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l’Umbria e il valore della città diffusa


“La città non dice il suo passato, lo contiene”, scriveva Italo Calvino ne Le città invisibili. Una verità che si riflette nei margini urbani dell’Umbria, dove le periferie rappresentano una memoria viva, seppur spesso trascurata, di scelte urbanistiche e politiche fatte nel dopoguerra. Oggi, quelle stesse periferie, un tempo considerate opportunità di espansione e modernità, sono diventate luoghi simbolo di esclusione e diseguaglianze.

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L’espansione urbana post-bellica e le sue conseguenze

Nel secondo dopoguerra, molte amministrazioni locali – in Umbria come in altre regioni italiane – optarono per una ricostruzione urbana che escludeva i centri storici, favorendo invece la crescita delle aree circostanti. Scelte motivate da ragioni economiche e logistiche: abitazioni meno costose, maggiore disponibilità di verde e spazi più ampi per la mobilità privata.

Con il tempo, però, questi quartieri hanno visto cambiare profondamente il loro volto. Lo spazio verde si è ridotto per far posto a nuovi insediamenti abitativi e commerciali. I servizi pubblici sono diminuiti, soprattutto dopo la fine delle circoscrizioni comunali. Le scuole, in particolare quelle dell’obbligo, risultano insufficienti o assenti, così come altri servizi essenziali.

Le periferie tra disagio sociale e crisi demografica

Oggi, tanto il centro quanto la periferia vivono una crisi di identità e funzione urbana. I centri storici sono spesso abitati da anziani, stranieri o lasciati vuoti, mentre anche le zone periferiche iniziano a soffrire di spopolamento, isolamento e frammentazione sociale. A ciò si aggiungono discriminazione, consumo dissennato di suolo e difficoltà economiche diffuse.

Queste dinamiche hanno aperto interrogativi urgenti su quale debba essere il ruolo delle periferie nel tessuto urbano e su come ridare loro dignità e valore. Non si tratta solo di recuperare spazi, ma di ripensare relazioni sociali, modelli di convivenza e coesione comunitaria.

La proposta di un osservatorio regionale sulle periferie

In questo contesto, emerge la proposta di istituire un osservatorio regionale sulle periferie, uno strumento in grado di analizzare con metodo e continuità le criticità sociali ed economiche dei territori marginali. L’obiettivo non è solo il monitoraggio, ma anche la formulazione di risposte operative e progetti concreti contro degrado urbano, esclusione sociale e insicurezza.

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L’Umbria, seguendo l’esempio di altre realtà italiane, potrebbe così dotarsi di una struttura in grado di leggere le trasformazioni in corso, anticipare le emergenze e promuovere interventi urbanistici e sociali mirati. Si tratta di un passaggio strategico per non lasciare che questi quartieri restino “non luoghi”, come li definì il presidente della Repubblica, spazi di abbandono e isolamento.

Riconoscere il valore della città diffusa

La città, come contenitore di storie e relazioni, non può essere ridotta al solo centro storico. La visione di ANCESTOR allarga lo sguardo a una città diffusa, in cui le periferie non siano più considerate margini, ma parte integrante dell’identità urbana. Riconoscere il valore delle periferie significa investire sul futuro delle comunità, sulla loro capacità di reinventarsi e di generare nuove forme di cittadinanza.





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