Gli operatori telco si trovano davanti a una doppia sfida strategica. Da un lato, devono ripensare radicalmente il ruolo delle proprie infrastrutture, che non possono più essere considerate come semplici asset energivori da ottimizzare, ma nodi intelligenti, resilienti e attivi nel sistema energetico. Dall’altro, devono confrontarsi con la crescente pressione competitiva dei grandi hyperscaler globali, che stanno dettando lo standard in termini di innovazione e sostenibilità.
In questo scenario, il percorso verso un ruolo attivo delle Tlc nella transizione energetica si confronta con esigenze eterogenee, che riflettono la natura differenziata degli attori in gioco: i provider di servizi retail, le TowerCo e gli operatori wholesale di rete in fibra. Ciascuno di questi archetipi si trova di fronte a trasformazioni operative e strategiche che impongono una riconfigurazione del proprio perimetro d’azione, anche in chiave energetica.
Cresce l’attenzione al fabbisogno energetico delle infrastrutture digitali
In generale, il crescente fabbisogno energetico delle infrastrutture digitali ha spinto il settore delle telecomunicazioni a ripensare il proprio posizionamento nel contesto della transizione. L’80% delle telco ritiene che l’energia sia un asset strategico in ottica Esg, mentre per il 70% rappresenta un driver competitivo e di innovazione. Più bassa la percentuale di chi la considera un’area operativa da ottimizzare (20%), mentre nessuno ha espresso un giudizio negativo. Tuttavia, persistono ancora alcune criticità: per il 60% delle aziende è limitata la disponibilità di incentivi finalizzati alle infrastrutture Telco-Energy, oltre che alti costi energetici da sostenere (50%). Il 40% incontra invece ostacoli legati alla normativa e di natura burocratica, mentre il 30% ha parlato di vincoli infrastrutturali. Un quadro che rallenta l’evoluzione verso un ecosistema più decarbonizzato e resiliente.
Sono dati che emergono dallo studio intitolato “La convergenza telco-energia per favorire la transizione green ed espandere i modelli in offerta” e realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e Join Group Business Advisory nell’ambito di Futur#Lab, progetto svolto con la partnership di Ericsson, Inwit, Open Fiber, Unidata e WindTre. Il paper è stato presentato presso la sede I-Com nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato esperti della materia, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni e delle aziende.
Dall’indagine emerge come sia in atto un fenomeno di convergenza tra i regolamenti telco ed energy: nell’ottica di favorire maggiore omogeneità, si evidenzia in particolare l’opportunità di istituire tavoli di lavoro congiunti tra Agcom e Arera affinché sia garantito un adeguato e costante coordinamento intersettoriale. Tradizionalmente, infatti, i settori telco ed energy hanno agito in parallelo.
Il nuovo ruolo delle TowerCo
Il paper analizza nel dettaglio la fase di trasformazione che stanno vivendo le TowerCo da semplici gestori di infrastrutture passive, queste società stanno diventando piattaforme attive all’interno delle smart city.
L’estensione delle attività oltre il perimetro tradizionale delle torri si manifesta nella diffusione di impianti fotovoltaici, nella partecipazione a reti energetiche locali e nell’hosting di dispositivi digitali multifunzione (IoT, videosorveglianza, colonnine di ricarica, sensori ambientali). In Italia, come all’estero, questo trend è già visibile con iniziative che trasformano le torri in nodi multifunzionali, con impatti positivi sia in termini di business che di sostenibilità.
Anche nelle aree metropolitane il ruolo delle TowerCo sta evolvendo da Passive host a Piattaforma digitale Urbana, infatti, lo sviluppo di infrastrutture di rete in contesti urbani sta vivendo una trasformazione profonda, guidata dalla necessità di supportare servizi digitali avanzati e di densificare le reti mobili 5G.
Il deployment in microaree attraverso small cell e Distributed Antenna Systems rappresenta un elemento chiave per garantire copertura capillare, bassa latenza e connettività ad alta capacità in ambienti complessi come centri urbani, stazioni, ospedali, aree pedonali o quartieri ad alta densità abitativa. Queste architetture distribuite, tuttavia, pongono nuove sfide operative ed energetiche. Aumentare il numero di siti attivi significa anche dover gestire in modo più efficiente il consumo energetico complessivo dell’infrastruttura, che oggi rappresenta una voce di costo importante ed un vincolo crescente in termini di sostenibilità e resilienza. In questo contesto, i fornitori di tecnologia stanno giocando un ruolo cruciale nel rendere sostenibile l’evoluzione delle reti.
Data center: l’apporto dell’AI nell’ottimizzazione delle strutture
Lo sviluppo dei data center in Italia d’altra parte determina la ricerca costante di un equilibrio tra la necessità di garantire performance elevate, in grado di garantire continuità operativa, e la crescente pressione a ridurre l’impatto ambientale.
L’intelligenza artificiale può migliorare l’efficienza energetica dei data center, ottimizzando il carico IT in base alla domanda e alla disponibilità di energia rinnovabile. Grazie a modelli predittivi, aiuta a distribuire meglio i carichi di lavoro, gestire la manutenzione e usare più energia verde. Tuttavia, l’AI non parte da zero: esistono già tecnologie consolidate come la virtualizzazione, la containerizzazione e lo spostamento dei carichi tra diversi siti, che permettono di adattare l’uso delle risorse in base ai costi e all’energia disponibile. L’AI si aggiunge quindi a strumenti già maturi, potenziandone l’efficacia. Le soluzioni più avanzate per la gestione flessibile dei carichi IT legate a vincoli di energia sono quelle degli hyperscaler, che integrano AI, algoritmi di machine learning e orchestrazione multi sito.
Edge, le esigenze di un ecosistema distribuito
C’è poi il versante dell’Edge Computing, che oggi rappresenta una leva strategica per rispondere alla crescente domanda di elaborazione dati a bassa latenza, abilitare servizi locali di AI/IoT, e ottimizzare il consumo energetico distribuito.
A differenza dei modelli centralizzati basati su data center hyperscale, l’elaborazione di prossimità consente di ridurre il traffico di rete, migliorare la qualità del servizio e contenere i picchi di consumo concentrati. Il paper I-Com ricorda che per gli operatori telco l’Edge non è un’infrastruttura uniforme ma un ecosistema distribuito che si declina in forme diverse:
- Service Provider: possono estendere i propri data center regionali o metropolitani in architetture edge-native, orchestrando carichi tra cloud centrale e nodi periferici. Questo consente non solo load shifting computazionale ma anche bilanciamento energetico tra siti;
- TowerCo: le torri possono essere dotate di micro-data center integrati con apparati radio, sensori e componenti edge per elaborazione locale (es. flussi video da telecamere, dati ambientali, dati di mobilità). È una logica di “tower-based edge” che moltiplica le funzionalità della torre e ne rafforza la rilevanza urbana;
- FiberCo: le centrali telefoniche dismesse o in via di riconversione rappresentano asset ideali per l’Edge, grazie alla loro distribuzione capillare, accesso alla fibra e possibilità di alimentazione autonoma (FV + accumulo).
La sfida è ripensarle in chiave digitale, superando i limiti impiantistici, migliorando l’efficienza energetica e abilitando nuovi modelli di servizio. Lo switch-off delle centrali in rame, storicamente orientato alla razionalizzazione operativa, apre oggi una nuova opportunità strategica: la riconversione degli spazi in Edge Data Center (Edc).
È un cambio d’uso razionale e sostenibile, che consente di valorizzare asset già presenti sul territorio, evitando nuove cementificazioni e accelerando la diffusione dell’Edge. In Italia, Open Fiber ha annunciato un piano di realizzazione di Edc locali connessi alla propria dorsale, mentre Rai Way ha già attivato una rete edge per la distribuzione di contenuti e servizi digitali. A livello internazionale, operatori come BT Openreach e Kpn hanno documentato risparmi significativi riutilizzando siti dismessi, mentre American Tower ed EdgeConneX stanno sviluppando Edc integrati con infrastrutture radio e con supporto a hyperscaler.
Dal punto di vista energetico, il modello Edge consente di distribuire la domanda su più nodi, riducendo i colli di bottiglia e facilitando l’integrazione con fonti rinnovabili locali o sistemi di accumulo. Questo apre la strada a scenari di flessibilità territoriale che richiede nuove capacità di gestione e orchestrazione multi-sito. In sintesi, l’Edge è la naturale evoluzione dell’infrastruttura Telco nell’era post-rame: un’infrastruttura distribuita, intelligente ed energeticamente efficiente, in cui prossimità e sostenibilità convergono.
Gli strumenti e le strategie in campo: la voce delle telco
A corredo dello studio c’è un’indagine condotta da Join Group e I-Com, che hanno coinvolto le aziende del settore. La survey ha messo in luce come l’energia sia ormai considerata un asset strategico nell’ambito telco, spingendo molte di esse a dotarsi di strumenti adeguati per la rendicontazione.
Tra i più utilizzati figurano il consumo energetico complessivo in MWh (90%), le emissioni Scope 2 e 3 (80%), la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili (80%) e il Power Usage Effectiveness (70%). In questo senso, le principali tecnologie adottate per migliorare l’efficienza energetica dei data center sono l’integrazione con le rinnovabili – di cui solo il 67% ha dichiarato di avvalersene in misura pari al 100% – seguita dai sistemi di raffreddamento avanzato (75%) e dall’utilizzo dell’AI al fine di ottimizzare carichi e climatizzazione (50%). Solo il 25% ha invece dichiarato di essersi servito di sistemi di accumulo.
Per quanto riguarda le infrastrutture e le reti di comunicazione, secondo il 75% delle imprese le principali motivazioni che stanno guidando la dismissione del rame sono l’efficienza energetica e l’obsolescenza da un punto di vista tecnologico, seguite dalla riduzione della manutenzione e dalla liberazione di spazi unitamente alla semplificazione infrastrutturale (50%).
Rilevanti le componenti digitali che sono state utilizzate nei servizi energy. La survey sottolinea come le più utilizzate siano le soluzioni di data analytics e AI per l’ottimizzazione energetica, come pure le dashboard per il controllo dei consumi (70%). Seguono i sistemi di automazione integrati e le piattaforme IoT per il monitoraggio dei consumi, selezionate dalla maggioranza dei rispondenti, e le infrastrutture cloud/edge per il processing locale (40%).
Un ulteriore aspetto è la crescente collaborazione tra mondo telco ed energy, soprattutto al fine di favorire maggiore diversificazione dei ricavi espandendosi su nuove linee di business, aumentare la visibilità Esg/sostenibilità e incrementare l’offerta commerciale. Il 28,6% degli intervistati ha dichiarato di aver già attivi e sul mercato servizi o bundle integrati che abbracciano entrambe le dimensioni, mentre per un ulteriore 28,6% è in fase di progettazione o comunque lo considera come un tema strategico al quale porre attenzione in futuro.
Sul versante delle competenze l’80% ha risposto di stare sviluppando quelle nell’ambito energy management e sostenibilità operativa, il 70% in quella energy data analytics/AI per l’ottimizzazione delle risorse. Più ridotte le percentuali di chi sta insistendo nei campi del business development in ambito energia (40%), nella regolazione energetica e policy (30%) e nella progettazione e gestione di impianti (20%). Solamente il 10% ha risposto di non aver alcun investimento specifico in fase di sviluppo.
In questo scenario, le telco sono chiamate a integrare competenze energetiche nei propri asset e servizi, diventando abilitatori di una nuova infrastruttura ibrida, digitale ed energetica. Come? Esplorando il potenziale di produzione energetica diretta, l’uso evoluto dei sistemi di backup – che da semplice supporto diventano risorse attive di rete tramite batterie e vehicle-to-grid – e l’adozione dell’intelligenza artificiale per ottimizzare consumi, raffreddamento dei data center e bilanciamento dei carichi.
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