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Dazi Usa al 30%, allarme delle imprese italiane: “Stangata sull’export, servono unità e risposta strategica dall’Europa”


Secondo l’Ufficio studi della CGIA, l’annuncio dell’introduzione da parte dell’amministrazione Trump di una tariffa doganale del 30% potrebbe provocare un impatto economico sulle esportazioni italiane pari ad almeno 35 miliardi di euro l’anno. A essere colpiti sarebbero settori chiave del Made in Italy, come medicinali, autoveicoli, navi e imbarcazioni, macchinari, bevande (inclusi i vini), prodotti raffinati, abbigliamento, occhialeria, gioielleria e mobili.

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Coldiretti: colpo da oltre 2,3 miliardi all’agroalimentare italiano

Secondo una stima Coldiretti, riportata da Food Affairs, i dazi Usa del 30% sui prodotti europei metterebbero a rischio oltre 2,3 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari italiane. Le nuove tariffe imposte da Washington genererebbero una diminuzione dei consumi e richieste di sconto da parte degli importatori statunitensi, con prodotti invenduti e aziende italiane costrette a cercare nuovi mercati. Il danno si sommerebbe al rischio falsi, con gli Stati Uniti primi produttori di italian sounding.

L’agroalimentare italiano, che nel 2024 ha raggiunto 7,8 miliardi di euro in export verso gli USA (+17% rispetto al 2023), puntava nel 2025 a superare i 9 miliardi. Le tariffe aggiuntive penalizzerebbero duramente intere filiere: si stima che i formaggi arriverebbero a subire un dazio del 45%, i vini del 35%, il pomodoro trasformato del 42%, la pasta farcita del 36%, marmellate e confetture omogeneizzate del 42%.

Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, attacca la presidente della Commissione Ursula von der Leyen per la sua inazione e chiede una vera soluzione diplomatica. Il segretario generale Vincenzo Gesmundo sottolinea come questa scelta americana sia asimmetrica e incoerente con l’invito a maggiore responsabilità europea sul piano strategico.

Confagricoltura: dazio del 30% inaccettabile, serve risposta unitaria europea

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, definisce la misura “assolutamente inaccettabile”, affermando che avrebbe un impatto devastante non solo sul settore agroalimentare ma su intere economie nazionali. Giansanti sottolinea l’urgenza di un negoziato unitario da parte dell’Unione Europea per difendere la competitività del continente e i suoi sistemi produttivi.

Federalimentare: impatto insostenibile, l’Europa intervenga su burocrazia ed energia

Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, ribadisce che ogni dazio danneggia il commercio, e un dazio del 30% supera ogni soglia di tollerabilità per le imprese italiane, già penalizzate dalla svalutazione del dollaro. Chiede un intervento europeo non con sussidi, ma con riforme strutturali su burocrazia, energia e credito. Mascarino appoggia la linea della prudenza e del negoziato, affermando che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta tentando di evitare reazioni muscolari che sarebbero controproducenti per l’Italia.

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L’industria alimentare italiana esporta verso gli Stati Uniti per un valore di 7,7 miliardi di euro, seconda destinazione dopo la Germania. Per Federalimentare, sostenere la competitività delle imprese italiane in questo mercato resta una priorità assoluta.

Uiv: dazio al 30% sul vino, rischio embargo per l’80% delle esportazioni italiane

Secondo Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), un dazio al 30% rappresenterebbe una “pagina nera” nei rapporti Usa-Italia, con un effetto devastante sull’export vinicolo. L’80% del vino italiano rischierebbe di restare fuori dal mercato statunitense. Frescobaldi chiede un intervento straordinario da parte dell’Unione Europea per proteggere il settore.

Confindustria: serve calma, ma la lettera Usa è segnale di tensione

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, invita a mantenere i nervi saldi, sottolineando che la lettera dell’amministrazione Usa contiene “una sgradevole volontà di trattare”. Chiede responsabilità per non compromettere i mercati finanziari, evitando escalation dannose per entrambe le economie.



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