Il contesto globale è dominato da crescente instabilità geopolitica e incertezza regolatoria, acuito da interventi come le politiche commerciali protezionistiche americane, che hanno generato dubbi operativi e strategici sulle filiere produttive e sugli investimenti futuri. Oggi, le imprese europee si confrontano con la necessità di rafforzare la credibilità delle proprie strategie industriali e finanziarie per attrarre capitali e garantire sostenibilità operativa nel medio-lungo termine.
I Piani di transizione o “Transition Plans” (TP) si stanno affermando come strumenti fondamentali per la coerenza, la credibilità e la capacità di innovazione delle strategie aziendali in un contesto di crescente incertezza normativa e geopolitica. Questo perché consentono agli investitori di misurare l’esposizione ai rischi climatici e di transizione e di orientare le decisioni di allocazione del capitale, in particolare alla luce della transizione energetica in corso. I TP svolgono un ruolo cruciale anche per il monitoraggio macroeconomico dei rischi di transizione e fisici, sia nel sistema finanziario sia nell’economia reale. Essi sono poi indispensabili per le imprese, che tramite i TP possono definire strategie competitive, resilienti e responsabili, rispondendo alle crescenti richieste di stakeholder, regolatori e mercato.
Benchè in questo scenario, l’Unione Europea debba difendere e proseguire con coerenza la traiettoria tracciata dal Green Deal, rafforzando il proprio quadro regolatorio come garanzia di certezza e competitività per l’intero sistema economico, l’efficacia e la credibilità dei Piani di Transizione sono oggi minacciate da sviluppi normativi contrastanti, in primis la proposta Omnibus I, proprio da parte della Commissione Europea.
Indebolire il ruolo dei TP nel quadro della finanza sostenibile significherebbe esporre il sistema finanziario e produttivo europeo a maggiori incertezze, minerebbe la capacità di distinguere tra strategie solide e rischi strutturali e comprometterebbe la possibilità stessa di monitorare in modo efficace i rischi sistemici legati al cambiamento climatico.
I TP restano oggi uno degli strumenti più efficaci per indirizzare gli investimenti verso imprese che adottano strategie credibili e coerenti con gli obiettivi climatici. La loro assenza o debolezza lascierebbe il mercato privo di una bussola, aumentando i rischi di instabilità finanziaria, ritardi nella transizione energetica e disallineamento rispetto agli scenari climatici internazionali.
Affinchè i Piani di Transizione siano realmente efficaci non devono limitarsi ad essere mere dichirazioni di intenti, ma devono essere credibili. La credibilità di un TP dovrebbe basarsi: su requisiti di trasparenza; sulla coerenza interna degli obiettivi; sulla fattibilità delle azioni previste; su una gestione approfondita dei rischi climatici; sull’allineamento con gli obiettivi climatici internazionali e sulla dipendenza geografica. Un TP realmente credibile dovrebbe fondarsi su soluzioni e tecnologie mature ed economicamente sostenibili, capaci di ridurre concretamente le emissioni nel breve e lungo termine.
Oggi le compagnie oil&gas godono di garanzie finanziarie e sistemi regolatori consolidati che rischiano di concentrare risorse su strategie e opzioni tecnologiche (tra cui le principali sono il continuo ricorso al gas, la tecnologia CCS, i biocombustibili, l’idrogeno e gli offsets) che alla prova dei fatti risultano rischiose, immature, non significative per la decarbonizzazione e pertanto non credibili. Il rischio è duplice, da un lato il rallentamento della transizione delle economie in cui queste aziende operano ed esercitano la loro influenza, dall’altro quello di trovarsi impreparate di fronte a nuove imposizioni di mercato o a un’accelerazione della transizione.
In questo senso, i Piani di transizione attualmente pubblicati dalle principali aziende italiane del settore oil&gas (Eni e Snam) mostrano lacune rilevanti, soprattutto nell’analisi quantitativa dei rischi, nella riduzione della produzione di idrocarburi e nella trasparenza rispetto alle dipendenze geografiche e regolatorie. Per essere credibili, questi TP ovrebbero andare oltre la mera rendicontazione, integrando un’analisi rigorosa e una strategia di governance chiara, che riduca l’incertezza e indirizzi con precisione gli investimenti verso soluzioni realmente sostenibili.
Leggi il policy briefing “Piani di Transizione, strumento di protezione dai rischi: la credibilità dei piani Oil&Gas”
Foto di fauxels
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