A poco più di un anno dalla scadenza fissata per la conclusione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) pubblichiamo la terza edizione del rapporto civico di monitoraggio realizzato in collaborazione con il Forum nazionale del Terzo settore. Si tratta di un rapporto con cui proseguiamo il lavoro iniziato nel 2023, volto ad analizzare gli sviluppi, le promesse e le difficoltà di uno degli strumenti più rilevanti delle politiche pubbliche degli ultimi decenni in Italia.
In questa terza edizione lo stato dell’arte delle misure che interessano il terzo settore.
Al centro dell’indagine non c’è solo una panoramica sullo stato di attuazione del piano – soprattutto il suo impatto nell’ambito della coesione sociale – ma anche un primo tentativo, sulla base dei dati disponibili, di valutare l’effettiva partecipazione del mondo del Terzo settore.
Nel dossier abbiamo raccontato attraverso le analisi e dati di dettaglio a che punto è il Pnrr, nelle misure che coinvolgono il terzo settore e in riferimento ai soggetti che lavorano nel comparto. Nel documento presentiamo anche alcuni focus tematici rispetto a investimenti del piano che riguardano le persone vulnerabili, quelle senza fissa dimora, il diritto all’abitare, il piano asili nido e le scuole dell’infanzia.
L’analisi restituisce un quadro complesso, segnato da luci e ombre. Da un lato, sono emersi segnali incoraggianti: come un significativo miglioramento della disponibilità e accessibilità dei dati. Dall’altro, rimangono ritardi sostanziali nella spesa, criticità nei meccanismi di attuazione, e, soprattutto, una difficoltà sistemica nel riconoscere agli enti del terzo settore (Ets) un ruolo pieno e strutturale nel processo trasformativo del piano.
I dati sui progetti
Rispetto alle due edizioni precedenti del report, sono stati fatti dei passi in avanti sulla trasparenza e sulla disponibilità dei dati. Oggi abbiamo a disposizione informazioni di dettaglio su oltre 284mila progetti finanziati dal Pnrr per un valore totale di circa 172 miliardi di euro. Sebbene l’impegno da parte delle istituzioni preposte alla pubblicazione di questi dati sia apprezzabile, rimangono delle criticità.
Infatti per ben 25 misure, pari a circa 32,6 miliardi di euro, non risultano disponibili informazioni di dettaglio sui progetti finanziati. In alcuni casi questa opacità è legata al fatto che le risorse non sono ancora state assegnate. In altri si tratta di vere e proprie lacune informative.
Fatta questa premessa, per quanto riguarda la distribuzione dei progetti nei diversi territori, possiamo osservare che la maggior parte si trova in Lombardia (42.561 interventi). Seguono Campania (25.483), Veneto (24.827) e Piemonte (22.614). Queste regioni sono anche quelle che ricevono la maggior quota di finanziamenti Pnrr.
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FONTE: elaborazione Openpolis – Forum nazionale del Terzo Settore su dati Italia domani
(ultimo aggiornamento: lunedì 31 Marzo 2025)
Da notare che, sulla base delle informazioni disponibili, la clausola che prevede una riserva minima del 40% di risorse del Pnrr da destinare al mezzogiorno è sostanzialmente rispettata.
39,8% la quota di risorse Pnrr destinate al mezzogiorno al 31 marzo 2025.
Com’è evidente, il dato fatica a raggiungere la soglia minima prevista. Inoltre se è vero che osservando il piano nel suo complesso l’obiettivo è raggiunto, andando ad analizzare singoli casi si notano delle significative differenze da una misura all’altra. Questo non è attribuibile – o almeno non sempre – a una volontà politica. Spesso di tratta di difficoltà incontrate dagli enti meridionali nel presentare proposte di qualità sufficiente per essere ammesse al finanziamento.
Lo stato di avanzamento finanziario
Una delle grandi novità delle ultime pubblicazioni riguarda i dati di dettaglio sui pagamenti già effettuati per ogni singolo progetto. Sono informazioni che ci consentono di valutare in maniera più o meno accurata lo stato di avanzamento dei diversi interventi, almeno dal punto di vista finanziario. Anche in questo caso però è necessario evidenziare come risultino degli errori nel conferimento dei dati. Il più evidente riguarda quasi 5mila progetti, per i quali vengono indicate somme pagate superiori al valore totale indicato.
Nonostante i passi avanti rimangono lacune nei dati pubblicati dalle istituzioni.
Rispetto a questo aspetto vanno fatte due doverose precisazioni. La prima riguarda la natura del finanziamento. Le anomalie, infatti, sono state riscontrate per gli importi totali, compresi quelli derivanti da altre fonti di finanziamento. I dati sulle risorse relative al Pnrr invece non riportano questa criticità. La seconda riguarda l’entità dei progetti: solo in 240 casi la differenza tra pagato e finanziato è superiore ai 100mila euro. In alcuni casi, però, tale divario è eclatante. Per questo nell’analisi ci siamo focalizzati esclusivamente sui dati riguardanti i finanziamenti Pnrr.
Da questo punto di vista possiamo osservare che tutti i territori si trovano ben al di sotto del 50% di pagamenti già effettuati rispetto al valore del finanziamento Pnrr ricevuto. La regione dove gli interventi sono più avanzati risulta essere il Veneto con il 35%. Seguono Trentino-Alto Adige (29%), Lombardia e Toscana (24%) e Liguria (23%). Più in difficoltà nella realizzazione degli interventi invece le regioni del mezzogiorno. Fatta eccezione per la Valle d’Aosta infatti sono tutte meridionali le aree del paese con la quota di pagamenti effettuati più bassa. Si tratta della Calabria (13%), della Sicilia (15%), della Sardegna (16%), del Molise e della Campania (18%).
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FONTE: elaborazione Openpolis – Forum nazionale del Terzo Settore su dati Italia domani
(ultimo aggiornamento: lunedì 31 Marzo 2025)
Questi dati ci confermano come molto del lavoro sia ancora da portare a termine e che è indispensabile un’accelerazione da parte di tutti i soggetti coinvolti.
Il coinvolgimento del terzo settore
In questo scenario, il ruolo degli Enti del terzo settore (Ets) appare ancora marginale rispetto al potenziale espresso dalla loro presenza e competenza capillare nei territori. I dati indicano infatti che sono appena 4.491 i progetti attivi a cui partecipa, a vario titolo, almeno un Ets. Si tratta di un universo composito di attori – cooperative sociali, associazioni, imprese sociali, fondazioni – che operano come soggetti attuatori, aggiudicatari di gare, destinatari finali, partner di rete o intermediari. Il valore complessivo dei progetti che coinvolgono il comparto supera i 3 miliardi di euro.
3,12 mld € l’importo totale dei progetti Pnrr che vedono un coinvolgimento degli Ets.
Tuttavia, i dataset non permettono di stabilire con certezza quale quota di risorse sia effettivamente arrivata nelle casse degli enti coinvolti, rendendo parziale la lettura dell’impatto economico sul comparto.
Un dato significativo riguarda la co-progettazione, forma avanzata di partenariato pubblico-privato prevista dal Codice del Terzo Settore e riconosciuta come strumento privilegiato per costruire politiche realmente partecipate. Nel Pnrr, solo 173 interventi hanno previsto il ricorso a questa modalità, per un valore complessivo di circa 213 milioni di euro. È un numero ancora esiguo, che conferma come la cultura della collaborazione tra amministrazioni e Terzo Settore fatichi ad affermarsi, nonostante le potenzialità dimostrate.
Le co-progettazioni previste si concentrano in particolare sulle misure a favore delle persone vulnerabili, dei senza dimora e delle persone con disabilità, settori in cui il contributo degli Ets è storicamente molto importante.
La necessità di un’accelerazione
Anche altri organismi autorevoli, tra cui la Corte dei conti nella sua ultima relazione semestrale, hanno confermato molte delle criticità evidenziate nel report. La Corte, in particolare, ha sottolineato come, nel 2024, la spesa sia stata pari a circa 19 miliardi di euro, cioè meno della metà di quanto programmato. Ha evidenziato inoltre l’inefficacia di alcune anticipazioni di liquidità, i ritardi negli iter procedurali, le difficoltà di coordinamento tra i diversi livelli istituzionali e la scarsa qualità del monitoraggio. Le missioni più in difficoltà sono proprio quelle che riguardano l’inclusione sociale e la salute, ossia i settori nei quali il contributo del Terzo Settore sarebbe più strategico.
Nel frattempo, l’Italia ha avviato numerose revisioni del piano. Tra luglio 2023 e maggio 2025, sono state formalizzate cinque richieste di modifica, cui si aggiunge una sesta in fase avanzata. Il numero di milestone e target è passato da 527 a 621, con una forte concentrazione delle scadenze nel biennio finale. L’inclusione della missione 7 (REPowerEU), il definanziamento di alcune misure e il potenziamento di altre, hanno trasformato progressivamente la struttura del Pnrr, con impatti anche sulle modalità di coinvolgimento degli attori sociali.
È necessario che il Pnrr lasci al Paese un’eredita che riesca a trasformare i territori.
A fronte di queste trasformazioni, il Forum Terzo Settore rinnova l’appello per una governance più inclusiva, capace di valorizzare la dimensione territoriale, la prossimità e l’innovazione sociale di cui gli Ets sono portatori. Il rischio infatti è che il Pnrr si esaurisca in una somma di opere e adempimenti, senza lasciare un’eredità trasformativa. Occorre invece restituire al piano il suo senso originario: essere una leva per una crescita equa, sostenibile e partecipata.
I prossimi mesi saranno decisivi. È ancora possibile recuperare il ritardo accumulato, ma solo a condizione di una forte accelerazione nella spesa, accompagnata da un cambio di passo nella qualità dei processi.
In questo percorso, il Terzo settore si propone non solo come attuatore, ma come co-artefice di politiche pubbliche più giuste, efficaci e radicate nei bisogni reali delle persone e dei territori.
Foto: by Sunny Studio
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