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tra i valori dei lavoratori europei e americani c’è un abisso


Per il 42 per cento degli statunitensi, rispetto al 24 per cento di quelli europei, le imprese devono avere un unico obiettivo: fare soldi. Di contro il 76 per cento in Europa, rispetto al 54 per cento negli Usa, ritiene importante che le imprese si occupino del mondo che le circonda e, in primo luogo, dei problemi sociali

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L’arco valoriale dei lavoratori americani è marcatamente distinto da quello presente tra gli europei. Due visioni, due filosofie, divergenti, che raccontano due mondi distinti nel quadro delle attese e delle aspettative verso le loro aziende. Per il 42 per cento degli statunitensi, rispetto al 24 per cento di quelli europei, le imprese devono avere un unico obiettivo: fare soldi. Di contro il 76 per cento in Europa, rispetto al 54 per cento negli Usa, ritiene importante che le imprese si occupino del mondo che le circonda e, in primo luogo, dei problemi sociali.

Sono i dati che emergono dal TransAtlantic Pulse di Ipsos, una ricerca che ha coinvolto 7000 persone in Francia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia, Croazia e Stati Uniti.

Un altro tema su cui le visioni tra americani e europei non collimano è quello della relazione tra le imprese e il governo. Per il 77 per cento degli europei (con una fascia del 15 per cento di indifferenti) le aziende dovrebbero rimanere fedeli ai propri valori nonostante il contesto politico e la pressione politica a modificare le loro iniziative e impegni.

I numeri 

Su questo punto l’accondiscendenza americana ai voleri dell’inquilino della Casa Bianca e alle pressioni della politica appare maggiore: l’assoluta indipendenza delle imprese è propugnata dal 65 per cento (con una fascia di indifferenti alta, pari al 27 per cento).

Decisamente distanti sono le opinioni di europei e americani sui programmi di diversità, equità e inclusione. Il 39 per cento delle persone d’oltreoceano si dicono concordi con la necessità che le aziende pongano termine alle strategie di diversity e inclusion, mentre nel vecchio continente la quota è di poco inferiore: 33 per cento.

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Nettamente contrari a qualunque ipotesi di riduzione o taglio ai programmi di diversity e inclusion sono il 47 per cento degli europei (con un 20 di indifferenti) e il 39 per cento degli americani (con un 19 di indifferenti). La fotografia è nitida: nel mondo Usa, la bilancia tra bloccare e continuare con i programmi di diversità, equità e inclusione si equilibrano; tra gli europei la maggioranza relativa è nettamente contraria a qualunque forma di sospensione o taglio.

Infine, sul fronte dei programmi ambientali e di sostenibilità delle imprese, la distanza tra europei e americani è meno marcata. Su entrambe le sponde dell’atlantico la maggioranza delle persone si dice contraria a qualunque ipotesi di riduzione o sospensione: 59 per centro tra gli europei e 43 per cento tra gli americani. I favorevoli al taglio delle politiche per la transizione green sono una minoranza in entrambi i continenti: 18 per cento negli Usa e 25 per cento tra gli europei.

Una distinzione che mostra, da un lato, la crescita del fronte anti-green in Europa e una maggiore polarizzazione delle opinioni nel vecchio continente, con una ridotta percentuale di indifferenti al tema (17 per cento); dall’altro lato, una maggiore tendenza all’indifferenza sulle scelte pro o contro le politiche di sostenibilità delle imprese nel mondo americano (26 per cento).

Tradizioni lontane

Il confronto tra le visioni delle persone negli Usa e in Europa, sul ruolo e sulle politiche delle imprese, conferma il permanere di due tradizioni capitalistiche differenti. L’individualismo pragmatico degli americani non sembra cedere il passo.

Essi tendenzialmente continuano a vedere le imprese come entità autonome focalizzate sul profitto, con una maggiore apertura all’influenza politica e una visione più compartimentalizzata delle responsabilità aziendali.

Gli europei mostrano una percezione più edulcorata del neoliberismo e tendono a percepire le imprese come attori sociali integrati, con responsabilità più ampie verso la società, enfatizzando l’indipendenza dal governo e una visione olistica del ruolo aziendale. Su entrambe le sponde, però, notiamo una forte e agguerrita presenza di anti-green e di anti diversity, a dimostrazione che le spinte al backlash e al greenlash sono tutt’altro che in arretramento.


NOTA METODOLOGICA: indagine realizzata da Ipsos per il suo TransAtlantic Pulse, condotta dall’11 al 22 aprile 2025, utilizzando campioni probabilistici rappresentativi a livello nazionale di KnowledgePanel®️. I risultati si basano su interviste a oltre 7.000 adulti di età pari o superiore a 18 anni in Croazia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia e Stati Uniti.

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