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«54mila imprese locali a rischio»


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Oltre 535mila persone, più di 54mila imprese e ben 49 Comuni della provincia di Treviso si trovano in aree classificate a rischio climatico. È un dato che inquieta e impone un ripensamento urgente delle politiche ambientali e territoriali. A rilanciare il tema è Cna Treviso che lancia un appello chiaro: «Non possiamo più permetterci di affrontare i cambiamenti climatici con la logica dell’emergenza».

Negli ultimi trent’anni in Italia si sono contati 10mila morti e 290 miliardi di euro di danni per frane, alluvioni e terremoti. Solo nel 2024, i danni causati da eventi meteorologici estremi hanno superato i 52 miliardi di euro, di cui appena il 5% coperto da assicurazioni. Il resto lo hanno pagato le famiglie, le imprese e i territori. «È un sistema che non regge più – dichiara il presidente di Cna Treviso, Stefano Camarotto – e che mette in ginocchio proprio chi, come le piccole imprese, sostiene l’economia reale. La sostenibilità non può più essere considerata un lusso per pochi o un vincolo burocratico: è la sola condizione che ci permette di affrontare il futuro con strumenti adeguati». Cna ha sottolineato come la sostenibilità ambientale e la sicurezza climatica siano due facce della stessa medaglia: investire oggi in efficienza energetica, in materiali a basso impatto, in logistica intelligente, significa prevenire domani le conseguenze più gravi di un territorio vulnerabile. Ma al tempo stesso, serve che le istituzioni facciano la loro parte. E su questo fronte, la posizione dell’associazione è netta: la recente introduzione dell’obbligo assicurativo per le imprese contro le calamità naturali, previsto dalla Legge di Bilancio 2024, rischia di scaricare costi aggiuntivi sulle aziende senza affrontare le cause strutturali della crisi climatica. Secondo la nuova normativa, tutte le imprese con sede in Italia dovranno stipulare polizze obbligatorie contro i danni da alluvioni, frane, terremoti ed eventi catastrofici, con scadenze differenziate a seconda della dimensione aziendale. Un meccanismo pensato per “responsabilizzare” le imprese, ma che, secondo Cna Treviso, pur avendo senso finisce per far ricadere il problema a valle, senza un piano nazionale serio di prevenzione e messa in sicurezza dei territori.

Le proposte

  • Ridurre i consumi energetici attraverso l’efficientamento degli edifici e dei macchinari
  • Utilizzare materiali a basso impatto
  • Opportunità uniche acquisto in asta

     ribassi fino al 70%

     

  • Riorganizzare la logistica
  • Coinvolgere i collaboratori nei processi di cambiamento
  • Fare rete tra imprese, con l’aiuto dell’associazione per sviluppare acquisti collettivi e comunità energetiche locali.

Il messaggio finale, in questo contesto, acquista ancora più forza: la sostenibilità non è un costo, è un investimento. E oggi più che mai, chi investe in sostenibilità resiste. E chi resiste, cresce.

I commenti

«Pensare di risolvere il problema delle calamità con una polizza è come pretendere di fermare un’alluvione con una firma su un contratto – aggiunge Camarotto -. Le imprese non si sottraggono alle loro responsabilità, ma vogliono coerenza: se lo Stato ci chiede di assicurarci, allora lo Stato deve anche investire nella prevenzione e accompagnare le imprese in questo processo, non lasciarle sole».A rafforzare il messaggio è intervenuto anche il Direttore del Mandamento di Treviso, Fabrizio Geromel, che ha rilanciato il ruolo delle associazioni come leve di coesione e innovazione territoriale. «Serve un salto di qualità culturale. La sostenibilità non può essere vissuta come un’imposizione, ma come una strategia condivisa, che unisce le imprese tra loro e le lega al destino dei territori in cui operano. CNA vuole essere un punto di riferimento per chi sceglie di fare scelte quotidiane intelligenti, concrete, sostenibili. Ma abbiamo bisogno di politiche coerenti, di strumenti accessibili e di un riconoscimento reale del valore che le imprese artigiane portano in questo cambiamento».



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