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L’assalto della destra ai progetti «Life» delle Ong ecologiste. La sponda del Ppe


L’attacco dei gruppi politici di destra contro le Organizzazioni non governative ambientaliste ha rappresentato una costante di questo primo anno di legislatura al Parlamento europeo. In realtà precedenti si erano manifestati anche in passato ma, non trovando sponda nel Partito Popolare Europeo, non avevano avuto molti effetti. Ora, invece, il mutato orientamento della Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e del Ppe, che si stanno praticamente rimangiando tutto quanto proposto e votato nell’ambito del Green Deal, sta aprendo nuovi fronti, compreso quello contro il Life, uno dei programmi finanziari «storici» della Commissione.

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Operativo dal 1992, il Life è stato essenziale nel sostenere lo sviluppo, l’attuazione e l’aggiornamento delle politiche ambientali europee, attraverso il finanziamento di migliaia di progetti che hanno favorito collaborazioni tra enti pubblici, università, imprese, aree protette e Ong, con impatti rilevanti per il benessere delle comunità coinvolte e con risultati tangibili in settori cruciali come la tutela della biodiversità, l’adattamento climatico e l’economia circolare. Diversi partiti del Parlamento europeo, tra i quali si è distinto Fratelli d’Italia, del gruppo dei Conservatori, al solo scopo di attaccare le Ong, a loro dire principali beneficiari del Life, stanno conducendo un attacco sistematico contro questo Programma arrivando a chiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta.

Richiesta respinta dall’Europarlamento, ma che, comunque, ha portato alla creazione di un gruppo di lavoro che esaminerà l’utilizzo dei fondi.
L’aver ristretto il campo di azione del gruppo di lavoro alle sole ONG la dice lunga sulla strumentalità di questa operazione che è veramente basata sul nulla perché la Commissione europea già svolge controlli estremamente rigorosi, come sanno tutti coloro che hanno partecipato e vinto (a proposito di meritocrazia) un bando LIFE.

Non sono comunque ulteriori controlli a spaventare anche perché, se si vanno a vedere i dati ufficiali, emergono alcuni aspetti molto interessanti. Nel recente convegno It’s your LIFE! Investire nella Natura e nel Clima, organizzato il 30 giugno scorso a Roma dal WWF Italia in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, è stata presentata un’analisi sul periodo 1992–2023 che mostra chiaramente l’ampiezza e la diversificazione dei beneficiari italiani del Programma LIFE: solo il 5% dei beneficiari sono ONG, mentre le imprese rappresentano il 38%, gli enti pubblici il 32%, le università il 14%, le aree protette il 6%.

Anche in termini di fondi ricevuti il quadro è altrettanto chiaro: ben il 40% è andato alle imprese, 29% agli enti pubblici, 14% alle università, 7% alle aree protette e solo il 6% alle ONG. E tra le ONG sono computate anche le associazioni di categoria. Numeri incontrovertibili che smentiscono la narrazione strumentale che dipinge il Programma LIFE come un canale privilegiato per le ONG per «imporre politiche green».

Ma non solo! Sempre dall’analisi dei dati ufficiali emerge come numerosi soggetti che hanno attaccato il Programma (uno per tutti: la solita Coldiretti!) sono stati anch’essi beneficiari di questi finanziamenti.

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Altrettanto incredibile, poi, che degli europarlamentari italiani attacchino un Programma come il LIFE di cui il nostro Paese, con ben 1.065 progetti approvati dal 1992 al 2023, risulta essere il principale beneficiario: considerata la storica difficoltà che noi italiani abbiamo ad accedere e spendere i fondi europei, è francamente bizzarro che dei parlamentari che si autodefiniscono «patrioti» vogliano azzoppare proprio uno strumento finanziario in cui l’Italia eccelle.

Non a caso nel convegno del 30 giugno rappresentanti delle istituzioni, delle università e della ricerca, delle imprese e della società civile hanno lanciato un messaggio chiaro all’Europa: rafforzare gli investimenti in natura e clima rappresenta una priorità strategica per l’Unione europea e per il nostro Paese. A pochi giorni dal 16 luglio, quando la Commissione europea presenterà la proposta per il Quadro Finanziario Pluriennale 2028–2034, che potrebbe ridefinire profondamente la natura e la dotazione del Programma LIFE, sono state moltissime le voci che si sono espresse per il suo mantenimento.

Il rischio è che il Programma venga smembrato: il sottoprogramma «natura e biodiversità» nei nuovi Piani nazionali a gestione condivisa, sottoponendo così il LIFE al controllo politico degli Stati membri, e i sottoprogrammi «clima» ed «economia circolare» nel nuovo Fondo per la Competitività, facendogli perdere la centralità ambientale.

Se questa ipotesi dovesse concretizzarsi, poi, il carattere trasversale e la sua visione globale del Programma ne uscirebbero fortemente indeboliti e con loro la capacità dell’Unione europea di consolidare gli investimenti per una giusta transizione ecologica capace generare miglioramenti ambientali, sicurezza per i cittadini e competitività sostenibile per le imprese.

*Responsabile Affari Legali e Istituzionali WWF Italia



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