Una minaccia che rischia di travolgere l’intera economia dell’Isola. L’annuncio dei dazi al 30% da parte degli Stati Uniti sulle merci europee, in vigore dal prossimo 1° agosto, fa tremare la Sardegna. In ballo c’è mezzo miliardo di euro di export, un valore strategico per il sistema produttivo regionale, costruito su pilastri come formaggi, vino e olio extravergine. Le conseguenze potrebbero essere devastanti se non si interviene con misure rapide e coordinate.
Pecorino Romano nel mirino: “Serve coesione per evitare il crollo”
Il primo grido d’allarme arriva da Coldiretti Sardegna, che chiede alla Regione di convocare con urgenza un tavolo tecnico permanente con tutta la filiera del Pecorino Romano, il mondo bancario e le associazioni di categoria. Il formaggio simbolo dell’Isola, prodotto al 95% in Sardegna, esporta oltre il 50% della produzione negli Stati Uniti. Con i nuovi dazi e il cambio sfavorevole euro/dollaro, i prezzi per i consumatori americani rischiano di aumentare di oltre il 40%, con il concreto pericolo di una “corsa al ribasso” lungo tutta la catena.
Il nodo del vino sardo: settore già in sofferenza
Anche il vino sardo, già penalizzato da un calo dei consumi legato a campagne anti-alcol e da dazi provvisori al 10% attivi da aprile, rischia ora il colpo di grazia. Le cantine sarde più dinamiche, che si sono affacciate con successo sul mercato statunitense, vedono oggi compromesse le prospettive di crescita, in un contesto che potrebbe rendere i rapporti commerciali oltreoceano economicamente insostenibili.
Olio extravergine d’oliva e agroindustria: in gioco la tenuta occupazionale
Anche il comparto dell’olio extravergine d’oliva, tra i fiori all’occhiello del Made in Sardegna, si trova improvvisamente in una posizione di vulnerabilità. Le aziende isolane che hanno investito nell’internazionalizzazione ora rischiano contraccolpi durissimi. Ma l’impatto non si ferma qui: secondo Confesercenti, il rallentamento globale potrebbe estendersi anche al turismo e ai consumi interni, mettendo in crisi interi territori.
Danni stimati: 500 milioni di euro e migliaia di posti di lavoro
Nel complesso, i dazi potrebbero costare mezzo miliardo di euro all’anno alla Sardegna, secondo le prime stime. Petrolio e derivati rappresentano il peso principale, ma l’agroalimentare è il comparto più esposto per ricadute sociali e occupazionali. A rischio ci sono migliaia di aziende e famiglie, in particolare nei settori della pastorizia, della viticoltura e dell’olio.
La Cia: “Nessun panico, ma non restiamo immobili”
A riportare il dibattito su un piano costruttivo è la Cia – Confederazione Italiana Agricoltori, che invita alla calma, ma chiede interventi immediati: “Non possiamo affrontare questa sfida con il fiato corto e lo sguardo basso – spiega il direttore regionale Alessandro Vacca –. Serve una strategia politica che vada oltre le emergenze, mettendo al centro il comparto agricolo come asse portante dell’economia isolana”. La Cia ha già fornito alla Regione uno studio con le stime sulle ricadute economiche dei dazi per il comparto primario. Da aprile chiede azioni preventive e misure di tutela per le aziende più esposte. Oggi rilancia la proposta di aprire un confronto ufficiale con tutte le istituzioni sarde per individuare interventi possibili anche sul piano regionale: accesso agevolato al credito, strumenti di garanzia pubblica, misure straordinarie per la stabilizzazione dei mercati.
Le soluzioni esistono: pegno rotativo e bando indigenti
Esistono già strumenti operativi che potrebbero arginare gli effetti della crisi. Coldiretti e Confagricoltura indicano in particolare due leve immediate:
- Il pegno rotativo, che permette alle imprese di ottenere liquidità lasciando il prodotto in magazzino, evitando di saturare il mercato;
- I bandi per gli indigenti, utili a ridurre le eccedenze alimentari e allo stesso tempo sostenere le fasce sociali più fragili.
Ma perché siano efficaci serve una regia politica immediata, con il coinvolgimento di Regione, sistema bancario e associazioni di filiera.
LA SCHEDA:
- Export sardo in USA: oltre 400 milioni/anno
- Pecorino Romano: 95% prodotto in Sardegna, 57% export verso Usa
- Settori a rischio: formaggi, vino, olio EVO, lavorazioni petrolifere
- Rischio aumento prezzi in USA: fino al 40%
- Dazi già in vigore: 10%, in attesa di passaggio al 30% dal 1° agosto
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link