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La direttiva Omnibus e il ruolo degli asset manager


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La proposta della Commissione europea per semplificare la normativa ESG ha l’obiettivo di coniugare competitività e transizione verde. Assogestioni chiede semplificazione, ma senza arretramenti

Il pacchetto legislativo Omnibus, presentato dalla Commissione europea il 24 aprile 2024, mira a semplificare e rendere più efficaci alcune delle principali normative in materia di sostenibilità. Agendo contestualmente su CSRD, CSDDD e Regolamento Tassonomia, la proposta intende rilanciare la competitività industriale dell’Unione e favorire la transizione verde, alleggerendo gli oneri amministrativi per circa 6,3 miliardi di euro annui e attivando investimenti stimati fino a 50 miliardi di euro.

CSRD: nuovo perimetro, vecchie criticità

Uno degli interventi più significativi riguarda la CSRD, per cui viene fortemente ridimensionato il numero delle imprese coinvolte: se la proposta della Commissione venisse definitivamente adottata, l’obbligo di rendicontazione sarebbe limitato alle imprese con oltre 1.000 dipendenti, 50 milioni di fatturato o 25 milioni di bilancio. Secondo le stime, circa l’80% delle imprese inizialmente previste dalla CSRD risulterebbe così escluso, portando a circa 10.000 la platea di soggetti obbligati, un numero anche inferiore rispetto alle 11.700 imprese originariamente soggette a NFRD (la Direttiva per la rendicontazione non finanziaria che dal 2017 obbliga le grandi imprese quotate a fornire una prima informativa al mercato sui temi di sostenibilità’).

Analogo ridimensionamento coinvolge le imprese extra-UE, con l’innalzamento, dai 150 milioni di euro previsti, a 450 milioni di euro della soglia di fatturato per rientrare nel perimetro della direttiva.

L’intervento più immediato e già entrato in vigore è stato la cosiddetta direttiva “stop the clock”, rinvio di due anni degli obblighi di rendicontazione per le imprese che avrebbero dovuto iniziare a rendicontare nel 2026 e nel 2027, ovvero le grandi imprese non ancora soggette alla CSRD e le PMI quotate. Il rinvio consentirà di evitare obblighi transitori, concedendo più tempo agli Stati membri per armonizzare l’attuazione della normativa.

Parallelamente, viene proposta la semplificazione del quadro tecnico degli Standard Europei di Rendicontazione di sostenibilità (ESRS) basata sulla riduzione dei dati, eliminando i datapoint meno rilevanti, privilegiando i dati quantitativi e distinguendo più chiaramente tra requisiti obbligatori e volontari. Resta confermato il principio della doppia materialità, mentre si  rinuncia all’adozione di standard di rendicontazione specifici per settore e all’introduzione del requisito di “reasonable assurancein sostituzione della “limited assurance” or previste.

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Con la significativa riduzione del numero di imprese soggette agli obblighi di rendicontazione, le SGR e gli investitori si troveranno ad affrontare una minore disponibilità di dati ESG standardizzati e comparabili, rischiando di mantenere una dipendenza da stime, proxy e dati non ufficiali e rallentare lo sviluppo di sempre più accurate analisi dei rischi ESG nonché un indebolimento della capacità di orientare verso la transizione sostenibile gli investimenti.

Rendicontazione su Tassonomia: semplificazione necessaria e rischi di discontinuità

Anche la rendicontazione su Tassonomia viene riformata riducendo sia i soggetti a cui si applica  – diventa opzionale per le imprese  con oltre1.000 dipendenti ma fatturato inferiore a 450 milioni – sia riducendo fino al 70% il numero degli  gli indicatori.

A ciò si aggiunge l’esenzione dalla valutazione circa l’allineamento alla Tassonomia per le attività economiche che rappresentano meno del 10% del fatturato e la possibilità di segnalare “allineamenti parziali” per  le imprese in fase di transizione ecologica e che soddisfano solo parte dei criteri richiesti dalla Tassonomia

Due Diligence riformata: un nuovo equilibrio tra controllo e proporzionalità

La CSDDD subisce anch’essa una revisione sostanziale. La due diligence sulla catena di fornitura si concentrerà sui fornitori diretti (Tier 1), con valutazioni estese solo in presenza di evidenze concrete di violazioni ambientali o sociali. L’obbligo di frequenza dei controlli passerà da annuale a  quinquennale, e si ridurranno le richieste informative per PMI e mid-cap coinvolte indirettamente. Il recepimento nazionale è posticipato al 2027, con applicazione graduale: dal 2028 per i gruppi con oltre 5.000 o 3.000 dipendenti, e dal 2029 per il nuovo gruppo con più di 1.000 dipendenti e 450 milioni di fatturato. È stata inoltre rimossa la clausola che prevedeva la possibilità di obblighi aggiuntivi per i servizi finanziari.

Approccio proporzionato, non riduttivo: la prospettiva di Assogestioni

Assogestioni condivide l’obiettivo di semplificazione normativa, ma sottolinea la necessità di evitare che ciò comporti una riduzione dell’ambizione e della qualità delle informazioni ESG. L’Associazione supporta decisamente una revisione del carico informativo in termini di quantità di /dati che le imprese devono fornire, e propone un approccio più calibrato e proporzionale: mantenere l’obbligo per tutte le grandi imprese differenziando i requisiti di rendicontazione in base alla dimensione. Per le imprese oltre i 1000 dipendenti si supporta la riduzione del numero dei dati da rendicontare così come promosso dalla Commissione Europea mentre per le imprese tra i 250 e i 1.000 dipendenti si auspica l’adozione di un regime ulteriormente semplificato ma obbligatorio, basato su un set informativo essenziale. Tale approccio consentirebbe di alleggerire gli oneri per le imprese meno strutturate, senza sacrificare la qualità e la disponibilità dei dati ESG essenziali e necessari per il buon funzionamento dei mercati finanziari sostenibili.Similmente, viene contestato l’innalzamento della soglia dimensionale per le imprese extra-UE, ritenuto incoerente con il principio del level playing field. Inoltre, si auspica un maggiore coordinamento tra CSRD, SFDR, MiFID e UCITS, per evitare frammentazioni regolatorie.

L’Associazione riconosce nel pacchetto Omnibus un passaggio rilevante per migliorare la competitività e l’efficienza normativa in Europa. Ma l’efficacia della riforma dipenderà dalla capacità di mantenere un equilibrio tra riduzione degli oneri e qualità dell’informazione ESG disponibile sul mercato. Un impianto normativo snello, ma solido dal punto di vista informativo, rimane la condizione imprescindibile per una transizione sostenibile credibile e competitiva.

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