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il ruolo chiave di persone, scuola e aziende


Il tema della sostenibilità è fondamentale. Già 10 anni fa i 193 Paesi dell’Onu avevano varato l’Agenda 2030, indicando tutte le principali direzioni di attenzione, da rispettare al fine di salvare il mondo. Sono passati 10 anni, ma purtroppo non sono state attivate da tutti le attenzioni necessarie; anzi le direzioni seguite paiono sempre più critiche.

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Qui di seguito ricordiamo:

  1. quali sono i grandi pilastri su cui si regge la sostenibilità;
  2. quali sono i motivi che sono all’origine del non raggiungimento degli Obiettivi;
  3. quali le cause a monte;
  4. La tua casa è in procedura esecutiva?

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  5. quali rimedi si possono adottare:

    1. sia nel medio-lungo termine per risolvere in modo definitivo i problemi;
    2. sia nel breve termine per arginare i problemi il prima possibile, ed avviare al più presto gli individui verso un nuovo percorso più attento.

 

I pilastri della sostenibilità

In parole molto semplici, i grandi pilastri della sostenibilità sono due, e fanno entrambi riferimento al contesto in cui noi viviamo: consistono nel loro rispetto al fine di consentire una vita serena e felice da tutti i punti di vista, non solo per chi ci vive attualmente, ma anche per chi verrà.

I due pilastri consistono:

  • nell’ambiente in cui noi viviamo, che va rispettato in ogni senso: grande attenzione a ciò che la natura ha creato, evitando anche inquinamenti da ogni punto di vista, che riguardino sia l’acqua, che l’aria, che la terra
  • ed in tutti gli individui che vivono in questo ambiente, facendo in modo che vivano nel rispetto di tutte le diversità – totale inclusione -, con una relazionalità positiva con tutti, rispettosa, etica, e con disponibilità all’aiuto in caso di necessità.

Come si diceva, il rispetto di queste due grandi dimensioni della vita consente di vivere bene la propria esistenza, e di creare le condizioni affinché le stesse opportunità di benessere le possano avere anche coloro che vivranno in futuro.

 

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Le grandi entità politiche e culturali, guidate dagli Obiettivi che definiscono l’Agenda 2030, hanno creato adeguate regole di vita rivolte a tutti, anche se mostrano prioritaria attenzione al sistema produttivo: pongono vincoli che richiedono di certo attenzioni ed impegni, ma che nel medio-lungo periodo producono risposte ottimali agli obiettivi che ci si pongono. Di fatto è stato richiesto un “investimento” per un futuro interessante: l’unico che ci si deve auspicare.

 

È chiaro che gli “investimenti” in genere hanno dei ritorni non immediati, ma futuri. Questa “non immediatezza” potrebbe però tendere a creare problemi: da quando la finanza ha preso in mano il potere negli ultimi 20-25 anni, le logiche di breve tenderebbero a prevalere.

Ed il potere della finanza sta creando pressione: tanto è vero che di recente è stato varato dalla Ue un “pacchetto normativo” che tende a semplificare un po’ le regole, con l’obiettivo di rafforzare nel breve la competitività dell’economia Europea. E questo “pacchetto normativo” pare porti con sé il rischio di indebolire in qualche modo il quadro normativo sulla sostenibilità.

La reazione a livello europeo a questo nuovo “pacchetto normativo” è stata però immediata: un numero rilevante di noti personaggi della politica e della cultura di molti paesi europei ha preso esplicita posizione di richiamo alla rilevanza della sostenibilità, con molte argomentazioni:

  • la transizione verso un’economia più equa e sostenibile non può aspettare;
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  • ed è anche un’opportunità strategica per costruire un’Unione europea più autosufficiente e resiliente;
  • un forte impegno nella Sostenibilità aumenta la competitività e contribuisce a creare valore nel lungo periodo;
  • si dà per scontato un ritorno positivo per quelle Aziende che riconoscono l’importanza di garantire la sostenibilità;
  • crea fiducia nei consumatori, ecc.

Quindi, giustamente, sostegno forte della sostenibilità! Anzi, la Sostenibilità dovrebbe essere ancora di più supportata. Questo è un tema importante, perché parte dalla considerazione che tutte le attenzioni di fatto riguardano molto di più il mondo produttivo, che non quello degli individui in generale. E questo può creare effettivi problemi.

 

I motivi all’origine dei problemi che non vengono risolti

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Questi problemi, come accennato, riguardano non tanto le aziende produttrici, quanto gli individui. Partiamo da una considerazione da tempo confermata dalle ricerche sociali. Ovviamente tutti, anche gli individui, sono coinvolti nelle problematiche connesse alla sostenibilità. Tuttavia, nella maggioranza dei casi, non si creano le condizioni perché le attenzioni alla sostenibilità, da parte degli individui, siano mantenute elevate. L’attenzione alla sostenibilità è infatti connessa alla percezione del proprio benessere attuale, secondo una regola sempre confermata:

  • se il proprio attuale benessere è percepito come soddisfacente, le attenzioni alla Sostenibilità sono elevate: l’attenzione si sposta sul futuro, sia proprio, che dei propri familiari ora giovani, che di chi verrà;
  • se invece la percezione del proprio attuale Benessere non è soddisfacente, allora non si pensa alla sostenibilità, al futuro di chi verrà. L’interesse è del tutto centrato sul proprio benessere attuale, da inseguire in “qualsiasi” modo, perché per se stessi ha la priorità.

Ora dobbiamo constatare che in questi ultimi anni gli individui che si percepiscono in stato di benessere soddisfacente non supera un terzo della popolazione adulta. Quindi i due terzi della popolazione, cioè il 67%, ha attenzioni molto modeste, o assenti, verso il tema della sostenibilità, adottando spesso comportamenti non compatibili.

Quindi:

  • ci si preoccupa delle Imprese, e della correttezza dei loro comportamenti: ed è giustissimo che sia così;
  • Dilazioni debiti fiscali

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  • ma non si ritiene più di tanto che sia un problema sociale di cui occuparsi il fatto che ci siano più di 33 milioni di individui che non si sentono soddisfatti, e le cui caratteristiche comportamentali non sono guidate dall’attenzione agli altri, ed al contesto ambientale in cui si vive.

Questo tema è davvero rilevante: vanno individuate le cause, e vanno progettati i rimedi, in tempi possibilmente molto rapidi.

 

Quali le cause a monte

Nelle analisi sociali storiche si è sempre verificato che la grande maggioranza della popolazione non si sia mai percepita in uno stato di benessere soddisfacente. Quindi non è una novità.

Ma la vera novità è che mentre in passato ha sempre prevalso la rassegnazione, con reazioni non critiche, negli ultimi 20 anni si sono innescato eventi sociali che hanno sopraffatto la rassegnazione, ed hanno dato spazio alle arrabbiature, alle rivendicazioni, ed a sentimenti crescentemente contrappositivi. Che sono quelli che stanno creando i grandi problemi sociali.

Sono temi che abbiamo trattato più volte, e che qui di seguito ricordiamo brevemente. Per poi fare riflessioni sui rimedi, di breve e di lungo periodo.

Fino a 20-25 anni fa, la quasi totalità della popolazione interrompeva gli studi prima dell’adolescenza. Quindi entrava nella giovinezza e nell’adultità senza particolari aspirazioni professionali. Obiettivo: trovare un lavoro, per avere qualche soldo per arrivare a fine mese.

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Negli ultimi lustri invece, per la prima volta nella storia, la grande maggioranza dei giovani ha portato a termine le medie superiori. Buona formazione, ma non completa: ben pochi hanno portato a termine gli studi (per cause che vedremo). In ogni caso illusione forte di un futuro di protagonismo lavorativo interessante.

In quegli stessi anni, però, si sono verificati vari guai sociali, che hanno prodotto problemi seri nel mondo dell’economia (varie crisi finanziarie: 2007-2009-2013), che hanno provocato forti freni al conseguimento degli obiettivi, e delle gratificazioni che si avevano in mente. Il precariato è stato dominante. Però: non accettazione, arrabbiatura, nascita di infiniti sentimenti contrappositivi, assenza di percezione di benessere.

Il vero problema che non ha consentito il raggiungimento dei “sogni” è stato il non completamento della formazione culturale. Se si avviano gli studi, bisogna completarli. Altrimenti ci si illude, ed in condizioni sociali complesse (che sono ormai la norma), si rischia di pagare prezzi che non si erano ipotizzati.

 

Rimedi definitivi: sono fondamentali, ma purtroppo non attuabili nel breve

Di questo rimedio abbiamo parlato più volte, ma per completezza lo riprendiamo brevemente. Il rimedio definitivo è che i tutti i giovani portino a termine la formazione culturale (università), raggiungendo in questo modo i due obiettivi che sono basici per la sostenibilità:

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    Saldo e stralcio

     

  • la preparazione culturale completa offre molte più possibilità professionali, più soddisfazione per i ritorni, quindi più benessere percepito (il denaro ha correlazione massima con il benessere), condizione basica per una propensione verso la sostenibilità;
  • la preparazione culturale completa forma in modo completo la testa dell’individuo, aggiungendo alla “capacità critica” che si consegue con le medie superiori, anche il “senso civico”, il ritenere gli altri come parti complementari, con i quali instaurare solo relazione positiva: il “rispetto degli altri”, l’”etica”, è una colonna portante della sostenibilità.

Oggi non molti studenti si iscrivono all’università, e non più di un terzo raggiunge la laurea. Il motivo fondamentale risiede nella relazione critica che gli studenti hanno con la scuola, soprattutto nelle medie superiori: più dei tre quarti ha un rapporto di tensione, critico. Non si “innamora” della scuola, non vede l’ora di staccarsi.

Ma di questo problema i giovani non hanno responsabilità: è la scuola che non è desiderabile, i docenti sono “contrappositivi”, e fanno ben poco per rendere la scuola attraente, appassionante. L’apprendimento avviene nell’ippocampo, parte del cervello che gestisce la memoria. Ma l’ippocampo si attiva con il coinvolgimento emozionale: l’essere dalla parte dei giovani, coinvolgerli emotivamente, è l’unica tecnica per appassionarli, e far capire che il loro mondo è la scuola.

Così non avviene. Ma dovrebbe avvenire, per il Benessere loro, e di tutto il mondo che ci sta attorno. Qualcuno capirà, e provvederà a fare in modo che gli insegnanti diventino non solo esperti di una materia, ma docenti dalla parte dei giovani.

Purtroppo ci vorrà del tempo.

 

Rimedi nel breve termine: meno risolutivi, ma fondamentali (e non rinviabili)

Si è detto che gli individui nella grande maggioranza ambiscono ad un benessere che non hanno. Questo è un problema molto serio, perché stante il fatto che non sono rassegnati (si erano illusi), sono arrabbiati. E creano un contesto sociale di tensione, e contrapposizione. Situazione che spesso coinvolge anche la gente che sta bene: in altri termini il clima sociale generale non è sereno, ed ha bisogno di aiuto. Come già accennato, fra le conseguenze più preoccupanti c’è l’indifferenza verso la sostenibilità.

Non c’è però rassegnazione: la gente chiede aiuto a vivere meglio.

Non lo chiede più allo Stato. Lo chiede al sistema economico, lo chiede alle aziende. Alle aziende non si chiede più di tanto di migliorare prodotti/servizi/prezzi: queste attività storiche delle aziende sono giudicate in genere soddisfacenti.

Ma se viene chiesto agli individui quanto sono soddisfatti delle aziende di cui si servono, le risposte sono modestissime. Il motivo risiede nel fatto che le aziende si comportano solo come storicamente hanno sempre fatto, curando cioè solo prodotti/servizi/prezzi.

E’ ovvio che ciò sia importante, ma non è più sufficiente: ci si aspetta più vicinanza, più orizzontalità, più aiuto a vivere.

Ci si aspetta che le aziende si comportino diversamente sia con i dipendenti che con i clienti:

  • i dipendenti si aspettano una attenzionalità molto diversa alla loro persona, e non solo professionale. La professione è uno strumento; l’obiettivo è vivere bene la vita, e le attese vanno in questa direzione: è nata l’opportunità di fruire di una community aziendale in cui stare bene, anche con la propria famiglia. Fra l’altro, nei casi in cui si è verificato, si è notato un forte ritorno di gratitudine, da vari punti di vista;
  • i clienti si aspettano molta vicinanza di varia natura, anche con consigli per una vita migliore e più serena.

Per quanto si è notato, interventi di questo tipo hanno “fatto del bene” agli individui, si è notata molta più serenità, forte riduzione della contrapposizione, meno centratura su se stessi, più attenzione al contesto sociale, più serenità, e più attenzione alle problematiche di sostenibilità.

 

In definitiva

  • Se si desidera vivere in modo sereno, il tema della sostenibilità è fondamentale, e non rinviabile;
  • nel tema della sostenibilità bisogna coinvolgere tutti, non solo le aziende, ma anche gli individui;
  • mentre il coinvolgimento delle aziende pare attivo, quello degli individui molto meno: la maggioranza non si sente in stato di benessere, e ciò determina trascuratezza verso la sostenibilità;
  • la soluzione strategica è formare culturalmente gli individui in modo completo, con metodologie corrette e coinvolgenti, in modo che i giovani-adulti raggiungano maggiore benessere nella vita professionale, e siano guidati culturalmente dai valori dell’etica. Per questo obiettivo centrale è fondamentale intervenire sulla scuola (sulla docenza): d’altra parte i giovani formati sono l’unica ricchezza futura del Paese. Questa sarebbe la vera soluzione, ma i tempi non sarebbero brevi;
  • in attesa che si attuino questi veri rimedi, una soluzione – a favore della Sostenibilità – da attivare nel breve è quella di aiutare la gente a stare meglio, di vivere la propria esistenza con maggiore Benessere: solo il sistema economico lo può fare, assumendosi aggiuntivamente nuove responsabilità sociali, aiutando la gente a vivere meglio, con varie metodologie, non necessariamente connesse al denaro/retribuzione. Sarebbero investimenti “di vicinanza” che comunque garantirebbero forti ritorni.

 


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 



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