A Cortina d’Ampezzo, che in questi giorni è simbolo di un territorio tanto attrattivo quanto fragile, Confartigianato Imprese Belluno ha celebrato i suoi settant’anni con un convegno dedicato al valore generativo dell’impresa artigiana. L’incontro, ospitato venerdì 11 luglio all’Hotel de la Poste, ha voluto essere un momento di bilancio, ma anche di rilancio, in un contesto reso ancora più attuale dalle recenti frane e dal maltempo che hanno colpito l’area.
La presidente Claudia Scarzanella ha spiegato il senso dell’iniziativa sottolineando la volontà di «lanciare un nuovo modo di intendere l’impresa artigiana per il suo valore generativo». Un valore che, secondo l’associazione, non si esaurisce nel solo ambito economico, ma coinvolge anche il tessuto sociale e ambientale della montagna bellunese.
In provincia di Belluno, infatti, quasi un’impresa su tre è artigiana. Un dato che evidenzia non solo la rilevanza economica del comparto, ma anche il suo ruolo nella tenuta e nella vitalità delle comunità locali. Le oltre 12.800 persone impiegate in queste imprese non si limitano a operare nel territorio: vi abitano, vi investono e contribuiscono quotidianamente alla sua sostenibilità.
«Il tradizionale modello della piccola e media impresa radicata sul territorio – ha affermato il direttore Michele Basso – si sta trasformando in una realtà più consapevole, dove la sostenibilità economica e sociale diventa una scelta strategica». Secondo Basso, le imprese artigiane sono «eccellenze vere, identità del territorio e vetrine viventi del Made in Italy nel mondo». Il loro radicamento nei luoghi in cui operano rafforza le relazioni tra impresa, famiglia e comunità, rendendole più resistenti e capaci di affrontare il cambiamento.
Non mancano, però, le criticità. La sfida generazionale resta aperta: solo l’8,3% degli artigiani veneti ha meno di 34 anni. Per Basso è necessario creare le condizioni affinché i giovani possano vedere un futuro nel settore: «Hanno talento, visione, etica: ora tocca a noi dar loro fiducia».
A rafforzare la riflessione, l’intervento della docente Patrizia Messina dell’Università di Padova, che ha definito l’impresa come un vero e proprio «atto civico». «Ogni impresa è un pezzo di futuro – ha affermato – e serve un nuovo patto tra impresa e comunità. La sostenibilità non è più un’opzione, ma un criterio di sopravvivenza. O il Made in Italy sarà generativo, o non sarà». Messina ha proposto un modello di impresa orientato al bene comune, che investe nella parità, nell’innovazione green, nell’inclusione e nel capitale umano. Ha inoltre sottolineato come anche le associazioni di categoria debbano evolversi: non più solo rappresentanti di interessi, ma soggetti attivi di sviluppo territoriale, capaci di costruire alleanze e accompagnare le imprese verso un futuro condiviso.
La stessa Scarzanella ha ribadito la necessità che Confartigianato sia uno spazio in cui fare sintesi, coltivare relazioni e progettualità, affrontare le difficoltà quotidiane attraverso il supporto reciproco: «Fare impresa non è solo un’opportunità individuale: è una responsabilità verso la collettività».
Durante il convegno sono intervenute due imprese che incarnano il concetto di “generatività”. Zago spa, attiva da quattro generazioni nel settore dell’arredo navale di alta gamma, ha illustrato il suo impegno per una nautica sostenibile, investendo in materiali certificati e tecnologie a basse emissioni. «Non voglio essere preso da esempio, ma da stimolo – ha commentato Antonio Zago – perché nelle scelte imposte dal mercato bisogna saper cambiare mentalità, delegare, puntare sulla formazione. La sostenibilità si può fare, ma dove il mercato lo consente».
Colussi spa, impresa agroalimentare originaria della Val di Zoldo, ha raccontato la propria esperienza nel segno della sostenibilità, tra packaging compostabili, riforestazione, e lotta allo spreco alimentare. «La nostra è una storia di resilienza – ha detto Angelo Colussi – che ha saputo adattarsi ai tempi e ai luoghi, mantenendo vive l’inventiva e la capacità di lavorare italiana».
Presente anche il senatore Luca De Carlo, che ha ribadito l’importanza del sapere artigiano come espressione di qualità e tradizione riconosciute in tutto il mondo. Ha poi invitato a non temere le nuove tecnologie, inclusa l’intelligenza artificiale, purché integrate con gradualità e intelligenza. A proposito delle criticità legate al territorio montano, ha affermato: «La dolomia è bella e fragile. Ma non si possono chiudere le strade più del necessario. La politica deve assumersi le proprie responsabilità». Ha infine espresso apprezzamento per il lavoro svolto da Confartigianato in questi settant’anni, definendo fondamentale la proposta di un assessorato dedicato alla montagna.
A chiudere la giornata, la presentazione del volume “70 anni di testa, mani e cuore”, che ripercorre la storia di Confartigianato Belluno attraverso i volti, le imprese e le sfide affrontate. «Troppo spesso l’artigiano viene identificato solo con la manualità – ha osservato Scarzanella – ma è molto di più: è testa per studiare, mani per costruire e cuore per creare. È da questa alchimia che nasce la bellezza che ci circonda».
All’apertura dei lavori hanno portato il loro saluto il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin, l’assessore ai lavori pubblici di Cortina Giorgio Da Rin, il vicepresidente di CortinaBanca Giacomo Giacobbi e la presidente della DMO Dolomiti Bellunesi Emanuela De Zanna, sottolineando l’importanza dell’artigianato per il benessere delle comunità locali e la necessità di rafforzare il dialogo tra istituzioni e categorie.
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