Presentata oggi nella capitale la Carta di Roma sottoscritta dagli Ordini nazionali dei medici di Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. In Europa serve un cambio di paradigma: la salute non è un costo, ma un investimento strategico per il futuro. Proposta una “clausola di resilienza sanitaria”
Una “clausola di resilienza sanitaria”, che consenta agli Stati membri dell’Ue di destinare risorse aggiuntive alla prevenzione e gestione delle malattie croniche, senza infrangere i vincoli di bilancio europei. È una delle proposte contenute nella “Carta di Roma: la salute come investimento strategico”. Il manifesto, che esorta a cambiare il paradigma e a considerare la spesa sanitaria non come un costo ma come un investimento strategico, uno strumento di resilienza sociale a garanzia del futuro, è stato firmato questa mattina a Roma, presso la sede della Fnomceo, la Federazione degli ordini dei medici. A sottoscriverlo i rappresentanti di sei Ordini nazionali. Per la Francia Philippe Cathala (Conseil national de l’Ordre des Médecins – Cnom), per la Germania Ramin Parsa-Parsi (Bundesärztekammer – Bäk), per la Grecia Athanasios Exadaktylos (Panhellenic Medical Association – Pis). E poi l’italiano Filippo Anelli (Fnomceo), il portoghese Carlos Cortes (Ordem dos Médicos) e lo spagnolo Tomás Cobo (Organización Médica Colegial – Omc). Il documento è stato poi presentato nell’ambito del convegno internazionale “La salute come investimento: un impegno europeo”, in corso questo pomeriggio nella capitale.
(Foto Fnomceo/SIR)
“I teatri di guerra in Europa, nel Medio Oriente e nel mondo – afferma il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli (nella foto) – hanno rimesso in moto la corsa al riarmo”. Il contesto internazionale e le nuove politiche americane “portano sempre più i paesi europei a dover aumentare le spese per la difesa. L’obiettivo fissato per i paesi Nato è il 5% del Pil, per cui in Italia la spesa annuale passerebbe dagli attuali 45 miliardi a ben 145 miliardi nel 2035: una cifra, questa, superiore all’attuale spesa per la sanità pubblica, che nel 2024 è stata di circa 138,7 miliardi di euro, con un aumento, peraltro, del 5,8% rispetto al 2023”. Forte, sottolinea Anelli, “la preoccupazione che la ricerca di queste risorse provochi inevitabilmente tagli o riforme strutturali in altri settori, o un forte aumento del debito pubblico”.
Secondo il presidente Fnomceo, “l’Europa però non è solo difesa dei confini materiali”; è soprattutto “una società dove i diritti e il welfare sono diventati elementi costitutivi dell’Unione. In particolare,
la salute è considerata un diritto fondamentale sancito dall’art. 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea
e pilastro della coesione sociale e della sostenibilità economica. Ai cittadini europei, e ad ogni individuo presente in Europa, è riconosciuto il diritto alla tutela della salute in quanto persona”.
Per questo, prosegue Anelli, la salute deve essere considerata “una priorità strategica per i nostri paesi europei al pari della sicurezza, in equilibrio con i bisogni civili. Le sfide in continua evoluzione in campo medico e demografico – dall’invecchiamento della popolazione all’aumento delle malattie croniche, alle crisi sanitarie transfrontaliere – impongono ai sistemi sanitari pressioni che non possono essere ignorate o trascurate. I medici, custodi della salute dei cittadini europei, propongono di
considerare la spesa sanitaria come un investimento strategico per il futuro delle nostre società,
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La sede della Commissione europea a Bruxelles (Photo European Commission)
in considerazione dell’impatto positivo sulla produttività, la coesione sociale e la sostenibilità fiscale ed esortano il Consiglio e la Commissione, in sede di negoziati sul piano di bilancio di medio termine, ad introdurre
una “clausola di resilienza sanitaria” che consenta agli Stati membri di destinare risorse aggiuntive alla prevenzione senza violare i parametri europei”.
Tra le altre proposte della Carta di Roma, l’invito agli Stati membri a prevedere nei piani di bilancio a medio termine programmi di investimenti sanitari, e la richiesta alla Commissione europea di riconoscere il ruolo della spesa sanitaria come investimento strutturale nelle Raccomandazioni specifiche per ogni Paese. E ancora,
il sostegno all’espansione del programma EU4Health per integrare le risorse nazionali con fondi europei rafforzando così i sistemi sanitari.
Infine un’attenzione particolare alla prevenzione attraverso programmi di screening, e alla gestione delle malattie croniche.
(Foto WHO Europe/SIR)
Un punto fondamentale, quest’ultimo, visto che, secondo i dati preliminari del rapporto HESRI2 (Health Equity Status Report) dell’Oms, presentati da Chris Brown (nella foto), capo Ufficio europeo dell’Oms per l’investimento in salute e sviluppo, nei prossimi decenni in Europa ci saranno due giovani ogni tre anziani, con
un raddoppio, rispetto ad oggi, degli ultra 85enni, che diventeranno 65 milioni nel 2050.
Le strategie di investimento nei sistemi sanitari europei per un invecchiamento sano ed equo della popolazione rappresentano dunque un investimento per l’intera economia.
Del resto, come già dimostrato dal Primo rapporto Fnomceo-Censis, oggi riproposto e aggiornato da Francesco Maietta, responsabile area consumi, mercati e welfare del Censis, ogni euro di spesa sanitaria pubblica ne genera quasi due di valore della produzione. La spesa sanitaria, infatti, produce domanda per il sistema di imprese, Pil, occupazione di qualità, sviluppo, coesione sociale. “Investire in sanità – conclude – è quindi un modo per investire in un proficuo sviluppo economico e sociale”.
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