Cavi sottomarini, il Brasile rilancia l’ambizioso progetto per costruire una dorsale digitale indipendente tra le economie emergenti del blocco Brics. Dopo anni di inattività, l’iniziativa torna d’attualità con la proposta ufficiale, avanzata a margine del vertice di Rio de Janeiro 2025, di realizzare uno studio di fattibilità tecnico-economica entro l’anno prossimo. L’obiettivo è valutare la costruzione di un’infrastruttura sottomarina che colleghi direttamente Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, con eventuali estensioni verso i nuovi membri del gruppo, oggi allargato a 11 Paesi.
Il progetto, incluso nella Dichiarazione di Rio, è emblematico di una visione che mette al centro la sovranità digitale, la cooperazione Sud-Sud e la resilienza delle reti critiche. In un mondo in cui oltre il 95% del traffico Internet intercontinentale transita attraverso cavi sottomarini, spesso sotto il controllo di operatori occidentali, i Brics vogliono creare un’infrastruttura autonoma, in grado di garantire sicurezza, continuità operativa e indipendenza strategica.
Non è solo un tema tecnologico, ma anche politico: in un contesto segnato dalla frammentazione delle reti globali e da un crescente clima di sfiducia tra blocchi economici, la realizzazione di una dorsale Brics rappresenterebbe un passaggio chiave per ridefinire gli equilibri digitali globali.
Un’infrastruttura strategica in un mondo multipolare
Il vertice Brics 2025 ha sottolineato con forza l’intenzione dei Paesi emergenti di rafforzare la cooperazione infrastrutturale come pilastro per una nuova governance globale. Come dichiarato nella nota finale del summit, i Brics incoraggiano azioni comuni nel campo delle reti digitali per “garantire l’integrità, la stabilità e la sicurezza dei segmenti nazionali di Internet”, rispettando le normative interne e contrastando la frammentazione della rete globale.
In questo scenario, i cavi sottomarini non sono semplicemente conduttori di dati, ma elementi fondanti dell’autonomia tecnologica e geopolitica. La maggior parte delle dorsali sottomarine attualmente operative è concentrata lungo rotte transatlantiche e transpacifiche, spesso gestite da consorzi multinazionali con sede in Nord America o Europa. Questa centralizzazione pone questioni rilevanti in termini di controllo, sorveglianza, accessibilità e affidabilità.
Il progetto BRICS mira invece a creare rotte digitali alternative, capaci di ridurre la latenza, abbassare i costi di transito dati e aumentare la resilienza delle connessioni intercontinentali. Un modello di riferimento è il South Atlantic Cable System (SACS), che collega Brasile e Angola: secondo Angola Cables, questa infrastruttura ha ridotto la latenza tra Africa e Sud America da 350ms a 63ms, con una diminuzione dei costi fino all’80%.
Lo studio di fattibilità 2025: cosa prevede
Il passo immediato sarà la realizzazione dello studio tecnico ed economico di fattibilità, proposto formalmente dal Brasile per il 2025. Questo studio sarà cruciale per identificare i tracciati ideali, le tecnologie più adeguate, i modelli di governance e i possibili meccanismi di finanziamento, inclusa la partecipazione della New Development Bank dei Brics, che proprio al summit di Rio ha accolto nuovi membri come Uzbekistan e Algeria.
L’analisi si concentrerà su:
- Tracciati tecnici ottimali, valutando rotte che colleghino direttamente i principali hub digitali di ciascun Paese BRICS.
- Stime sui costi e benefici, in termini di riduzione della latenza, costi di manutenzione, resilienza e impatti sulle economie digitali locali.
- Modelli di governance multilaterale, per garantire una gestione condivisa e trasparente dell’infrastruttura.
- Tempistiche e fasi di implementazione, compatibili con gli obiettivi strategici dei singoli Paesi membri e con le priorità di finanziamento del blocco.
Un punto chiave sarà il coordinamento con altre iniziative regionali e globali, in particolare la Belt and Road Initiative (Bri) cinese, che già oggi include numerosi progetti di connettività digitale in Asia, Africa e Medio Oriente. Il Brics cable potrebbe rappresentare un’integrazione infrastrutturale della Via della Seta digitale, ma con una governance più bilanciata e partecipata.
Cooperazione Sud-Sud e digital divide: una risposta concreta
Oltre agli aspetti tecnici, i cavi sottomarini Brics incarnano una visione più ampia di cooperazione tra economie emergenti. Il blocco ha più volte ribadito l’obiettivo di “ridurre la dipendenza da infrastrutture controllate da Paesi sviluppati” e promuovere un modello di governance digitale più equo e rappresentativo.
In quest’ottica, la nuova dorsale può diventare uno strumento essenziale per superare il digital divide intercontinentale, facilitando l’accesso a servizi digitali avanzati come intelligenza artificiale, cloud computing e fintech. Un tema particolarmente rilevante in aree come l’Africa e l’Asia meridionale, dove l’accesso alla banda ultralarga resta limitato. In questo contesto, è fondamentale il ruolo della banda ultralarga e delle sue applicazioni innovative, come abilitatore di crescita e sviluppo inclusivo.
I rapporti di Gsma Intelligence e World Bank evidenziano che una connettività regionale solida accelera la digitalizzazione delle imprese, l’inclusione finanziaria e lo sviluppo di ecosistemi di innovazione locale. Proprio per questo, i Paesi Brics vedono nei cavi sottomarini un investimento a lungo termine con ritorni sia economici che strategici.
Il ruolo dei cavi sottomarini nella nuova architettura digitale
La realizzazione di un’infrastruttura interamente controllata dal Sud Globale ha implicazioni anche sul piano della sicurezza informatica. In un’epoca in cui le infrastrutture digitali sono bersaglio di cyberattacchi e tensioni geopolitiche, avere rotte indipendenti e sicure può diventare un fattore critico di stabilità.
Inoltre, la governance multilaterale del progetto potrebbe rappresentare un modello alternativo a quello attuale, dominato da pochi attori globali. I Brics puntano a una struttura di gestione che rispetti i principi di uguaglianza sovrana, mutuo rispetto e solidarietà, come ribadito nella Dichiarazione di Rio. Questo approccio mira a proteggere la neutralità della rete, evitando monopoli e condizionamenti politici.
Il ritorno di attenzione sul progetto Brics, mai del tutto abbandonato ma finora ostacolato da difficoltà finanziarie e disallineamenti politici, arriva in un momento in cui il mondo assiste a una riorganizzazione dei flussi globali: dalla finanza all’energia, dalla logistica ai dati. La rete digitale che nascerà da questa iniziativa potrebbe diventare uno strumento concreto di autonomia per le economie emergenti, favorendo una multipolarità non solo teorica, ma anche infrastrutturale.
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