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tra ambizioni e ritardi strutturali


Il secondo capitolo del monitoraggio PNRR Watch, realizzato da Assonime in collaborazione con la Fondazione Openpolis, punta i riflettori sullo stato di attuazione delle misure dedicate alla transizione ecologica nell’ambito del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

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Il report, intitolato “Gli investimenti del Pnrr per la transizione ecologica”, analizza un insieme di nove interventi strategici del valore complessivo di circa 11,9 miliardi di euro, mettendo in luce ostacoli e inefficienze che rischiano di compromettere gli obiettivi ambientali del Paese.

L’indagine si concentra su alcuni settori chiave della riconversione verde, come il potenziamento delle reti elettriche intelligenti, la gestione dei rifiuti, la mobilità elettrica, l’economia circolare e le infrastrutture idriche. Si tratta di ambiti cruciali per accompagnare l’Italia verso un modello più sostenibile di sviluppo. Tuttavia, la fotografia restituita dal documento è tutt’altro che rassicurante: tra rallentamenti operativi, procedure complesse e un quadro informativo ancora incompleto, il percorso risulta accidentato.

Le misure principali: tante risorse, pochi cantieri avviati

Tra gli interventi analizzati, il più rilevante in termini finanziari è quello destinato alla modernizzazione delle smart grid, ovvero le reti elettriche digitali in grado di migliorare l’efficienza energetica. A questa misura sono stati assegnati ben 4 miliardi di euro. Seguono gli investimenti per il sistema idrico — 2,1 miliardi per nuove infrastrutture e 1,9 miliardi per ridurre le perdite nelle reti — e 1,5 miliardi per ammodernare il ciclo dei rifiuti.

Nonostante gli stanziamenti ingenti e gli obiettivi dichiarati, la fase esecutiva mostra gravi ritardi. Un esempio emblematico è rappresentato proprio dalle smart grid: secondo dati della Corte dei Conti aggiornati a gennaio 2025, solo il 21% degli investimenti risulta effettivamente realizzato per quanto riguarda l’ampliamento della rete, mentre la copertura in termini di popolazione raggiunta si ferma al 33%. In molti casi, la progettazione si è conclusa ma l’avvio concreto delle opere è ancora in sospeso.

Ostacoli burocratici e rinunce: le criticità strutturali

Uno dei nodi principali messi in evidenza dal rapporto riguarda le difficoltà procedurali che rallentano l’avanzamento dei progetti. L’eccessiva complessità degli iter autorizzativi, unita alla rigidità delle scadenze e dei requisiti imposti, ha spesso reso difficile per i beneficiari portare avanti gli interventi previsti. In numerose situazioni si sono registrate rinunce da parte dei soggetti coinvolti, causate anche da dubbi sulla reale sostenibilità economica delle iniziative.

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Il caso dell’installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici è particolarmente significativo: nonostante modifiche normative e intese con attori pubblici come Anas e Rfi, i progetti hanno incontrato numerosi ostacoli. Il risultato è stato un numero elevato di rinunce, una diffusione inferiore rispetto alle attese e un forte squilibrio territoriale, con il Sud Italia notevolmente penalizzato.

Il nodo della trasparenza: pochi dati, analisi difficili

Un ulteriore elemento critico riguarda la qualità e la disponibilità dei dati. Le informazioni pubbliche relative allo stato di avanzamento degli interventi risultano spesso incomplete o carenti, rendendo difficile un monitoraggio accurato del PNRR. In queste condizioni, valutare l’efficacia delle misure messe in campo e prevederne l’impatto effettivo sul tessuto economico e sociale del Paese diventa estremamente complicato.

Il secondo report di Pnrr Watch lancia dunque un campanello d’allarme: se non si interviene rapidamente per superare le difficoltà amministrative, garantire maggiore trasparenza e assicurare una gestione più fluida delle risorse, il rischio concreto è che la transizione ecologica resti confinata alle intenzioni, senza produrre i cambiamenti strutturali auspicati.

Il testo del dossier

Qui il documento completo.



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