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Dazi Usa sull’export: a rischio 2 miliardi per le imprese di Bergamo


Il commercio tra Bergamo e gli Stati Uniti rischia una frenata senza precedenti. Con l’annuncio del presidente Donald Trump di introdurre dazi del 30% sui prodotti europei a partire dal 1° agosto 2025, si accende un campanello d’allarme per il tessuto economico orobico, fortemente orientato all’export e storicamente legato al mercato nordamericano. La misura, se confermata, metterebbe in discussione un flusso commerciale da oltre 2 miliardi di euro l’anno, con ricadute immediate su settori chiave come alimentare, meccanico e metalmeccanico.

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Come sottolinea Bergamonews, solo nel primo trimestre 2025 le esportazioni bergamasche verso gli Usa hanno superato i 507 milioni di euro, pari al 9,7% del totale provinciale, secondo i dati elaborati da Unioncamere. A guidare la classifica dei comparti più esposti figurano alimenti, bevande e tabacco, che nei primi tre mesi dell’anno hanno generato 120 milioni di euro in vendite oltre Atlantico, pari al 34,5% dell’export di settore. A seguire, macchinari e apparecchi n.c.a. (103 milioni, 20%) e prodotti in metallo (76 milioni, 15,1%).

Lo scenario delineato dalle associazioni di categoria è preoccupante. Uno studio condotto da Unioncamere tra le aziende associate evidenzia come il 56% delle imprese coinvolte preveda un calo immediato dell’export, mentre il 26% teme un aumento dei costi di approvvigionamento e il 22% una contrazione delle vendite di beni intermedi, utilizzati da altri Paesi nelle forniture per il mercato statunitense. Inoltre, il 19% delle aziende si aspetta una maggiore concorrenza da imprese che abbandoneranno il mercato Usa per concentrarsi sull’Ue.

L’incertezza, secondo gli operatori, è oggi il nemico più insidioso. Le dichiarazioni di Trump lasciano uno spiraglio aperto alla trattativa con l’Unione Europea, ma nel frattempo le imprese devono fare i conti con una pianificazione commerciale e logistica ostacolata da mancanza di chiarezza. In un contesto in cui le relazioni transatlantiche sono sotto pressione, ogni giorno può fare la differenza per le PMI che esportano beni ad alto valore aggiunto.

Il dato generale dell’export bergamasco verso gli Usa è in leggera contrazione rispetto agli anni precedenti, ma resta comunque strategico: dai 2,02 miliardi del 2023 si è scesi a 1,9 miliardi nel 2024, mantenendo però una quota di mercato stabile e importante. Gli Usa si confermano così terzo partner commerciale per valore, dietro solo a Germania (16,7%) e Francia (10,3%), ma ben davanti ad altri Paesi europei ed extraeuropei.

Le stime elaborate dalla CGIA di Mestre confermano l’allarme: già con dazi al 20%, i danni per l’export italiano erano quantificati in 12 miliardi di euro. Ora, con il possibile innalzamento al 30%, le perdite potrebbero raggiungere quota 35 miliardi a livello nazionale, con ricadute importanti anche sul territorio lombardo.

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Le prossime settimane saranno decisive. La finestra diplomatica resta aperta, ma i tempi stringono e le imprese hanno bisogno di certezze. A Bergamo, come in molte altre province manifatturiere italiane, la tenuta dei rapporti con il mercato statunitense è una questione vitale, non solo per i numeri in gioco ma per l’intero equilibrio di filiera. La sfida ora è duplice: affrontare l’emergenza dazi e, allo stesso tempo, trovare nuovi sbocchi commerciali per limitare gli effetti di un’eventuale chiusura parziale del mercato Usa.





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