L’aula di Montecitorio ha approvato la fiducia al Decreto infrastrutture con 191 voti favorevoli, 102 contrari e 2 astenuti, aprendo la strada all’esame degli ordini del giorno.
Il provvedimento, che ora deve essere convertito definitivamente entro il 21 luglio, punta a far proseguire senza interruzioni le opere più urgenti, mantenere efficienti i trasporti, garantire una gestione ordinata dei porti e rispettare le scadenze fissate dal Pnrr.
Dl infrastrutture, le modifiche approvate e i settori coinvolti
Il decreto infrastrutture approvato alla Camera si presenta come un testo complesso e articolato che ha arricchito il contenuto originario (la bozza del maggio scorso) con numerose modifiche. Oltre agli interventi già previsti, sono stati introdotti emendamenti che toccano trasporti, logistica, sicurezza ferroviaria, energia, demanio, appalti e Pnrr. Si tratta di una vera e propria manovra che coinvolge in modo trasversale settori strategici e amministrazioni locali e centrali.
Tra i punti più rilevanti, dopo il via libera del Mase, troviamo senza dubbio il riconoscimento della qualifica della Stretto di Messina Spa come stazione appaltante dello stretto, con una modifica sostanziale dei costi del ponte. Non è passata invece la misura dei controlli, che resteranno nelle mani delle prefetture e non passano all’antimafia. Non è però escluso che questa norma venga riproposta durante l’iter parlamentare.
Per quanto riguarda gli utovelox, i comuni sono ora obbligati a censirli e inviare le informazioni al ministero. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione il censimento poi dovrà essere completo, e gli autovelox non registrati non potranno più funzionare legalmente.
Le misure approvate, tutte le novità
Il decreto interviene su più fronti. Le modifiche approvate possono essere riassunte così:
- inserimento della società Stretto di Messina tra le stazioni appaltanti qualificate e aggiornamento dei costi del ponte (prezzo salito da 8,5 a circa 13,5 miliardi di euro);
- il blocco dei diesel Euro 5, inizialmente previsto per il 2025, è rinviato al 1° ottobre 2026, limitato alle città con oltre 100.000 abitanti – le Regioni potranno anche adottare misure alternative o anticipare il divieto;
- nei contratti per servizi di architettura e ingegneria sarà possibile prevedere un’anticipazione fino al 10% del valore complessivo;
- mappatura obbligatoria degli autovelox – entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione, un decreto del Mit definirà le modalità di trasmissione dei dati;
- stagione balneare più lunga, fino a fine settembre;
- nasce il Cigal, un sistema informativo pensato per controllare che le imprese della logistica siano in regola con contributi, tasse e contratti, per evitare abusi e facilitare controlli;
- sanzioni più severe per comportamenti pericolosi sui binari e uno stanziamento da 35 milioni (2027–2029) per potenziare gli impianti di stoccaggio e la capacità di rigassificazione;
- incentivi del 2% ai dirigenti della Pa per gare avviate entro il 2024;
- applicazione immediata dei Criteri ambientali minimi negli appalti;
- fondi per la Guardia costiera destinati al rafforzamento della vigilanza marittima;
- via libera a cinque opere strategiche già inserite nel Contratto di programma Anas 2021–2025;
- stanziati 35 milioni per stoccaggi energetici dal 2027;
- finanziamenti compensativi per l’AV Salerno-Reggio Calabria, per un importo complessivo di circa 15 milioni di euro;
- istituzione presso il MIT di un tavolo tecnico per monitorare e sbloccare le opere incompiute.
Misure non approvate: cosa non è passato
Tra le proposte bocciate ci sono una serie di misure discusse e divisive, finite fuori dal testo per la mancanza di accordo politico o per la necessità di ulteriori approfondimenti:
- aumento dei pedaggi autostradali per finanziare Anas;
- stretta sui certificati dei subappaltatori già in corso;
- trasferimento delle verifiche antimafia sul ponte al Viminale;
- revisione prezzi per servizi e forniture, rimandata a un tavolo successivo.
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