Nel rapporto dal titolo “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, datato 30 giugno 2025, la Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967, Francesca Albanese parla di come è avvenuto questo passaggio, di chi è implicato e ne ha tratto vantaggi notevoli e di come tutto questo sia diventato l’ennesimo costo da pagare per il popolo palestinese.
Nel rapporto si legge: “Le entità aziendali hanno svolto un ruolo chiave nel soffocare l’economia palestinese, sostenendo l’espansione israeliana nei territori occupati e facilitando la sostituzione dei palestinesi. Restrizioni draconiane – sul commercio e gli investimenti, la piantumazione di alberi, la pesca e l’acqua per le colonie – hanno indebolito l’agricoltura e l’industria, e trasformato il territorio palestinese occupato in un mercato prigioniero;40 le aziende hanno lucrato sfruttando la manodopera e le risorse palestinesi, degradando e dirottando le risorse naturali, costruendo e alimentando le colonie e vendendo e commercializzando beni e servizi derivati in Israele, nei territori palestinesi occupati e a livello globale. L’accordo provvisorio israelo-palestinese sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza (Accordi di Oslo II) ha consolidato questo sfruttamento.Anche le istituzioni finanziarie e accademiche hanno contribuito a creare le condizioni per lo sfollamento e la sostituzione dei palestinesi ….. Dopo l’ottobre 2023, i sistemi di controllo, sfruttamento e spoliazione di lunga data si sono trasformati in infrastrutture economiche, tecnologiche e politiche mobilitate per infliggere violenza di massa e distruzione immensa. Entità che in precedenza avevano permesso e tratto profitto dall’eliminazione e dalla cancellazione dei palestinesi nell’ambito dell’economia dell’occupazione, invece di disimpegnarsi sono ora coinvolte nell’economia del genocidio.”
E’ difficile rendersi conto del tipo di connessioni di cui parla la Relatrice Speciale ma alcuni eventi specifici rendono forse più leggibile il rapporto che intercorre tra aziende, la ricerca, la guerra e il profitto.
Sul magazine israeliano +972 viene pubblicata un’inchiesta su come l’esercito israeliano ha trasformato “in armi” una flotta di droni commerciali di fabbricazione cinese. Obiettivo attaccare i palestinesi in alcune zone di Gaza che Israele intende spopolare. Ci sono testimonianze di sette soldati e ufficiali che hanno prestato servizio nella Striscia che hanno confermato che questi droni sono azionati manualmente dalle truppe a terra e vengono spesso utilizzati per bombardare civili palestinesi, compresi bambini, nel tentativo di costringerli ad abbandonare le loro case o impedire loro di tornare nelle zone evacuate.
I droni utilizzati sono EVO, prodotti dalla società cinese Autel, destinati principalmente alla fotografia e che costano circa 10.000 NIS (circa 3.000 dollari) su Amazon ( società che ritroveremo anche in altre attività). Con un accessorio militare noto come “palla di ferro” (fire ball), è possibile fissare una granata a mano al drone e lanciarla con la semplice pressione di un pulsante per farla esplodere al suolo. Oggi, la maggior parte delle compagnie militari israeliane a Gaza utilizza questi droni.
Quindi un drone nato per uso civile diventa “arma”. Due mondi che spesso distinguiamo e che definiamo lontani sono vicinissimi e spesso si sovrappongono.
+972 (+972)
I droni cinesi si acquistano su Amazon e il rapporto della società di Jeff Bezos con Israele è molto stretto e datato. Soprattutto per quanto riguarda i servizi di Amazon Web Services (AWS) utilizzati in Israele, in particolare nell’ambito del Progetto Nimbus, un contratto da 1,2 miliardi di dollari siglato nel 2021 tra AWS, Google Cloud e il governo israeliano per fornire servizi cloud a enti governativi.
Il progetto è stata un’iniziativa del governo israeliano per modernizzare l’infrastruttura tecnologica, trasferendo dati e servizi su cloud pubblici gestiti da AWS e Google. Annunciato nel 2018 e operativo da maggio 2021, il progetto include la costruzione di data center in Israele (completati nel 2022 e 2023) per supportare carichi di lavoro governativi e militari, con servizi di cloud computing, intelligenza artificiale (AI) e machine learning.
Secondo un’indagine di +972 Magazine nell’agosto 2024, l’esercito israeliano utilizza i servizi AWS per archiviare e analizzare dati raccolti tramite sorveglianza di massa sulla popolazione di Gaza. Il colonnello Racheli Dembinsky, durante una conferenza a Rishon Lezion nel luglio 2024, ha confermato che l’esercito si affida a AWS per la sua capacità di “archiviazione infinita”, consentendo la gestione di informazioni su “quasi tutti” i residenti di Gaza.
La “mappatura di Gaza” si riferisce a due contesti principali: la raccolta di dati geospaziali per operazioni militari o alla sorveglianza digitale della popolazione. AWS non mappa direttamente Gaza, ma i suoi servizi cloud supportano le operazioni dell’esercito israeliano, che includono la raccolta e analisi di dati di intelligence
Mappa della Striscia di Gaza (@ForensicArchitecture)
Fonti di +972 Magazine riportano che AWS ospita dati di intelligence, inclusi file audio, video e informazioni personali raccolti su larga scala a Gaza. Questi dati vengono utilizzati per identificare obiettivi militari, ma l’indagine solleva preoccupazioni sull’inclusione di civili, con possibili violazioni dei diritti umani.
L’esercito israeliano, inoltre, impiega sistemi basati su AI per generare obiettivi a Gaza, supportati da servizi cloud come quelli di AWS. Un’inchiesta di +972 Magazine (citata anche dal sito glistatigenerali.com) evidenzia che tali sistemi possono colpire obiettivi non militari, causando morti civili, con piena consapevolezza delle autorità israeliane.
AWS offre servizi come Amazon Location Service e strumenti di analisi geospaziale che potrebbero essere utilizzati per elaborare dati da droni, satelliti o sensori per creare mappe dettagliate di Gaza. Sebbene non ci siano prove dirette che AWS sia usato specificamente per mappature geospaziali, la sua infrastruttura supporta applicazioni di questo tipo, come confermato dalla sua capacità di gestire grandi volumi di dati in tempo reale.
Queste mappature geospaziali nascono e sono state sperimentate civilmente in molti centri di distribuzione Amazon, dove i carrelli che muovono i prodotti si posizionano sui QR code che identificano le aree di destinazione. Anche qui dall’uso civile all’uso bellico.
L’esercito israeliano lancia volantini nella città meridionale di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, il 1° dicembre, definendola una “zona di combattimento” (@CNN)
Oltre 500 dipendenti di Amazon e Google hanno firmato petizioni contro il Progetto Nimbus, denunciando che i servizi cloud facilitano la sorveglianza illegale dei palestinesi e l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania. La campagna No Tech for Apartheid ha organizzato proteste e raccolto migliaia di firme, chiedendo la rescissione del contratto.
L’uso di dati personali raccolti a Gaza senza consenso viola potenzialmente il diritto internazionale.
AWS Amazon ha difeso la sua partecipazione al progetto sottolineando che i contratti rispettano le leggi internazionali e che i dati dei clienti sono protetti da rigorosi protocolli di sicurezza. AWS non ha commentato direttamente l’uso dei suoi servizi per la sorveglianza di Gaza, ma ha evidenziato che i clienti (in questo caso, il governo israeliano) sono responsabili dell’uso delle piattaforme.
Tuttavia, le rivelazioni di +972 Magazine contraddicono le affermazioni iniziali secondo cui solo dati non riservati sarebbero stati caricati sul cloud pubblico, indicando che informazioni di intelligence sensibili sono ospitate su server AWS.
Le informazioni sul ruolo esatto di AWS nella mappatura o sorveglianza di Gaza sono limitate, poiché i dettagli del Progetto Nimbus sono classificati. Le poche indagini giornalistiche, come quelle di +972 Magazine, si basano su fonti anonime e conferme parziali, rendendo difficile una valutazione completa.
Ma il rapporto della Relatrice dell’ONU, Francesca Albanese, che riporta, fonti, dati,nomi come quelli delle 40 aziende coinvolte tra cui troviamo IBM, Microsoft,Alphabet Inc di Google e Amazon e poi per gli armamenti Leonardo e Lockheed Martin, rende quanto descritto molto più reale.
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