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Trump: «Manderemo i Patriot. Ma li pagherà l’Alleanza atlantica»


Mentre a Roma si conclude la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, con il passaggio di testimone al paese che la ospiterà l’anno prossimo, la Polonia, i titoli internazionali si concentrano su un’altra “promessa” per Kiev. Quella fatta dal presidente degli Stati uniti Donald Trump, a proposito dei sistemi Patriot che partiranno infine alla volta dell’Ucraina – ma con un intermediario: la Nato. «Manderemo le armi alla Nato, la Nato le pagherà al 100%», «Ciò che faremo è mandare le armi alla Nato, e l’Alleanza le darà all’Ucraina», ha specificato il presidente aggiungendo molte altre volte che il costo sarà sostenuto dall’Alleanza atlantica. Chi si farà davvero carico dei costi però non è ancora chiaro: come è noto il grosso del finanziamento della Nato è sostenuto dagli Stati uniti, ma l’insistenza di Trump sul fatto che il conto verrà pagato da altri paesi lascia presumere che si faccia riferimento all’idea, emersa di recente, per la quale sarebbero singole nazioni parte della Nato, come la Germania, a acquistare le armi, per poi consegnarle a Kiev.

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NEL CORSO dell’intervista, il presidente Usa ha annunciato anche una «importante comunicazione che penso farò lunedì sulla Russia». Ha rifiutato di specificare oltre – restando criptico quanto il suo segretario di Stato Marco Rubio quando ha parlato della «nuova idea» suggeritagli dal suo omologo Sergei Lavrov durante il loro incontro a Kuala Lumpur, ai margini dell’Asean, il giorno precedente. Il presidente Usa si è poi detto favorevole al Sanctioning Russia Act of 2025, la legge bipartisan introdotta al Senato Usa lo scorso aprile dal senatore repubblicano Lindsey Graham, che prevede tra le altre cose dazi al 500% contro i paesi che acquistano prodotti russi quali petrolio, gas e uranio. «Sono deluso dalla Russia», ha affermato il presidente che pochi giorni fa aveva definito «stronzate» le parole di Vladimir Putin, «ma vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane».

Anche alla Conferenza sulla ricostruzione di Roma non sono stati stretti accordi solo in campo civile: alla Nuvola di Fuksas è stata lanciata Brave Tech Eu, finalizzata ad accelerare l’innovazione nel settore della difesa. L’iniziativa, si legge sul sito della Commissione europea, «collega la piattaforma tecnologica di difesa Brave 1 del ministero della Trasformazione digitale con programmi dell’Ue quali il Fondo europeo per la difesa (Fed) e il sistema Ue di innovazione nel settore della difesa (Eudis)», ed è «tesa a promuovere l’innovazione sostenendo azioni congiunte, hackathon, test rapidi e collaborazioni dirette tra imprese europee e ucraine, in particolare start-up e Pmi (piccole e medie imprese, ndr)». «Un nuovo passo strategico – lo ha definito alla Conferenza di Roma il commissario Ue per la Difesa e lo spazio Andrius Kubilius – per lo sviluppo della cooperazione dell’Ue e dell’Ucraina nell’industria della difesa». Per il programma verranno «mobilitati» 50 milioni di euro.

GLI ALTRI ACCORDI e memorandum siglati a Roma (in totale 200 per oltre 10 miliardi di euro) riguardano le infrastrutture, l’agricoltura, la ricerca. Di questi «40 sono stati firmati solo dall’Italia», ha voluto sottolineare il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

Non si fermano per questo i bombardamenti notturni della Russia in Ucraina, e sulle capacità di Mosca è intervenuto, parlando con Reuters, il generale statunitense John Rafferty: «L’esercito russo oggi è più grande di quando ha iniziato la guerra in Ucraina». E «sappiamo», ha aggiunto a proposito di quella che definisce la necessità della Nato di dotarsi di un maggior numero di strumenti bellici, «che Mosca continuerà a investire in razzi e missili a lungo raggio, e in sofisticate difese aeree. Quindi un aumento delle capacità dell’alleanza è molto importante».

IERI, A QUANTO riportano le autorità di Mosca, sono stati i droni di Kiev a raggiungere la Russia: in un attacco lanciato contro le infrastrutture belliche del Cremlino sarebbero morti due cittadini russi nella regione di Tula, a 200 km a sud di Mosca, scrive su Telegram il governatore regionale Dmitry Milyaev. Il ministero della Difesa ha invece comunicato che sono stati abbattuti 155 droni provenienti dall’Ucraina, di cui 11 diretti a Mosca. Per questo nella mattinata di venerdì tre dei quattro aeroporti moscoviti hanno temporaneamente sospeso le loro operazioni.

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