L’Istat ha recentemente pubblicato l’ottava edizione del Rapporto sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, con cui fornisce un aggiornamento dell’avanzamento dell’Italia rispetto ai 17 Goal (SDGs) dell’Agenda 2030. Il Rapporto, redatto con la collaborazione di numerosi enti del Sistema statistico nazionale (Sistan) e soggetti esterni, è composto di una panoramica nazionale, analisi territoriali, approfondimenti per ogni Goal e un confronto con gli altri paesi Ue27.
“A distanza di dieci anni dal varo dell’Agenda 2030 e di cinque dalla scadenza temporale individuata per la sua realizzazione”, si legge, “i progressi verso gli SDGs, pur rilevanti in molti casi, non risultano nel complesso dei Paesi avanzati e in via di sviluppo all’altezza delle aspettative”. Attraverso 320 misure statistiche collegate a 148 indicatori dell’Un-Iaeg-SDGs (Gruppo inter-agenzie ed esperti sugli indicatori degli Obiettivi di sviluppo sostenibile), il Rapporto sottolinea la necessità di velocizzare i progressi e che le disuguaglianze (territoriali e tematiche), se non contrastate, rischiano di compromettere il pieno raggiungimento degli Obiettivi in Italia.
Tendenze nazionali: rallentamenti su ambiente, parità di genere e giustizia
Le analisi mostrano che, nonostante oltre il 50% delle misure statistiche risulti in miglioramento nell’ultimo anno, oltre il 20% è caratterizzato da stagnazione e più di una su quattro è peggiorata nel breve periodo, con oltre il 15% anche nel lungo periodo. Le criticità più evidenti emergono:
- nel Goal 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide), per il quale il numero di misure in miglioramento è di tre su undici. In particolare, la situazione non migliora per quanto riguarda la percezione di sicurezza di notte per strada, l’affollamento delle carceri e le minacce contro i giornalisti;
- nel Goal 5 (Parità di genere), dove migliorano gli indicatori relativi all’offerta di servizi a supporto e protezione delle donne vittime di violenza e il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne con figli e di quello delle donne senza figli. Ma, dall’altro lato, si registra un aumento delle segnalazioni al numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking.
Il Goal 6 (Acqua pulita) e Goal 15 (Vita sulla terra), invece, registrano una sostanziale stabilità. Migliori risultati si osservano per i Goal 17 (Partnership), 8 (Lavoro e crescita economica) e 7 (Energia pulita), dove oltre tre quarti delle misure migliorano. Per il Goal 17 ad esempio, tutte le misure registrano una variazione positiva, ad eccezione però dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) ai Paesi meno avanzati che mostra invece un peggioramento.
Nel confronto decennale, 14 Goal su 17 vedono almeno la metà delle misure in progresso. Tuttavia, anche su questo orizzonte, i Goal 15 e 6 restano caratterizzati da inerzia o peggioramento, così come il Goal 4 (Istruzione), che presenta oltre il 40% di misure in peggioramento.
Le disparità territoriali: Mezzogiorno in difficoltà, ma con alcune eccellenze ambientali
Il Rapporto evidenzia poi ampie disuguaglianze territoriali. Il Nord Italia mostra miglioramenti superiori alla media nazionale nel 51,2% delle misure, il Centro nel 48,4%, mentre il Mezzogiorno si colloca al di sotto della media nel 52,2% delle misure. I Goal più critici per le regioni meridionali sono l’8 (Lavoro), il 10 (Disuguaglianze), l’1 (Povertà) e il 4 (Istruzione).
A livello regionale, Valle d’Aosta, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia si distinguono per la quota più alta di misure in posizione favorevole, mentre Liguria e Lazio registrano gli andamenti peggiori, in particolare per parità di genere, giustizia e resilienza climatica. Nel Mezzogiorno, Abruzzo, Molise e Basilicata mostrano dati incoraggianti sui Goal ambientali (13, 14 e 15), mentre Campania e Sicilia faticano soprattutto su povertà, istruzione e lavoro. Queste zone, infatti, sono caratterizzate da deprivazione materiale e bassa intensità di lavoro ed è ancora elevata la quota di giovani che abbandonano il sistema di istruzione e formazione.
Confronto europeo: l’Italia in ritardo su economia e istituzioni
Nel confronto con l’Ue27, il nostro Paese mostra segnali misti. “L’Italia nel corso degli anni è riuscita a realizzare nell’area Persone (es. speranza di vita in buona salute, equità di accesso alle cure, rappresentanza femminile) miglioramenti tali da ottenere la prima posizione in graduatoria per cinque indicatori”. Risultati positivi si registrano anche nell’area Pianeta (es. riduzione dei rifiuti, economia circolare, emissioni di gas serra), ma persistono ritardi per la maggior parte degli indicatori economici dell’area Prosperità (Pil, innovazione, disuguaglianze) e nell’area Pace e partnership (accesso a Internet veloce, aiuti pubblici allo sviluppo).
Il Rapporto offre anche un confronto con le altre principali economie europee che, insieme all’Italia, influenzano maggiormente la confluenza dell’Ue27 verso gli Obiettivi dell’Agenda. Nell’area Persone, i migliori risultati vengono raggiunti dalla Francia e dall’Italia; la Spagna eccelle nell’area Pianeta (sei prime posizioni su undici), mentre la Germania si distingue nell’area Prosperità (dieci prime posizioni su quindici). Il nostro Paese, pur registrando progressi per alcuni indicatori chiave, resta strutturalmente fragile soprattutto negli ambiti socio-economici dell’area Prosperità.
di Sofia Petrarca
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