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Quando possono andare in pensioni i nati nel 1970? Ci sono ottime notizie


Chi è nato nel 1970 e ha 38 anni di contributi non può ancora andare in pensione, ma ci sono strategie concrete per arrivarci prima, sfruttando Naspi, partite IVA e contributi figurativi.

La domanda che molti lavoratori si pongono è semplice, ma la risposta lo è molto meno: quando potrò andare in pensione? Per chi è nato nel 1970, il percorso verso l’uscita dal lavoro è ancora in salita, nonostante gli anni di contributi già maturati. In un contesto instabile, come quello dei metalmeccanici, con cassa integrazione, esodi incentivati e cambi di inquadramento frequenti, capire quali opzioni previdenziali sono davvero percorribili diventa fondamentale. E nonostante qualche scorciatoia apparente, al momento il requisito pieno per la pensione anticipata resta fissato a 42 anni e 10 mesi. E non c’è modo di aggirarlo, salvo eccezioni.

Ecco perché il traguardo della pensione è vicino – impresamia.com

Naspi e contributi figurativi: come avvicinarsi ai 43 anni richiesti

Per un lavoratore con 38 anni di contributi effettivi, la buona notizia è che il traguardo non è poi così lontano. Mancano meno di cinque anni, e in alcuni casi è possibile accorciare i tempi utilizzando contributi figurativi, cioè quelli maturati attraverso la Naspi. Questo strumento, se sfruttato per intero, può aggiungere fino a due anni di contributi “validi” anche se non si lavora più a tempo pieno. Non solo vengono conteggiati ai fini del diritto, ma rientrano anche nel calcolo dell’assegno.

È una soluzione che funziona, soprattutto in presenza di esodi incentivati: l’azienda offre un bonus all’uscita, si accede alla Naspi per 24 mesi, e nel frattempo i contributi continuano a maturare. In alcuni casi, si arriva così a 40 o 41 anni senza lavorare più. Ma attenzione: serve una pianificazione precisa, perché un mese fuori tempo o un errore nei conteggi può fare la differenza tra uscire a 62 anni o dover aspettare i 67 della pensione di vecchiaia.

Chi ha già lasciato il lavoro può anche valutare l’apertura di una partita IVA, così da continuare a versare contributi da autonomo, anche in regime semplificato. È un modo per tenersi attivi, non perdere tempo contributivo, e avvicinarsi all’obiettivo con un’attività parallela. Alcuni lo fanno dopo aver ricevuto l’incentivo aziendale, utilizzando quei soldi per reggere economicamente i primi anni di lavoro autonomo.

I limiti del sistema per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996

Non tutte le strade però sono percorribili. Le agevolazioni per lavoratori precoci, ad esempio, non si applicano a chi ha contributi antecedenti al 1996 e quindi rientra nel sistema misto. I cosiddetti contributivi puri possono valorizzare i versamenti fatti prima dei 18 anni con un coefficiente più vantaggioso, ma chi ha cominciato a lavorare a fine anni Ottanta o primi Novanta, come molti nati nel 1970, resta escluso da questo meccanismo.

Anche l’ipotesi di una pensione anticipata per lavori gravosi o usuranti si applica solo in condizioni molto specifiche, e spesso non è riconosciuta automaticamente. I metalmeccanici, per esempio, non rientrano sempre in queste categorie, a meno che non si riesca a dimostrare la continuità in mansioni fisicamente pesanti.

Quello che emerge è la necessità di una valutazione personalizzata, magari con l’aiuto di un patronato o di un consulente previdenziale. Perché ogni contributo, ogni mese versato, ogni periodo coperto da Naspi può fare la differenza. Soprattutto in un contesto in cui le regole possono cambiare da un anno all’altro, e dove il confine tra diritto alla pensione e dover attendere altri cinque anni è sottile.

Per chi è nato nel 1970 e ha già sulle spalle una carriera di quasi 40 anni, la meta è visibile, ma non ancora raggiunta. Serve pazienza, ma anche strategia. Chi sa leggere bene le norme — e sa sfruttare tutto ciò che è previsto — può arrivare all’obiettivo prima del previsto, senza errori e senza sorprese.



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