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Sondrio ed il timore dell’irrilevanza: «La banca resti vicina alle imprese per favorire la crescita del territorio»


La presidente della Camera di commercio Credaro: «Da Madesimo a Livigno, gli imprenditori che abbiamo sentito si sono dimostrati molto critici verso quest’operazione». Campanari (Confindustria): «Le fusioni hanno senso solo quando generano valore, non solo per gli azionisti»

Una storia centenaria che diventa passato e davanti un futuro incerto su cui incombe sempre più minaccioso lo spettro dell’irrilevanza per una provincia montana di soli 180mila abitanti. All’indomani della chiusura dell’operazione lanciata da Bper che ha conquistato la maggioranza assoluta del capitale sociale della Banca Popolare di Sondrio con il 58,5% circa delle adesioni alla sua offerta, è questo il sentimento comune che attraversa il mondo economico locale. E se il presidente degli Artigiani Gionni Gritti parla della fine di un mondo, è la presidente della Camera di commercio di Sondrio e di Confcommercio Loretta Credaro a dare voce alla preoccupazione, «la forte preoccupazione», delle imprese locali.

«Da Madesimo a Livigno gli imprenditori che abbiamo sentito o incontrato si sono dimostrati molto critici verso quest’operazione – dice Credaro che è anche vicepresidente nazionale di Confcommercio -, lo hanno fatto anche nel corso dell’incontro con l’amministratore delegato di Bper Gianni Franco Papa e adesso che l’offerta si è conclusa sono allarmati. Vivendo il mondo delle imprese non solo a livello provinciale ed occupandomi di assicurazioni e finanza per Confcommercio, avendo dunque una visione piuttosto completa, direi che li capisco. Ad oggi da Bper sono venute solo rassicurazioni a parole, senza però atti concreti a corroborare le intenzioni. Mi riferisco, ad esempio, al fatto che pur parlando di sinergie con la Popolare non hanno presentato alcun piano industriale condiviso. Hanno fatto dichiarazioni di garanzia sul sistema occupazionale, hanno fatto promesse su filiali, sportelli e credito alle imprese, ma sono parole. Non possiamo che sperare che alle dichiarazioni seguano i fatti».

Anche perché il sistema bancario è fondamentale per la vita delle imprese e per il tessuto socio economico locale. «Bper ha preso una banca che è una macchina da guerra, un fiore all’occhiello dell’intero sistema – ancora Credaro -. Una banca che ha saputo esportare il suo approccio fatto di attenzione ai cittadini e alle imprese in tutti i territori in cui è presente. Una banca che ha dato fiducia alle idee e alla valorizzazione del territorio attraverso lo sguardo e il rapporto personale di chi conosce bene la realtà in cui opera. La velocità del processo di risposta alle imprese è uno degli elementi chiave per noi. Saprà garantirla anche l’istituto di Modena?».

Il timore è anche figlio della recente perdita del Credito valtellinese. Un uno-due pesante da cui riprendersi. «Ci stiamo ancora leccando le ferite del CreVal – ammette Credaro -, la Popolare ha assorbito tanta forza lavoro che veniva via di là. E oggi che succederà? La preoccupazione non è finanziaria, ma proprio legata al modello di banca di comunità a cui siamo abituati e che risponde ai nostri bisogni. Da questo punto di vista le due banche, Bper e Popolare intendo, non sono paragonabili. La speranza è che l’istituto di Modena mutui un po’ della nostra Sondrio».

L’ad di Bper Papa aveva già provato a smorzare i timori: «La valorizzazione delle persone, la salvaguardia dei livelli occupazionali, il mantenimento del forte legame con i territori di riferimento e il sostegno allo sviluppo dell’economia valtellinese sono valori che abbiamo posto al centro dell’operazione sin dall’inizio» le sue parole.

Anche Confindustria Lecco e Sondrio auspica un modello di banca vicino alle realtà del territorio e al sistema produttivo locale «come è sempre stata la Banca Popolare di Sondrio» dice il presidente Marco Campanari. «Mi auguro che questa acquisizione possa diventare un modello di successo, ovvero un modello dove l’Istituto bancario resti legato alle imprese e, possibilmente, lo sia anche più di prima – aggiunge -. Come ho detto in molte occasioni, non sono un tifoso delle mode, tantomeno di quelle che riguardano le fusioni come se avessero valore di per sé stesse. Le fusioni hanno senso solo quando generano valore e, in questo caso, mi riferisco non solo al valore per gli azionisti, ma a un valore più autentico: quello che una banca territoriale può offrire restando realmente vicina al mondo delle imprese e attenta alla crescita del territorio».

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