Il rilancio sull’Offerta Pubblica di Scambio da parte di BPER, con l’aggiunta di 1 euro in contanti per ogni azione di Banca Popolare di Sondrio, ha migliorato i termini dell’operazione ma non ha dissipato le perplessità. Lo ha confermato il direttore generale Mario Alberto Pedranzini in un’intervista rilasciata a Class CNBC. “Il rilancio di 1 euro è indubbiamente un miglioramento e quindi è stato valutato positivamente”, ha dichiarato Pedranzini. “Tuttavia, il mercato – e anche noi – si attendeva qualcosa in più. Molti investitori speravano in un rilancio più significativo, di almeno 1,5 euro. L’offerta resta una decisione individuale, ma questa aspettativa era piuttosto diffusa”.
Oltre al tema valutativo, Pedranzini ha posto l’attenzione sull’assenza di un disegno industriale condiviso tra le due banche: “I rischi di execution ci sono sempre, ma qui sono aumentati proprio perché non esiste un piano comune. In un’operazione concordata si lavora assieme per valorizzare al meglio l’integrazione, si costruisce un percorso. Qui, invece, è tutto da inventare. E questo implica inevitabilmente uno sforzo maggiore”.
“Dimostrato che si può crescere stand alone”
Pedranzini ha poi difeso il modello di crescita autonoma che ha caratterizzato la storia della Popolare di Sondrio. “Io ci vado a nozze quando si parla di ‘stand alone’. In tanti anni non abbiamo mai fatto operazioni di M&A, eppure da piccola banca popolare siamo diventati una banca di sistema. Abbiamo affrontato anche anni difficili con prudenza, ma producendo sempre utili e mantenendo solidi tutti gli indicatori patrimoniali”.
Pur riconoscendo la logica industriale delle aggregazioni, Pedranzini invita a non mitizzarne automaticamente gli effetti: “Capisco i vantaggi delle economie di scala, ma so anche che esistono diseconomie e dissenergie. I matrimoni, nella vita come nel mondo bancario, si fanno con chi offre garanzie credibili. E questo vale anche per il futuro”.
Il terzo polo? Tutto da dimostrare
Sui numeri dell’eventuale terzo polo bancario italiano, il direttore generale si mostra cauto. “2000 sportelli, 16 miliardi: numeri importanti, certo. Ma Unicredit e Intesa Sanpaolo giocano un’altra partita, europea. Il terzo polo è tutto da costruire. Mi chiedo: Popolare di Sondrio, all’interno di quella realtà, produrrà davvero più valore di quanto già non faccia da sola?”.
E lancia una riflessione critica: “Oggi si ripete spesso che bisogna aggregarsi per essere più grandi, più resilienti. Ma questi sono slogan. Noi in questi anni abbiamo dimostrato che si può essere solidi anche senza diventare giganti. Quel che conta è guidare le aziende con serietà, visione e rispetto del territorio”.
Titolo in forte crescita
Nel 2025 il titolo Popolare di Sondrio ha messo a segno un +46%. Secondo Pedranzini, è un segnale chiaro: “Il mercato sta riconoscendo la bontà del nostro piano industriale, che è ambizioso ma anche credibile. A breve presenteremo i risultati del semestre e confermeranno la solidità del percorso”.
Durante i suoi recenti incontri con imprenditori e clienti – da Sondrio a Milano, passando per Brescia e Roma – Pedranzini racconta di aver ricevuto “una fortissima condivisione, soprattutto dalla base retail, il nostro azionariato diffuso e vivo. Chi frequenta ogni giorno la nostra banca, la conosce bene. E questo è il miglior termometro del valore”.
Il vero banco di prova sarà dopo
Quanto all’esito dell’OPS, il manager si mostra prudente: “Non amo fare previsioni. È una partita nuova anche per noi. L’auspicio è che analisti, investitori e l’offerente sappiano cogliere l’identità unica della Popolare di Sondrio. Solo così si potrà attribuire il giusto valore e il giusto riconoscimento a chi ha costruito questa banca nel tempo”.
Pedranzini conclude con un avvertimento: “Il completamento dell’OPS non sarà la fine della partita. Il vero banco di prova saranno le prime trimestrali dell’entità combinata. I progetti si scrivono sulla carta, ma poi bisogna realizzarli nella realtà. E lì si vedrà chi avrà avuto ragione”.
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