Conto e carta

difficile da pignorare

 

Dazi al 10% e dollaro debole: quanto costano al Made in Italy? I numeri settore per settore


di
Valentina Iorio

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

A fotografare la situazione è una stima del Centro studi di Confindustria. Il settore che rischia di pagare il prezzo più alto è quello dei macchinari e degli impianti che potrebbe perdere 3,3 miliardi di euro

Dazi al 10%, considerati il possibile punto di caduta della trattativa tra Bruxelles e Washington, sommati agli effetti della svalutazione del dollaro, comporterebbero una perdita di 20 miliardi (tra calo dell’export e mancata crescita rispetto a un contesto senza dazi) per l’industria italiana e di mezzo punto percentuale di Pil entro il 2026. 

Le conseguenze dai macchinari all’alimentare

Il settore che rischia di pagare il prezzo più alto è quello dei macchinari e degli impianti che potrebbe perdere 3,3 miliardi di euro, seguito dall’automotive (- 1,7 miliardi), dai metalli di base (-1,6 miliardi) e dalla farmaceutica (quasi -1,5 miliardi). Mentre per l’industria alimentare la perdita stimata è di 1,4 miliardi, a cui si aggiungono altri 841 milioni in meno per quella delle bevande. A fotografare la situazione è una stima del Centro studi di Confindustria, che tiene conto di un deprezzamento del dollaro sull’euro del 10% a inizio luglio rispetto alla media 2024 e dell’effetto delle tariffe già in essere: 50% su acciaio e alluminio, 25% su auto e componenti e 10% sugli altri prodotti, tranne quelli esenti per ora da tariffe come i farmaci.




















































Gli effetti sulla produzione

La contrazione dell’export avrebbe ricadute anche sulla produzione. Il calo complessivo stimato è dell’1,4%. Per l’industria italiana dell’auto, già in difficoltà per la transizione all’elettrico e l’avanzata dei concorrenti cinesi, a fronte di una contrazione dell’export del 7,1% per effetto dei dazi e del dollaro debole, si stima un’ulteriore calo della produzione del 4,2%. Tra le conseguenze ci sarebbe anche una diminuzione degli investimenti produttivi, soprattutto in macchinari, dello 0,4%.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Il rischio delocalizzazione

«L’export è la locomotiva italiana. Su un saldo commerciale con gli Stati Uniti, che lo scorso anno si è attestato sui 39 miliardi di euro, una perdita di 20 miliardi rischia di avere un pesante contraccolpo», avverte Lucia Aleotti, vice presidente di Confindustria. «La cosa che ci preoccupa di più nel medio termine è il rischio di delocalizzazione negli Usa», aggiunge, ricordando che investire in Europa è sempre meno attrattivo. 

Investimenti esteri in calo nell’Ue

«Fino al 2018 l’Ue era leader mondiale per investimenti esteri, con una media di 365 miliardi di dollari l’anno, vale a dire un miliardo al giorno — ricorda Aleotti — . Da allora c’è stato un crollo, ora siamo intorno ai 110 miliardi di dollari l’anno in media. Gli Stati Uniti sono stabilmente al primo posto e la Cina è cresciuta tantissimo». 

Recuperare competitività

Per recuperare competitività è necessaria una svolta, a maggior ragione in questo contesto di incertezza legata ai dazi. «È fondamentale aprire al Mercosur, proteggere le imprese dal rischio di dumping dell’export cinese — conclude la vice presidente — . Ma soprattutto servono politiche che stimolino gli investimenti per rendere le imprese capaci di volare. Siamo in un’epoca in cui gli Usa, così come la Cina, vogliono attrarre la nostra base produttiva che garantisce il nostro modello sociale: non ci si può accontentare di vivacchiare»»


Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

10 luglio 2025

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Source link

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura