Sostegno economico alle famiglie e promozione dell’occupazione femminile sono tra le priorità delle politiche sociali italiane degli ultimi anni.
Nel quadro delle iniziative dedicate ai genitori lavoratori, il cosiddetto bonus mamme lavoratrici ha subito una importante revisione normativa tra il 2025 e il 2027, con effetti su platea, modalità di erogazione, condizioni di accesso e importi.
Bonus mamme 2025: caratteristiche, importo e destinatari
Il 2025 segna il passaggio dal tradizionale esonero contributivo a un bonus monetario diretto. In particolare, il sostegno consiste in un’erogazione di 40 euro mensili riconosciuta per ogni mese effettivamente lavorato nel corso dell’anno, fino a un massimo di 480 euro. Questa somma è interamente netta, non imponibile ai fini fiscali e contributivi e sarà corrisposta solamente a dicembre in un’unica soluzione.
La misura non transita in busta paga ma richiede espressa domanda da parte dell’interessata tramite procedura INPS.
Destinatarie del bonus sono le madri lavoratrici con almeno due figli, escluse quelle impiegate come lavoratrici domestiche, con un reddito da lavoro annuo non superiore a 40.000 euro. In presenza di più di due figli, il beneficio si estende fino al mese in cui il figlio più piccolo raggiunge la maggiore età (18 anni). Rientrano sia le lavoratrici dipendenti a termine sia le autonome (con esclusione delle titolari di partita IVA in regime forfettario).
Per poter accedere al beneficio nel 2025, le richiedenti devono soddisfare le seguenti condizioni di eleggibilità:
- Essere madre di almeno due figli al momento della domanda;
- Mantenere un reddito da lavoro o d’impresa imponibile ai fini contributivi non superiore a 40.000 euro all’anno;
- Avere un contratto di lavoro dipendente o autonomo diverso da quello domestico o da lavoro autonomo in regime forfettario;
- Per le madri di due figli, il più giovane deve avere meno di dieci anni. Per le madri di tre o più figli, la soglia di età sale a diciotto anni dal 2027.
La domanda dovrà essere presentata telematicamente tramite la piattaforma INPS, accedendo con SPID, CIE o CNS. L’INPS verificherà la posizione lavorativa e reddituale sulla base dei dati dichiarati e dei flussi contributivi mensili. Per ogni mese lavorato nel 2025 e in cui sussistono i requisiti, spetteranno 40 euro, cumulati e liquidati a fine anno. Rileva, per la spettanza del bonus, anche l’eventuale nascita del secondo (o ulteriore) figlio durante l’anno.
Chi già beneficiava dell’esonero contributivo totale nel 2024, e ne mantiene i requisiti, continuerà a usufruirne fino a fine 2026. Solo per le altre categorie vale la disciplina del nuovo bonus una tantum. La misura è, dunque, caratterizzata da un regime transitorio, che si concluderà alla fine del 2026.
Il ritorno della decontribuzione nel 2026: cosa cambia per lavoratrici autonome e dipendenti
Dal 2026 si prevede la reintroduzione dell’esonero contributivo, sia al 100% e sia in misura parziale e con nuove regole. Questa modalità interesserà:
- Lavoratrici dipendenti non domestiche con almeno due figli e figlio più piccolo under 10;
- Lavoratrici autonome che non hanno aderito al regime forfettario e possiedono un reddito entro la soglia di 40.000 euro.
Novità e funzionamento del bonus mamme dal 2027: proroghe e prospettive future
Dal 2027, la disciplina muta sensibilmente, rendendo ancora più mirata la misura: il nuovo esonero contributivo parziale verrà riconosciuto solo a madri con almeno tre figli e il relativo beneficio protratto fino al compimento dei diciotto anni del figlio più giovane. Le principali novità saranno quindi:
- Platea più ristretta, circoscritta ai nuclei familiari più numerosi;
- Maggior durata nel tempo del vantaggio, esteso fino alla maggiore età dell’ultimo figlio;
- Compatibilità con altri regimi agevolati, entro il limite di spesa pubblico e i requisiti contributivi/reddituali già previsti.
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