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Come sono andati gli investimenti diretti esteri in Italia nel 2024


Crescono gli investimenti diretti esteri in Italia. Nel 2024 sono aumentati del +5% rispetto al 2023: è un dato in controtendenza rispetto al resto dell’Europa, dov’è stato replicato il dato negativo del 2023 con un calo medio del 5%. Lo rivela l’edizione 2025 dell’EY Attractiveness Survey Italy, il report realizzato ogni anno dalla società di consulenza guidata dalla global chair Janet Truncale.

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In Italia si contano in totale 224 progetti di investimenti diretti esteri, a fronte dei 214 dell’anno precedente. La quota di mercato italiana arriva al 4,2%: +2 posizioni nella classifica europea e settimo posto nella graduatoria continentale per attrattività degli IDE. L’Italia si conferma un’area capace di attirare quote crescenti di investimenti esteri in un quadro generale considerato di stabilità e fiducia.

In questo articolo:

 

  • Da dove arrivano gli investimenti diretti esteri in Italia
  • Gli IDE in Europa nel 2024: una flessione costante
  • Come attrarre sempre più investimenti in futuro

 

Da dove arrivano gli investimenti diretti esteri in Italia

Gli Stati Uniti rappresentano la prima nazione di provenienza degli investimenti diretti esteri in Italia, ma la loro quota di mercato scende dal 19% del 2023 al 16% del 2024. Viceversa, si fortifica la presenza degli operatori europei che investono in Italia: ad insidiare gli Stati Uniti sono soprattutto la Germania con il 14%, la Francia con il 13%, il Regno Unito con l’11% e la Svizzera con il 9%.

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La maggior parte degli investimenti, pari al 25%, si concentrano nel settore dei servizi digitali e IT. I due terzi restanti del totale sono appannaggio di servizi professionali, prodotti industriali e mobilità. Nelle funzioni aziendali coinvolte nei processi di investimento, sono in crescita i servizi B2B. Gli investimenti in ricerca e sviluppo e nei processi produttivi restano stabili, retrocedono quelli nella logistica.

Sul piano territoriale, gli investimenti diretti esteri si concentrano soprattutto nel Nord-Ovest dell’Italia (66%), mentre cala la loro presenza nel Nord-Est con una quota che scende dal 20% del 2023 al 14% del 2024. La Lombardia attira la maggior parte degli IDE (116 progetti, il 52% del totale), seguita dal Piemonte con l’11% (25 progetti) e dalla Puglia con il 6% (14 progetti).

 

Gli IDE in Europa nel 2024: una flessione costante

Dall’edizione 2025 dell’EY Attractiveness Survey Italy emerge che Francia, Regno Unito e Germania rimangono le tre principali economie protagoniste degli investimenti esteri in Europa: insieme raccolgono il 46% degli IDE. Tuttavia, nel report che analizza i dati del 2024 tutti e tre i Paesi fanno segnare numeri negativi: -14% per Parigi, -13% per Londra e -17% per Berlino. L’Europa vive una fase di forte calo che conferma il trend sfavorevole avviato nel 2023.

Dietro la contrazione europea c’è il contesto di mercato segnato da incertezze geopolitiche e misure protezionistiche, fattori a cui si aggiungono la mancata riduzione dei costi dell’energia e le scarse risorse destinate a innovazione e formazione. In media, prosegue l’espansione degli investimenti da parte dei capitali regionali: dal 2015 la crescita della quota di mercato è del 5%, mentre nello stesso periodo gli investimenti provenienti dagli Stati Uniti diminuiscono del 6%.

L’Italia risale le classifiche europee come destinazione di IDE: rimane dietro a Francia, Regno Unito, Germania, Spagna e Turchia, ma è davanti a Belgio, Portogallo e Paesi Bassi. Le uniche nazioni europee che crescono più dell’Italia sono la Spagna (quarta in graduatoria) con 351 progetti e +15% rispetto al 2023 e la Polonia (sesta in classifica) con 259 progetti e +13% sul 2023.

 

Come attrarre sempre più investimenti in futuro

Il 51% del campione di oltre 200 aziende e investitori internazionali intervistati da EY prevede di investire in Italia nei prossimi 12 mesi, soprattutto nei servizi finanziari (83%) e nell’industria chimico-farmaceutica (75%). Vengono ritenuti particolarmente positivi elementi come l’adeguatezza delle infrastrutture e la qualità del capitale umano. Le imprese già stabilite in Europa, sia grandi aziende che Pmi, sono più propense a pianificare investimenti futuri (59%) rispetto a quelle senza operazioni nel continente (35%).

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“Continua il trend di revisione dei flussi di capitali e di riorganizzazione delle catene di fornitura a livello globale, che ha visto il prevalere di logiche di nearshoring e friendshoring; l’Italia, con la sua posizione baricentrica nel Mediterraneo e come natura ponte tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente ha tratto vantaggio da queste tendenze, facendosi trovare pronta”, spiega Marco Daviddi, managing partner di EY-Parthenon in Italia.

“In particolare, negli ultimi anni, molto lavoro è stato svolto sullo sviluppo di nuove relazioni diplomatiche ed economiche con Paesi che possono diventare mercati di sbocco dei nostri prodotti, ma anche rilevanti partners commerciali (Giappone, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Sud America, Centro Asia). E sul fronte della semplificazione amministrativa sono stati fatti rilevanti progressi”, aggiunge Daviddi. Per essere ancora più competitivi nei mercati chiave per il Made in Italy, gli elementi su cui lavorare sono individuati nella semplificazione normativa ed in una maggiore propensione agli investimenti in formazione, innovazione, ricerca e sviluppo.





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