attrarre investimenti su larga scala dal settore privato e massimizzare le sinergie con gli operatori di mercato esistenti per contribuire alla ricostruzione del Paese», partendo dai comparti di «energia, trasporti, materie prime essenziali e industrie a duplice uso». L’Italia, la Germania, la Francia, la Polonia e la Commissione Ue – attraverso Banca europea per gli Investimenti – sono gli attori «che stanno costruendo insieme il Fondo» ma «confido che altri vorranno unirsi». Il capitale iniziale è di 220 milioni di euro ma il Fondo mira a mobilitare 500 milioni di euro entro il 2026 – con un’ulteriore raccolta di fondi prevista al migliorare delle condizioni di sicurezza.
La presidente dell’esecutivo Ue ha ribadito che «ora più che mai, l’Ucraina può contare sull’Europa. La nostra solidarietà continua su tutti i fronti: militare, finanziario e politico». L’Europa «è stata ed è il principale donatore dell’Ucraina con quasi 165 miliardi di euro di sostegno e solo quest’anno copriremo l’84% del finanziamento esterno necessario». In questo ambito «posso annunciare un pagamento di 1 miliardo di euro a titolo di sostegno macrofinanziario, nonché un pagamento di oltre 3 miliardi di euro a titolo dell’Ukraine Facility», ha aggiunto von der Leyen.
Nondimeno la Commissione ha annunciato un pacchetto di accordi (circa 200) da 2,3 miliardi di euro sottoscritti con istituzioni finanziarie pubbliche internazionali e bilaterali che dovrebbero riuscire a mobilitare 10 miliardi di investimenti in Ucraina. Nel dettaglio si tratta di: 500 milioni di euro in garanzie e sovvenzioni per aiutare le piccole imprese ucraine, comprese le start-up e quelle che impiegano veterani e sfollati; 600 milioni di euro per progetti su larga scala del settore privato in settori chiave come l’energia, i trasporti e la produzione; 520 milioni di euro per le infrastrutture municipali nelle aree colpite dalla guerra, tra cui sanità, mobilità urbana e alloggi; 265 milioni di euro per stabilizzare la rete energetica ucraina, ricostruire la capacità di energia rinnovabile e migliorare l’efficienza energetica; 310 milioni di euro per riparare e ricostruire le infrastrutture critiche, compresi alloggi, ospedali e strutture mediche.
Se si considerano anche i contratti firmati dalle imprese alla Conferenza, il pacchetto di aiuti complessivamente garantito all’Ucraina tocca quota 15 miliardi di euro.
Una vittoria per Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la Plenaria della Conferenza di Roma ha riconosciuto il «constante e importante» sostegno dell’Ue e che la creazione del Fondo può essere vista come una risposta alla richiesta ucraina di un «Piano Marshall per la ricostruzione dell’Ucraina». Però intanto Zelensky nell’immediato ribadisce che «dobbiamo fermare i droni e i missili russi e questo vuol dire che servono più investimenti nelle capacità di fermare questi armamenti».
Detto fatto: a margine della conferenza di Roma il governo britannico e quello ucraino hanno siglato laccordo, annunciato tempo fa da Londra, per la consegna di 5.000 nuovi missili di difesa anti-aerea modello Thales a Kiev. Nondimeno confermato l’impegno britannico – già noto – di fornire aiuti a Kiev nel 2025 per altri 283 milioni di sterline.
Anche perché, ha spiegato Zelensky, «la Russia non si sta preparando per la pace e in questo momento tutti ce ne rendiamo conto. L’abbiamo capito, lo vediamo. Putin ha rifiutato qualsiasi progetto di proposta per la pace. E invece c’è di nuovo un’ennesima escalation del livello di violenza».
Sulla stessa linea di pensiero, nella conferenza al termine del bilaterale con il presidente Zelensky, la premier ha ribadito che dalla «Russia non riscontriamo disponibilità su nulla per questo continueremo a supportare Kiev e a sanzionare Mosca». Nell’ottica del lavoro comune per la pace è un «segnale importante – secondo Meloni – che gli Stati Uniti (attraverso l’inviato statunitense per l’Ucraina, Keith Kellog) parteciperanno alla riunione della coalizione dei volenterosi», insieme a circa 30 alleati tra cui primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese, Emmanuel Macron. Il messaggio è chiaro: «Continuiamo a lavorare in un fronte unito per la sicurezza dell’Ucraina».
L’impegno italiano a Odessa
Guardando nello specifico agli impegni già messi in atto dall’Italia, la premier ha voluto ricordare, durante le dichiarazioni congiunte con il presente Zelensky alla stampa, «il lavoro che stiamo facendo, anche per la sua valenza simbolica, umanitaria, per costruire la nuova ala dell’ospedale pediatrico di Odessa».
Il sostegno «a 360 gradi dell’Italia all’Ucraina si concretizzerà ora anche attraverso la cooperazione tra industrie della difesa» ha concluso Meloni.
Inoltre, sono specificamente dedicate alla città e alla regione di Odessa, sulla quale l’Italia ha assunto il patronato, due convenzioni (siglate dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e dal ministro per lo Sviluppo, le comunità e la ricostruzione dei territori dell’Ucraina, Oleksii Kuleba): una per il «Restauro e conservazione degli edifici del patrimonio culturale» ed una per «il miglioramento dei sistemi e delle pratiche di irrigazione nella regione».
Dal Mef 50 milioni per beni essenziali per l’Ucraina
Il portarsi del «tragico conflitto in Ucraina ci costringe a mantenere, o addirittura intensificare, i nostri sforzi perché non possiamo escludere, in questa fase, la necessità di ulteriori fabbisogni finanziari il prossimo anno» ma non c’è dubbio, ha rassicurato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, «il G7 e l’Unione Europea continueranno a svolgere un ruolo chiave nel finanziamento dell’economia ucraina». E le porte per beneficiare della ricostruzione dell’Ucraina restano chiuse «ai Paesi o alle entità che abbiano finanziato o comunque foraggiato la macchina da guerra russa», ammonisce il titolare del Mef.
Concretamente servirà un’azione coordinata e un «impiego di risorse da parte del settore pubblico, privato, nazionale e internazionale». Ecco che intanto l’Italia si sta muovendo. Il ministero dell’Economia e delle Finanze intende partecipare ad un accordo governativo (G2G) con l’Ucraina, per l’ammontare di 50 milioni di euro. Tale finanziamento, ha spiegato Giorgetti, «consentirà l’acquisto di beni e servizi ritenuti essenziali alla ricostruzione, con il duplice obiettivo di contribuire alle necessità più pressanti del Paese e allo stesso tempo dare sostegno alle eccellenze italiane nei settori nei quali sono in grado di offrire esperienza e soluzioni di qualità».
Nondimeno «è nostra intenzione – ha continuato il numero uno del Mef – contribuire con 100 milioni di euro al Programma ERA (Economic Resilience Action) di IFC (International Finance Corporation), parte del Gruppo Banca Mondiale», per sostenere in primis lo sviluppo del settore privato ucraino.
E ancora l’Italia verso altri 10 milioni di euro per la realizzazione di un progetto della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) nel settore agroalimentare. In questo caso, il programma ha lo scopo di «modernizzare l’industria agroalimentare ucraina, facilitandone al contempo l’integrazione nelle catene di valore globali». Tutte queste iniziative, ha sottolineato Giorgetti, «verranno finanziate con nuove risorse a dono, con la chiara intenzione di non pesare ulteriormente sul bilancio pubblico ucraino».
Inoltre uno dei capisaldi per una ricostruzione efficace e sostenibile secondo l’Italia è la cooperazione tecnica. Ed è a questo scopo che intendiamo contribuire con 1,5-2 milioni di euro all’iniziativa First, anche questa di Bers, per la creazione di un «fondo di cooperazione per la preparazione dei progetti con risorse a valere su un fondo bilaterale detenuto dall’Italia presso la banca».
Le garanzie per le imprese italiane
Allo stesso tempo, il governo italiano sai sta muovendo per sostenere concretamente il sistema produttivo nazionale a supporto della ripresa, ricostruzione e moderniazzazione dell’Ucraina.
Nel corso della riunione con i 500 rappresentanti delle aziende italiane presenti ai lavori dell’evento a Roma, il vice premier Tajani ha annunciato che Simest attiverà un plafond di 300 milioni di euro per il credito alle esportazioni, a valere sul fondo dedicato della Farnesina, a supporto della competitività delle imprese italiane coinvolte nella ripresa dell’Ucraina. Inoltre, Cassa Depositi e Prestiti, Sace e Simest hanno firmato un Memorandum d’intesa con il ministero dell’Economia ucraino per cooperare a sostegno del recupero e dello sviluppo dell’economia ucraina, individuando le esigenze ed i settori prioritari.
Gli accordi siglati tra Italia e Ucraina
Sace ha inoltre firmato tre accordi a sostegno dell’Ucraina con il ministero dell’Economia ucraino, il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI, parte del Gruppo Bei) e Ukreximbank (State Export Import Bank of Ukraine),
Da non scordare poi la sigla apposta dal ministro Tajani e dal ministro per lo Sviluppo, le comunità e la ricostruzione dei territori dell’Ucraina, Oleksii Kuleba, sulla «dichiarazione d’intenti» tra Italia, Ucraina e Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (Ceb) per un finanziamento aggiuntivo del progetto «Home: Compensation for Destroyed Residential Properties». Nonché la doppia firma sul memorandum sulla promozione di «strumenti finanziari» a sostegno della ricostruzione dell’Ucraina.
E ancora in ambito finanziario, la Banca d’Italia e la Banca Nazionale dell’Ucraina hanno siglato un memorandum d’intesa (rispettivamente il dg Luigi Federico Signorini e il governatore Andriy Pyshnyy) per rafforzare le relazioni già esistenti e mantenere un dialogo a livello tecnico attraverso consultazioni scritte, comunicazioni online, visite di studio, corsi di formazione in presenza e da remoto.
Dalle Fondazione di origine bancaria italiane, coordinate da Acri, viene stanziato 1 milione di euro per il progetto «Youth Spaces 12-21», promosso dalla Olena Zelenska Foundation (fondata dalla moglie del presidente ucraino ndr) e dedicato al benessere psicosociale degli adolescenti e dei giovani in Ucraina. Nei prossimi mesi dorebbe essere inaugurato un primo spazio nella città di Kryvyi Rih, nell’Ucraina orientale.
Prendendo invece in considerazione le singole imprese, sono da segnalare accordi nei settori maggiormente danneggiati in Ucraina e quindi maggiormente sotto i riflettori per gli investitori.
A livello di infrastrutture, Mermec ha sottoscritto un accordo di Partnership Strategica con Impulse per lo sviluppo di sistemi per la sicurezza ferroviaria in Ucraina, con l’obiettivo di uniformeare la rete ferroviaria ucraina con quella europea.
Quanto all’energia, Snam ha firmato un memorandum di cooperazione con Gas Transmission System Operator of Ukraine (GTSOU) – operatore del sistema di trasporto del gas naturale in Ucraina e verso i Paesi dell’Unione Europea – con l’obiettivo di consolidare la sinergia tra i mercati del gas ucraino e italiano, rafforzare la sicurezza energetica, l’integrazione regionale e la sostenibilità nel lungo periodo.
E nello stesso settore, Terna ha sottoscritto un MoU di tre anni con Npc Ukrenergo, il Transmission System Operator ucraino, per favorire lo scambio di esperienze e tecnologie avanzate nella gestione dei sistemi elettrici di trasmissione. (riproduzione riservata)
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