”Un monito e un appello da parte del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti agli istituti di credito. “Le banche continuino a meritare e coltivare la fiducia dei risparmiatori” insieme allo Stato che “non ha mancato di fare la propria parte e assolvere alla sua funzione: tutelare il risparmio, la sicurezza nazionale nella sua declinazione economica, promuovere il credito per l’economia reale”. Ma per vincer e le sfide “l’Italia deve fare sistema, squadra: Governo, Autorità di Vigilanza, intermediari finanziari”. Il ministro lo sottolinea nel suo intervento all’Assemblea annuale dell’ABI a Milano. “Le banche approfittino di questo quadro mutato e dedichino il più possibile a fare la loro: tornino a fare le banche – è il monito – , ovvero a raccogliere, tutelare e prestare il risparmio, guadagnando sul classico margine di interesse”. “Il governo e il Mef in questi anni hanno fatto la loro parte” sottolinea. “Dunque, mi attenderei che le banche” facciano altrettanto. Le banche italiane hanno sì registrato un importante rafforzamento patrimoniale e organizzativo, ma hanno anche ridotto drasticamente la loro funzione originaria. “Dal 2011 i prestiti alle aziende, in termini nominali, si sono ridotti di un terzo”, ha evidenziato Giorgetti, lamentando come l’attività di intermediazione creditizia abbia “ceduto il passo alla gestione patrimoniale”.
Non manca una riflessione sulla scarsa reattività nel tutelare i risparmiatori. “L’adeguamento dei tassi di remunerazione dei conti correnti credo sia sintomatico della necessità di un approccio più proattivo. Le banche italiane hanno giocato di rimessa”. E, ricorda Giorgetti “Gli eccezionali rendimenti totali riconosciuti agli azionisti negli ultimi due anni sono stati possibili anche grazie alle garanzie pubbliche prestate in occasione del Covid”. Da qui la domanda “se non si sia di fronte a un eccesso di ‘finanziarizzazione e se non sarebbe stato – e sia tuttora – meglio, non solo per la collettività ma anche per gli azionisti, reinvestire parte di queste risorse per rafforzare i presidi patrimoniali ed essere così in grado di ‘fare banca’ al meglio anche a fronte di quel tremendo mutamento del quadro generale dello scambio, del potere delle nazioni e delle tecnologie”. Un accenno anche al risiko che agita la finanza, senza mai citarlo. “Sia ben chiaro che Il Governo non guarda alla nazionalità dei banchieri, ma soltanto alla loro capacità di rispondere a questa funzione” ha precisato, soffermandosi sull’importanza della “biodiversità” bancaria. “Le piccole imprese, considerate meno trasparenti, rischiano di essere escluse se le banche sono troppo ‘distanti’ dai territori”.
A suo avviso, la fiducia e le persone continueranno a fare la differenza, anche in un mondo in cui l’intelligenza artificiale sarà sempre più presente.
Va detto che “La spesa per investimenti in tecnologie innovative è stimata in 901 milioni per il biennio 2023-2024. Un dato sorprendentemente basso se confrontato con gli straordinari utili registrati, e i relativi dividendi distribuiti”. Quanto all’economia italiana il quadro è complessivamente solido: “Il PIL è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre 2025, la disoccupazione è scesa al 6,5% e l’inflazione è all’1,6%”. Giorgetti ha sottolineato che però questo non è il momento per cantare vittoria. “Quando le cose vanno bene, il primo compito di ogni persona seria è delimitarle, inquadrarle nelle circostanze le quali vanno sempre riconosciute relative”. E tra queste circostanze ci sono le trasformazioni globali e sistemiche in atto, come i dazi, il riarmo, la rivoluzione digitale e demografica. “In nessun anno dal secondo dopoguerra ci siamo trovati di fronte a tanti guai, che oggi va di moda chiamare sfide”. Ma una cosa non va tenuta bene a mente ed è “la stabilità dell’Esecutivo, rafforzata dal supporto di cui gode il Governo a quasi 3 anni dal suo insediamento”, questo “rappresenta un fattore immateriale di cui in ultima istanza beneficia il sistema finanziario nazionale”. (AGI)
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