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I dazi di Trump sul vino toscano, l’sos dei produttori: «A rischio 400 milioni di export»


di
Aldo Fiordelli

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Molti i comparti minacciati dalla mossa dell’amministrazione americana: la farmaceutica vale 3,6 miliardi

La nuova minaccia dei dazi al 30% da parte di Trump fa scattare l’allarme tra i produttori di vino. «Sarebbe un embargo per l’80% del vino italiano» dice Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini.«Impatto devastante», gli fa eco Andrea Rossi, presidente di Avito (Associazione Vini Toscana Dop e Igp). Reazioni forti, forse per sparare in alto — un po’ come Trump — e cercare di ottenere meno perdite o migliori contropartite, visto che alla vigilia del Vinitaly la maggior parte dei consorzi avrebbe quasi firmato per un dazio al 20%, sostenibile a detta di molti. La Toscana è comunque la regione che più di tutte in Italia ha da rimettere in casi di dazi alti essendo una delle zone del vino più amate dal pubblico Usa.

Gli Stati Uniti per il vino toscano di qualità rappresentano il 37% dell’export e oltre 400 milioni di euro in valore annuo, il secondo mercato per esportazioni. Rossi: «Oltre a un dialogo con gli Usa, le istituzioni guardino a nuovi mercati e ad alleggerire l’Ocm vino (il regolamento Ue di settore, ndr), scoglio per le imprese».




















































Una lettera aperta indirizzata ai ministeri italiani di competenza, ai negoziatori europei, alla Regione Toscana, per chiedere attenzione e sostegno per le imprese vitivinicole toscane sulla questione dei dazi che potrebbero scattare dal primo agosto.

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È il contenuto della missiva inviata da Avito, in rappresentanza dunque di 24 Consorzi di Tutela del vino toscano, per esprimere la preoccupazione che il comparto sta vivendo. A firmare il documento è il neopresidente Andrea Rossi, che è anche presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. «È ormai da troppo tempo che questa minaccia sta mettendo in discussione il nostro mercato rispetto a quello statunitense, sapendo che questa misura potrebbe avere un impatto devastante sul settore vinicolo toscano che esporta mel mercato americano il 37% con un valore medio annuo di oltre 400 milioni di euro», si legge nella lettera. Da parte sua, Lamberto Frescobaldi, invoca «un intervento straordinario dell’Ue».

Pensare che quello del vino non è neppure il comparto economico più a rischio della Toscana, in caso di dazi targati Trump: nella nostra regione l’export farmaceutico verso gli Stati uniti vale più di 3,6 miliardi di euro, quello di macchinari di impiego generale 567 milioni, la gioielleria 500, secondo i dati aggiornati al 2023 dell’ufficio studi di Cgia, che stima le esportazioni totali toscane verso gli Stati Uniti in circa 9,1 miliardi di euro.

Non solo, sempre per Cgia, la Città metropolitana di Firenze nel 2024 è risultata la seconda più esposta in Italia all’impatto dei nuovi dazi, dopo quella di Milano, con 6,17 miliardi di euro di vendite negli Usa. Con un più 5,4% rispetto al 2023. Una tendenza positiva che con l’«effetto Trump» rischia pericolosamente di arrestarsi. 

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