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Firmato l’accordo di programma per il rilancio del polo siderurgico di Piombino


Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, parla di «punto di svolta». Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di «passaggio cruciale non solo per Piombino e per l’industria siderurgica italiana, ma per tutta l’Europa che crede nella solidarietà e nella ricostruzione». E anche Yaroslav Melnyk, che è l’ambasciatore dell’Ucraina in Italia, dice che «in un momento così difficile per il nostro Paese, questo progetto rappresenta una luce concreta per il futuro». A legare il futuro del comune toscano di Piombino con la martoriata Ucraina è la firma di un accordo di programma per il rilancio del polo siderurgico il cui altoforno è stato spento nell’ormai lontano 2014.

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Ieri a Roma, in occasione della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, l’intesa che dovrebbe innescare l’avvio di una nuova fase è stata siglata da Metinvest Adria – joint venture tra Metinvest Group e Danieli Group – insieme al Mimit, al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, a quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica, quello del Lavoro e delle politiche sociali, alla Regione Toscana, al Comune di Piombino e alle istituzioni locali. Il piano sottoscritto prevede la realizzazione a Piombino di un impianto siderurgico di nuova generazione, per un investimento complessivo di circa 2,5 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi relativi alla fornitura tecnologica di Danieli. Si tratta di un progetto strategico per l’Italia, sottolineano al Mimit – dove pure è stato firmato sempre ieri un accordo quadro per il futuro occupazionale del polo siderurgico – che consentirà di rilanciare l’intero polo industriale. «Con l’accordo di programma avviamo un progetto strategico che rilancia il sito produttivo, facendone un polo di avanguardia con tecnologie verdi, sostenibilità ambientale e nuova occupazione – dice Urso – È il risultato di un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e comunità locali, un esempio virtuoso di cooperazione internazionale. Piombino si affermerà come un asset fondamentale anche per la rinascita dell’Ucraina».

Il medesimo entusiasmo è stato espresso dal sindaco di Piombino Francesco Ferrari, che parla di «data storica» perché la nuova acciaieria «darà una risposta occupazionale concreta, riporterà la nostra città al centro delle politiche economiche nazionali, sarà l’occasione per la rinascita dell’indotto e per il rilancio di tutto il tessuto economico del territorio».

E anche il presidente della Regione Toscana mostra soddisfazione per questo nuovo accordo, il cui schema era stato approvato nell’ultima seduta di giunta: «La Toscana – rivendica Giani – ha svolto un ruolo fondamentale per giungere al traguardo odierno, compresa una presa di posizione ferma che ha favorito la chiusura dell’accordo sindacale». Il presidente ricorda che «l’approvazione nei tempi richiesti di tutti gli atti necessari ha favorito un’intesa sindacale innovativa, che vede coinvolte ben due aziende, una con lavoratori alle proprie dipendenze e una che si farà carico di una parte di questi ultimi in futuro». Ma soprattutto, sottolinea Giani, «in questi anni abbiamo garantito l’attrattività del sito, investendo sul porto, nelle bonifiche, favorendo la realizzazione della bretella tra porto e Aurelia, non facendo mai mancare il sostegno ai lavoratori in cassa integrazione».

La fase che si apre ora non è però soltanto fatta di luci. Le associazioni ambientaliste, tanto quelle attive principalmente sul territorio quanto quelle che si muovono su scala nazionale, aspettano i soggetti in campo alla prova dei fatti. Legambiente, proprio alla vigilia della firma a Roma, ha organizzato a Piombino una giornata di confronto da cui ha lanciato una serie di proposte di cui bisognerà tener conto. La prima: sciogliere i nodi ambientali irrisolti, affrontando con chiarezza le eredità inquinate del passato industriale e pianificando le bonifiche in modo integrato e trasparente. La seconda necessità sottolineata dal Cigno verde: costruire una filiera industriale circolare, capace di rilanciare la produzione siderurgica in forme compatibili con gli obiettivi climatici e di economia circolare fissati dall’Unione europea. La terza: rileggere criticamente gli accordi di programma che si sono succeduti nel tempo, valutandone efficacia, limiti e possibili aggiornamenti in funzione del nuovo scenario energetico, ambientale e geopolitico. Ultimo ma non ultimo, promuovere una transizione giusta e partecipata, in grado di coniugare innovazione e inclusione, lavoro e ambiente, coinvolgendo la cittadinanza nelle scelte strategiche per il futuro del territorio.

Su tutto ciò, così come sulle «tecnologie verdi e la sostenibilità ambientale» citate dal ministro Urso al momento della firma, si ancora davvero poco o nulla. Ad oggi, la sostenibilità della nuova acciaieria Metinvest Adria è tutta da misurare. Come già sottolineato dal nostro giornale, l’acciaieria in progetto viene definita come “ecosostenibile” ma di fatto sono ancora pochissime le informazioni disponibili nel merito. È noto soltanto che nell’impianto si prevede di usare la tecnologia del forno ad arco elettrico con in ingresso rottami, ghisa e ferro ridotto direttamente, che saranno reperiti dalle attività ucraine di Metinvest. Si tratta dunque di una tecnologia molto diversa e più sostenibile rispetto a quella che caratterizzava l’acciaieria di Piombino fino al 23 aprile del 2014, quando l’ex Lucchini spense l’altoforno, precipitando la città in una crisi tanto industriale quanto antropologica ancora irrisolta.

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Del resto, non c’è solo Legambiente ad aspettare i soggetti coinvolti alla prova dei fatti e a mettere sul piatto delle esigenze ben definite, affinché si possa parlare veramente di un progetto verde e sostenibile. In passato, il progetto Danieli-Metinvest è stato sonoramente bocciato (era il 2023) da Legambiente e Wwf quando l’ipotesi era di vederlo nascere in Friuli Venezia Giulia, ma a Piombino il contesto è assai diverso; non a caso il circolo Legambiente Val di Cornia, sempre nel 2023, ha aperto all’ipotesi con la fondamentale premessa di voler capire meglio quali tipi di impianti si pensa di installare. Successivamente, nel marzo 2024, le tre principali associazioni ambientaliste nazionali – Legambiente, Greenpeace e Wwf – hanno espresso una posizione congiunta sull’ipotesi piombinese delineando 8 condizioni irrinunciabili per far sì che la nuova acciaieria sia davvero sostenibile. Ad oggi né le imprese né le istituzioni coinvolte hanno espresso posizioni in merito. Da ultimo, a febbraio Legambiente Toscana ha aperto con cautela alla progettualità Metinvest Adria, auspicando in primis che sia  l’occasione per rilanciare anche la bonifica ambientale del Sin di Piombino, ad oggi conclusa al 49% sui terreni e ferma al 4% per la falda.

La firma di ieri a Roma, con tanto di enfasi sulla ricostruzione in Ucraina, dovrà prima di tutto avere un seguito concreto e ben definito su quel che i soggetti in campo intendono fare per il territorio toscano e la sua salvaguardia dal punto di vista ambientale.





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