La digitalizzazione della sanità è oggi un tema importante per le aziende che operano nel settore, ne paliamo con David Parras, Senior Regional Director Southern Europe di SOTI.
– Di recente, SOTI ha pubblicato un nuovo Report Sanità che fotografa lo stato dell’adozione delle tecnologie – inclusa l’AI – nel comparto e, per la prima volta, l’Italia è stata inclusa nel campione. Chi è stato coinvolto e quali sono le principali evidenze emerse dallo studio?
A livello globale lo studio ha coinvolto 1750 responsabili IT che lavorano nel settore sanitario, in ambito pubblico e privato, e professionisti di aziende che forniscono soluzioni IT alle imprese operanti nell’healthcare. Per la prima volta quest’anno, il campione ha incluso aziende italiane e spagnole del comparto, che sono andate a integrare la rappresentanza europea formata da Regno Unito, Germania, Francia, Svezia e Paesi Bassi.
Dal report emerge l’impiego di soluzioni tecnologiche obsolete da parte delle aziende del settore sanitario: a livello globale, il 99% delle organizzazioni utilizza soluzioni datate, percentuale che in Italia scende (ma resta comunque elevata) al 91%. Una situazione che rischia di frenare i percorsi di trasformazione digitale e modernizzazione di queste aziende.
– Quali sono le principali preoccupazioni e problemi sollevati dai responsabili IT? Avete riscontrato delle particolari criticità in Italia rispetto agli altri Paesi?
Entrando nello specifico delle preoccupazioni sottolineate dai responsabili IT, in cima alla lista c’è sicuramente il problema della sicurezza dei dati e dei dispositivi utilizzati. Per quanto riguarda il primo punto a sottolinearlo è stato il 30% degli intervistati a livello globale e il 23% in Italia, mentre relativamente alla sicurezza dei device si è detto preoccupato il 13% del campione totale e di quello italiano. A far paura sono soprattutto l’esposizione involontaria di dati sensibili in ambienti non autorizzati, le violazioni di sicurezza e gli attacchi ransomware.
Altra preoccupazione riguarda l’eccessivo tempo impiegato dai dipartimenti IT per risolvere problematiche minori (quali ad esempio la sistemazione delle stampanti). Ciò, secondo gli intervistati, distoglie queste risorse da attività a più alto valore aggiunto che potrebbero determinare miglioramenti significativi per le loro aziende. Per questo motivo i responsabili IT puntano su un maggior impiego da un lato di dispositivi interconnessi, dall’altro sull’implementazione di soluzioni digitali che assicurino una gestione efficace ed efficiente dei device, per garantirne la manutenzione e il tracciamento da remoto e per migliorarne la sicurezza.
– Per quanto riguarda l’adozione dell’Intelligenza Artificiale (AI), a che punto siamo con la sua integrazione? E come viene applicata ai vari ambiti dell’assistenza sanitaria?
A livello globale, l’81% dei partecipanti al report – e il 74% in Italia – utilizza già l’IA per attività legate alla gestione dei pazienti. Nello specifico, soluzioni che integrano l’AI vengono utilizzate ben oltre che come strumento di supporto amministrativo, svolgendo invece un ruolo molto più importante nella pianificazione e personalizzazione dei trattamenti medici (67% a livello globale e 65% in Italia), per l’aggiornamento delle cartelle cliniche elettroniche (le EMR – Electronic Medical Record) o per lo svolgimento di altre attività di natura amministrativa (79% a livello globale e 69% in Italia) e per analizzare dati clinici (68% del campione globale e il 60% di quello italiano). Dati tutto sommato incoraggianti, che vedono il settore sanitario puntare molto sull’integrazione dell’intelligenza artificiale per migliorare la propria efficienza e l’assistenza dei pazienti.
– In che modo l’adozione di soluzioni di EMM – in cui siete leader a livello globale – è essenziale nel percorso di innovazione tecnologica nell’ambito sanitario? Quali ostacoli/sfide consentirebbe di superare?
Il settore sanitario fa sempre più affidamento sui dispositivi mobili e sull’IoT per migliorare l’erogazione delle cure: i medici e gli operatori della sanità si avvalgono di device che permettono di raccogliere i dati dei pazienti, consultare la loro storia sanitaria e fare ricerche approfondite.
Lo conferma anche la nostra ricerca: l’83% dei responsabili IT in Italia (86% a livello globale) afferma che la tecnologia mobile contribuisce a rendere il lavoro più efficiente. Tuttavia, con l’aumento dell’utilizzo dei dispositivi, stanno crescendo anche le sfide legate alla loro gestione e sicurezza. Sebbene l’86% delle organizzazioni sanitarie (90% a livello globale) utilizzi sistemi di Mobile Device Management (MDM) per le procedure di sicurezza di base — come la gestione delle policy, la prevenzione delle minacce e il rilevamento di accessi non autorizzati — queste, da sole, non sono più sufficienti.
In un settore in cui i ritardi possono influire sulla salute dei pazienti, una cattiva gestione dei dispositivi non è solo una questione tecnica: è un rischio critico.
Per ridurre tale rischio, le organizzazioni hanno bisogno di una soluzione di Enterprise Mobile Management (EMM) solida, che offra monitoraggio in tempo reale, supporto remoto e risoluzione dei problemi, analisi basate sui dati e una protezione di tipo avanzato delle informazioni. Un’esigenza resa ancora più urgente dal fatto che il 61% dei responsabili IT in Italia (65% a livello globale) dichiara di aver subito una violazione dei dati o un attacco ransomware/DDoS nell’ultimo anno.
In sintesi, ecco i due principali ostacoli da superare:
1. il primo è quello della sicurezza dei dati sensibili contenuti nelle cartelle cliniche, non più assicurata dalle soluzioni di MDM di vecchia generazione nel complesso ecosistema digitale odierno;
2. il secondo è garantire la continuità dell’assistenza ai pazienti, l’assenza di tempi di inattività e una tempestiva risoluzione in caso di problemi.
Per ridurre i rischi per gli assistiti, è cruciale per le aziende del settore investire in una soluzione di EMM efficace che consenta di erogare il servizio di assistenza in modo continuativo e senza interruzioni, la risoluzione dei problemi da remoto e di tenere sempre al sicuro i dati sensibili.
– Ci può raccontare alcuni casi virtuosi, anche a livello globale, in cui SOTI ha supportato aziende del settore sanitario nel percorso di digitalizzazione?
Un caso interessante che potrei citare riguarda il Gruppo Steve Holmes, con sede negli Stati Uniti, che aiuta le organizzazioni sanitarie del nord America a ottimizzare l’utilizzo del software “Meditech”, un sistema di storage EHR (Electronic Health Record) – ossia cartelle cliniche elettroniche – “on-premise”.
Per oltre vent’anni, le persone del Gruppo hanno viaggiato fisicamente da una struttura sanitaria all’altra per formare il personale sull’utilizzo del software e dei dispositivi Zebra, che consentono di raccogliere e recuperare informazioni e accedere alla cartella clinica elettronica direttamente dal palmo della mano. Tuttavia, questa modalità di lavoro comportava alti costi, tempi lunghi di aggiornamento e notevoli inefficienze.
È proprio qui che siamo entrati in gioco noi di SOTI. Grazie alla gestione da remoto resa possibile dalla nostra soluzione MobiControl, oggi gli ospedali che si affidano al Gruppo Steve Holmes non devono più spedire fisicamente i dispositivi né attendere giorni per la configurazione. I device Zebra arrivano già pronti all’uso: basta connetterli al Wi-Fi e in meno di dieci minuti sono pienamente operativi. Il risultato? Ogni ospedale ha potuto risparmiare in media oltre 8.500 dollari a dispositivo, inclusi i costi di configurazione e formazione del personale.
Questo caso dimostra concretamente come una strategia ben strutturata di EMM possa accelerare il percorso di digitalizzazione nel settore sanitario, di cui parlavamo prima, portando benefici tangibili e sostenibili nel tempo.
– Avete dei piani in futuro per essere ancora più presenti in Italia, specialmente per le aziende nell’ambito sanitario?
L’area Sud Europa, e in particolare l’Italia, è una delle regioni per noi strategiche e su cui stiamo investendo sempre di più. Siamo presenti nel mercato italiano da oltre sette anni, ma questo è l’anno in cui abbiamo deciso di “spingere” ulteriormente sull’acceleratore, incoraggiati dai risultati ottenuti finora e dell’interesse crescente da parte di clienti e partner verso le nostre soluzioni.
Abbiamo già all’attivo solide collaborazioni con aziende italiane di rilievo, come Autogrill, Caffè Vergnano e Iper La Grande i. E intendiamo continuare a investire in risorse e competenze locali per supportare realtà operanti in diversi settori – dalla logistica ai trasporti, dalla supply chain al retail, fino all’automotive – aiutandole a gestire in modo più efficiente, sicuro e scalabile il proprio ecosistema di dispositivi mobili.
– Come vede il settore entro dieci anni? Opportunità da cogliere, consigli?
Nei prossimi dieci anni mi aspetto una sanità profondamente trasformata: le opportunità da cogliere grazie a una tecnologia via via sempre più evoluta sono, di fatto, straordinarie. Una dei principali scenari che vedo per il futuro è il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, con la casa che diventerà un luogo reale di cura con la telemedicina.
L’affermarsi di un modello di assistenza in cui non sarà più necessario recarsi in ospedale per ricevere cure adeguate permetterà alla sanità di essere più vicina al cittadino e meno “ospedalocentrica“.
L’altra grande sfida sarà nell’ambito della prevenzione. Qui l’AI giocherà un ruolo cruciale. Dai sistemi di supporto alla diagnosi all’interpretazione avanzata delle immagini mediche, fino alla scoperta di nuovi farmaci e alla personalizzazione delle terapie, l’AI contiene una importante promessa di miglioramento dell’efficacia, della precisione e della tempestività delle cure.
L’integrazione tra piattaforme digitali, telemedicina e AI può dare vita a una sanità accessibile, predittiva e sempre connessa. Ma perché ciò avvenga è necessario che la tecnologia non venga solo utilizzata, ma anche gestita.
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