Economista, imprenditore e Presidente dell’ANGI, Gabriele Ferrieri è una delle figure di riferimento nel panorama italiano dell’innovazione. In questa intervista, affronta temi cruciali come la trasformazione digitale nella pubblica amministrazione, le sfide per le startup italiane, il futuro delle politiche legislative sull’innovazione e l’importanza di una cultura digitale diffusa. Un dialogo lucido e appassionato su come costruire un’Italia più competitiva, sostenibile e aperta al cambiamento.
Alessandra D’Amato: Gabriele, grazie di essere qui con noi. Partiamo dal tuo percorso accademico e professionale: quando hai capito che l’innovazione sarebbe stata il tuo campo d’azione?
Gabriele Ferrieri: Fin dai miei primi passi all’università, sapevo che l’innovazione e il digitale sarebbero stati elementi cardini del mio futuro professionale, unito da una grande passione per la conoscenza e una sana curiosità per tutte le novità tecnologiche.
Alessandra D’Amato: Qual è stato il passaggio o la scelta più determinante della tua carriera finora?
Gabriele Ferrieri: Non è facile rispondere, molto sono state le sfide vinte e i successi raggiunti: sicuramente le nomine tra i ForbesU30 nel marzo 2021 e tra i 40under40 di Fortune Italia nel luglio 2025 che mi hanno consacrato in due momenti diversi della mia carriera professionale come uno dei più grandi giovani talenti del panorama italiano ed europeo.
Alessandra D’Amato: Hai ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Quale tra questi porti con più orgoglio e perché?
Gabriele Ferrieri: Il premio come migliore idea d’impresa vinto in Confindustria quando l’8 giugno del 2016, ad appena un anno dalla fondazione della mia prima startup, iCarry, fui chiamato sul palco del Palacongressi dell’Eur a Roma con i vertici dell’industria italiana per ricevere questo incommensurabile riconoscimento per la nostra startup innovativa.
Alessandra D’Amato: Come Presidente dell’ANGI, quali sono oggi le principali sfide che affrontano i giovani innovatori in Italia?
Gabriele Ferrieri: I giovani innovatori in Italia affrontano una serie di sfide complesse, che toccano aspetti economici, sociali e culturali come la difficoltà di accesso ai finanziamenti; le startup giovanili faticano a ottenere credito, soprattutto in assenza di una solida storia finanziaria. Da un punto di vista burocratico le procedure amministrative lente e complesse scoraggiano molti giovani imprenditori. La fuga dei cervelli è un altro problema sentito dal 90% degli under 35, che spesso trovano maggiori opportunità all’estero. Esiste poi un gap educativo dove la scuola e l’università non sempre preparano adeguatamente alle sfide dell’innovazione digitale. Non da ultimo, sul tema della sostenibilità, i giovani considerano la sostenibilità un valore imprescindibile per l’impresa del futuro vista come il motore principale dell’innovazione, ma richiede competenze avanzate e investimenti mirati. Come Presidente dell’ANGI, il mio ruolo è cruciale nel promuovere politiche inclusive, facilitare l’accesso alle risorse e dare voce alle nuove generazioni.
Alessandra D’Amato: Secondo te, cosa manca oggi all’ecosistema italiano per diventare davvero competitivo a livello internazionale sul fronte startup?
Gabriele Ferrieri: L’ecosistema italiano delle startup ha fatto grandi progressi, ma per diventare davvero competitivo a livello internazionale ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere tra cui: fondi insufficienti nelle fasi di crescita: le startup italiane trovano più facilmente finanziamenti ma faticano a raccogliere investimenti tra 1 e 3 milioni di euro, cruciali per scalare. Inoltre, ci sono pochi investitori internazionali, l’Italia deve attrarre più capitali esteri, offrendo condizioni fiscali e normative più favorevoli. Un occhio va anche alla formazione STEM carente, serve rafforzare le competenze tecniche e digitali, soprattutto tra i giovani.
Alessandra D’Amato: Hai co-fondato iCarry, una piattaforma che ha anticipato tendenze nel settore delivery. Quali insegnamenti hai tratto da quell’esperienza?
Gabriele Ferrieri: La capacità di costruire il giusto capitale umano, la visione delle tendenze del proprio business, una grande resilienza nel sapere gestire e affrontare con la stessa attenzione situazioni sia positive che negative nel proprio percorso di business e infine la caparbietà di dimostrare di arrivare al traguardo a prescindere dalla difficoltà della corsa.
Alessandra D’Amato: Quali settori vedi oggi più promettenti per le startup italiane? E quali tecnologie stanno già trasformando concretamente il tessuto imprenditoriale?
Gabriele Ferrieri: Per chi vuole capire dove sta andando l’innovazione in Italia, i settori più promettenti per le startup italiane sono:
- Cybersecurity: Con l’Italia tra i Paesi più colpiti da attacchi informatici (10,1% del totale globale), le startup come Cyber Guru ed Exein stanno crescendo rapidamente.
- Green Tech e sostenibilità: Dall’idrogeno verde ai pannelli solari in fibra di carbonio, le startup italiane stanno rivoluzionando l’energia e la gestione ambientale.
- Intelligenza Artificiale: Applicazioni in manifattura, logistica, customer care e marketing. Startup come Intellico.ai e Jet HR stanno già integrando AI nei processi aziendali.
- Agritech e FoodTech: Tecnologie per monitoraggio ambientale, gestione idrica e tracciabilità alimentare. Startup come Finapp e FoodChainX sono esempi brillanti.
- Spazio e Aerospace: Realtà come Aiko e Kurs Orbital stanno sviluppando soluzioni per automazione spaziale e gestione dei detriti orbitali.
- HealthTech e benessere digitale: Unobravo e AI4Health stanno innovando la salute mentale e la diagnostica medica.
- Sviluppo commerciale con AI: l’intelligenza artificiale applicata al marketing, alle vendite, alla R&D e all’automazione dei flussi di lavoro. Il 30% delle aziende la integra in almeno due aree operative.
Alessandra D’Amato: Il tema della trasformazione digitale è spesso affrontato in modo astratto. Nella tua esperienza, quali sono gli interventi più urgenti che andrebbero attuati nel settore pubblico?
Gabriele Ferrieri: La trasformazione digitale nella Pubblica Amministrazione è spesso descritta in termini generici, ma oggi disponiamo di una mappa chiara degli interventi più urgenti e concreti. Le priorità assolute, identificate dai piani attuali e dalle analisi più recenti, includono:
- la migrazione al cloud, per garantire standard minimi di sicurezza ed efficienza;
- l’interoperabilità dei dati, fondamentale per l’integrazione tra sistemi;
- la creazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), per favorire il dialogo tra le banche dati pubbliche e semplificare l’accesso ai servizi;
- lo sviluppo di servizi digitali centrati sul cittadino, con un’identità digitale unica e un accesso sicuro ai propri dati;
- il rafforzamento del perimetro di sicurezza cibernetica nazionale, attraverso presìdi di monitoraggio e personale specializzato.
Alessandra D’Amato: Parli spesso di “innovazione legislativa”. Come si può rendere la normativa più agile e favorevole all’innovazione?
Gabriele Ferrieri: Per sbloccare il potenziale dell’innovazione in Italia si dovrebbero seguire alcuni passaggi, in primis, rendere la normativa più agile e favorevole all’innovazione, il che significa ripensare il modo in cui le leggi vengono scritte, applicate e aggiornate. Quindi rendere le norme flessibili e adattive e creare una codificazione semplificata con un testo unico per startup e innovazione, oggi la normativa è frammentata tra decreti, bandi e regolamenti, bisognerebbe creare modelli ispirati ad altri Paesi: come la Loi PACTE francese o la Ley de Startups spagnola, effettuare consultazioni pubbliche digitali per coinvolgere cittadini, imprese e associazioni nella scrittura delle leggi, inoltre, si dovrebbero istituire tavoli permanenti con innovatori per raccogliere feedback continuo e anticipare i bisogni del mercato.
Alessandra D’Amato: Hai partecipato alla Task Force del B20: quali proposte italiane sono emerse e in che modo il nostro Paese può contribuire alle sfide globali sulla digital transformation?
Gabriele Ferrieri: È stato un percorso molto suggestivo, il mettersi a confronto con più menti per trovare soluzioni a sfide globali. Sicuramente gli elementi emersi, dove abbiamo focalizzato la nostra attenzione, sono stati sulla capacità di attrarre maggiori investimenti e di vivere non da spettatori ma da protagonisti l’innovazione come ecosistema Italia.
Alessandra D’Amato: Hai lavorato con la Regione Lazio e il Comune di Milano su progetti smart city. Qual è il ruolo delle città nella trasformazione digitale del Paese?
Gabriele Ferrieri: Le città sono il motore pulsante della trasformazione digitale in Italia, non solo come destinatari di innovazione ma come laboratori di sperimentazione e catalizzatori di cambiamento sistemico. Ecco perché il loro ruolo è cruciale: In sintesi, le città italiane non sono solo “utenti” della trasformazione digitale ma protagoniste attive.
Alessandra D’Amato: Secondo te, quali sono le buone pratiche internazionali da cui l’Italia dovrebbe trarre ispirazione?
Gabriele Ferrieri: La creazione di hub di innovazione che sappiano veramente affrontare il passaggio della transizione ecologico e digitale, guardando a quel rinnovato partenariato pubblico privato fondamentale per vincere la sfida della nostra generazione.
Alessandra D’Amato: Hai un ruolo attivo come opinionista e autore. Nel tuo libro “Pensare oltre e agire veloce” dai una visione di cambiamento proattivo. Cosa significa oggi per te “agire veloce” in un contesto di trasformazione continua?
Gabriele Ferrieri: Avere la capacità di prendere decisioni, di far sentire la propria voce, di saper rispondere proattivamente alle sfide del mercato, di saper costruire la propria strada in maniera resiliente. Queste sono le ricette per un progetto vincente in cui si “PENSA OLTRE E SI AGISCE VELOCE”.
Alessandra D’Amato: Cosa significa per te il concetto di “nuovo umanesimo digitale”, tema che hai affrontato anche in una delle tue pubblicazioni?
Gabriele Ferrieri: La capacità di mantenere l’uomo al centro di questa rivoluzione tecnologica, ricordando l’importanza di investire sul benessere delle persone e di mettere solide basi affinché la nostra eredità guardi ad un futuro sereno e soprattutto propositivo per le future generazioni.
Alessandra D’Amato: L’ANGI ha avviato importanti collaborazioni internazionali, come quella con la Francia e la FIJE. Che ruolo può avere l’Italia in un’Europa dell’innovazione?
Gabriele Ferrieri: Deve saper ritrovare il suo essere protagonista: il genio italiano e il valore del made in Italy non hanno eguali al mondo ma è necessario un nuovo percorso virtuoso di rilancio in cui mettere al centro le imprese, i giovani e i territori.
Alessandra D’Amato: Come immagini l’ANGI nei prossimi 5 anni? Quali sono le ambizioni del vostro progetto a livello nazionale e internazionale?
Gabriele Ferrieri: Consolidare il nostro ruolo di punto di riferimento dell’innovazione in Italia e speriamo un giorno anche di poter avere una nostra rappresentanza nel Parlamento italiano, per portare la voce degli innovatori.
Alessandra D’Amato: Se potessi lanciare un messaggio ai giovani che vogliono diventare protagonisti dell’innovazione, quale sarebbe?
Gabriele Ferrieri: Di avere fiducia in sé stessi, di essere perseveranti nel lottare per i propri traguardi, senza farsi abbattere dalle difficoltà, sempre restando positivi e ricordandoci, come dice Modugno, di quanto il mondo sia “meraviglioso”.
Alessandra D’Amato: Grazie mille Gabriele per il tuo contributo e per aver condiviso con noi la tua storia e la tua visione! Ad Maiora!
Gabriele Ferrieri: Grazie a voi, è stato un vero piacere contribuire. Spero che le idee possano continuare a fiorire e ispirare cambiamento con proposte concrete per rafforzare l’ecosistema o magari preparare un manifesto generazionale.
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