L’Europa sta progettando il suo caccia da guerra di ultima generazione, un obiettivo che però rischia di saltare a causa di uno scontro tra Francia e Germania, su chi deve guidare il progetto
Il piano per sviluppare il jet da combattimento noto come Fcas (Future Combat Air System), sta traballando per le crescenti tensioni tra i partner industriali coinvolti. In particolare, la francese Dassault Aviation reclama un ruolo guida nel programma che include anche Airbus Sa e la spagnola Indra. Una posizione che Airbus Sa (azienda a partecipazione anche tedesca) contesta, accusando la casa francese di voler alterare l’equilibrio dei compiti concordato.
Il successore dell’Eurofighter
Il programma Fcas è pensato come successore dell’Eurofighter, sviluppato da Airbus insieme a Bae Systems e all’italiana Leonardo. Dassault aveva preso parte alle prime fasi dell’Eurofighter negli anni Ottanta, ma si era poi ritirata per costruire da sola il Rafale, diventato poi l’orgoglio dell’aviazione militare francese.
Il nuovo tentativo di lavorare insieme sta ora scricchiolando, e le preoccupazioni sono state messe nero su bianco dalla Bdli, la lobby tedesca dell’aerospazio, in un memo interno diffuso all’inizio del mese.
“A causa della rivendicazione unilaterale e non cooperativa di una singola azienda, l’obiettivo di sviluppare un programma europeo comune per un caccia da combattimento non è più ugualmente accessibile a tutte le nazioni e quindi il progetto perde il suo scopo”, afferma il documento della lobby che rappresenta circa 260 aziende, da Airbus a Rheinmetall, che operano nei settori dell’aviazione civile, della difesa, della sicurezza e dello spazio, accusando Dassault di voler accentrare troppo potere.
“Il desiderio ora chiaramente espresso da Dassault di essere responsabile dell’architettura del sistema e di avere l’autorità esclusiva di progettazione per il Next Generation Fighter non è più compatibile, a nostro avviso, con l’idea di cooperazione, ma riflette piuttosto lo spirito di una spinta unilaterale al dominio”, attacca il documento.
Secondo il blog militare tedesco Hartpunkt, Dassault avrebbe chiesto l’80 per cento delle attività del programma e il governo francese sosterrebbe tale richiesta. “Ci sono accordi intergovernativi validi tra le nazioni per lo sviluppo, che forniscono il quadro vincolante per il governo tedesco per la partecipazione tedesca”, ha ribattuto un portavoce del Ministero della Difesa di Berlino, parlando con Bloomberg.
Scontro aperto al Salone di Parigi
Le tensioni hanno raggiunto l’apice lo scorso mese durante il Paris Air Show. Michael Schoellhorn, responsabile di Airbus Defense and Space, ha criticato pubblicamente il tentativo francese di rinegoziare un accordo che, a suo dire, era stato “accuratamente elaborato” tra i vari partner.
Dall’altra parte, l’amministratore delegato di Dassault, Eric Trappier, ha riaffermato la pretesa di una posizione di leadership nel progetto, facendo leva sull’esperienza maturata con il jet Rafale. Il Ceo ha poi ventilato la ipotesi di una rottura, facendo capire che se non si troverà un’intesa accettabile, Dassault potrebbe portare avanti il progetto in autonomia, proprio come fece con il Rafale, mettendo in discussione la sopravvivenza stessa dell’Fcas.
Vertice franco-tedesco
E per risolvere la diatriba sono pronti a entrare in campo i pezzi da novanta. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente francese Emmanuel Macron cercheranno di sedare il battibecco quando si incontreranno per consultazioni di alto profilo a Berlino alla fine del mese. L’incontro tra i due leader è previsto per la settimana del 21 luglio, prima dei colloqui ministeriali tra i due governi, ma l’attrito sul jet Future Combat Air System sarebbe passato in cima all’agenda.
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