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Ricostruzione e Ue. Due percorsi, una strategia per l’Ucraina. L’intervento di Kuleba


L’Urc 2025 rappresenta un’opportunità concreta per passare dalla definizione dei principi alla loro effettiva implementazione. Dopo tre anni di discussioni e dichiarazioni di intenti, il tempo è maturo per introdurre meccanismi operativi, chiarire le fonti di finanziamento che dovranno essere utilizzate. L’intervento di Dmytro Kuleba, già ministro degli Esteri dell’Ucraina

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11/07/2025

Dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina, la comunità internazionale ha risposto non solo con il sostegno militare e politico, ma anche con un impegno strutturato verso la ricostruzione del Paese. Dal 2022, ogni anno sono state organizzate le conferenze sulla ripresa del Paese (Urc). Prima a Lugano dove sono state poste le basi per la ricostruzione, con un Piano nazionale di ripresa del governo ucraino, seguita da Londra dove è stato lanciato il ruolo del settore privato fino a Berlino del 2024 dove sono stati immaginati quattro pilastri strategici: la dimensione umana, il ruolo dell’Unione Europea, i livelli locali e regionali e il settore delle imprese. Gli elementi discussi fin qui sono alla base della prossima edizione della conferenza ospitata a Roma a luglio. La quarta edizione dell’Urc rappresenta un’opportunità concreta per passare dalla definizione dei principi alla loro effettiva implementazione. Dopo tre anni di discussioni e dichiarazioni di intenti, il tempo è maturo per introdurre meccanismi operativi, chiarire le fonti di finanziamento che dovranno essere utilizzate. Il successo di questo atteso appuntamento sarà determinato dalla sua capacità di produrre decisioni chiare e strumenti applicabili, oltre a consolidare il consenso politico intorno a un approccio multilivello e multisettoriale.

Uno degli aspetti chiave di questo processo sarà il coinvolgimento del settore privato, nazionale e internazionale. L’investimento privato non è solo necessario per ricostruire il Paese, ma assolutamente essenziale anche per sostenere una crescita economica duratura nel periodo postbellico. Per facilitare questa partecipazione, le imprese devono iniziare già oggi a pianificare progetti concreti: identificare opportunità, condurre studi di fattibilità, stabilire partnership con aziende locali e straniere. Lo sviluppo di un’iniziativa economica richiede tempo, e arrivare preparati al termine del conflitto sarà fondamentale per non perdere slancio. Parallelamente, le imprese dovrebbero interloquire con i rispettivi governi nazionali per assicurarsi che gli ostacoli normativi, assicurativi e finanziari vengano rimossi o attenuati. Sarà fondamentale creare un quadro giuridico armonizzato, che favorisca l’interscambio commerciale e l’afflusso di capitale verso l’Ucraina. Da parte sua, il Paese dovrà creare un terreno fertile per attrarre gli investimenti anche esteri concentrandosi sulla semplificazione normativa e garantendo un ambiente stabile e prevedibile per le aziende interessate.

Gli ultimi dati ufficiali della Banca Mondiale, aggiornati a dicembre 2024, stimano i danni alle sole infrastrutture ucraine in circa 176 miliardi di dollari, con il settore immobiliare che ha subito le maggiori conseguenze, seguito poi dai trasporti e dal settore energetico. È importante sottolineare che si tratta di cifre ancora provvisorie, destinate ad aumentare in assenza di un accordo che ponga fine al conflitto. In questo scenario, è illusorio immaginare che l’Unione europea possa farsi carico da sola dell’intero sforzo di ricostruzione. La portata dell’intervento di ricostruzione – per ora stimata dalla Banca Mondiale a 534 miliardi di dollari – richiederà un impegno coordinato e multilaterale. Da un lato, l’Ucraina deve ristrutturare la propria economia per renderla più efficiente e capace di generare valore aggiunto al Pil del Paese; dall’altro, i fondi europei, gli investimenti privati e il sostegno di partner globali dovranno integrarsi in una strategia sostenibile.

L’Europa ha un ruolo cruciale, non solo sul piano finanziario, ma anche politico e istituzionale. In questo contesto, l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea deve essere considerata non come un processo separato dalla ricostruzione, ma come parte integrante di essa. L’ingresso nel mercato unico europeo costituirebbe il più forte incentivo per migliorare la legislazione, stabilizzare il contesto normativo e attrarre investimenti. Sarebbe un segnale chiaro rivolto ai governi e alle imprese: l’Ucraina è parte della casa comune europea, sicura e pronta ad accogliere iniziative imprenditoriali. Occorrono strumenti finanziari specifici, regole operative, piattaforme di cooperazione tra pubblico e privato. Le istituzioni europee e i partner internazionali devono concentrarsi sull’attuazione pratica di quanto già discusso, rendendo il processo di ricostruzione efficace, trasparente e orientato ai risultati. In definitiva, è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. I tre anni di conferenze hanno permesso di costruire un quadro condiviso, ma ora è necessario attivarsi per iniziare a muovere i primi passi. La ricostruzione dell’Ucraina non sarà solo un impegno tecnico o economico, ma una vera e propria sfida che richiede coraggio, visione e collaborazione su tutti i fronti.

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